Genova si mobilita! Porti chiusi alle armi!


il Manifesto


Stamattina il presidio di Cgil e associazioni sotto la prefettura. I camalli preparano la protesta al molo: basta cargo per le guerre. Il Calp aveva chiesto lo sciopero per fermare la città: «I varchi presidiati non ci fermeranno»


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Pacifists during the protest against the Saudi cargo ship Bahri Yanbu docked in the port of Genoa on 20 May 2019.The cargo ship flying the flag of Saudi Arabia loaded with weapons Bahri Yambu is docked this morning around 6 am at the GMT terminal of the port of Genoa.
ANSA/LUCA ZENNARO

Stamattina il presidio in prefettura, martedì quello al porto. Nuova mobilitazione a Genova contro le «navi di guerra». Un’altra Bahri – acronimo tradotto di compagnia navale nazionale dell’Arabia saudita – Yanbu che potrebbe trasportare armi per la guerra in Yemen.

A maggio scorso i camalli avevano vinto la loro «guerra alla guerra»: la nave cargo saudita era ripartita senza caricare i generatori elettrici che sarebbero serviti per la guerra in Yemen.

SEGUENDO LA MOBILITAZIONE internazionale di molti porti europei – la tedesca Bremerhaven e la belga Anversa, Tilbury in Inghilterra e Cherbourg in Francia – i camalli, i sindacati e molte associazioni questa mattina alle 10,30 si ritroveranno sotto la prefettura e poi alle 11 incontreranno il prefetto Carmen Perrotta per chiedere un’attenzione maggiore e maggiori controlli rispetto al transito di queste navi nel porto di Genova consegnandogli un documento che punta ad evitare nuovi casi di questo genere, ricordando come il Parlamento a giugno ha approvato un dispositivo specifico contro il traffico d’armi in Yemen.
In prima fila come sempre il Collettivo autonomo lavoratori del porto (Calp) che nei giorni scorsi aveva chiesto «uno sciopero cittadino» nel giorno dell’attracco della Bahri. La mediazione della Camera del lavoro ha portato al presidio di questa mattina a cui parteciperanno Arci, Anpi, Acli, comunità San Benedetto. Gli stessi che avevano già tenuto un presidio contro la guerra il 25 gennaio.

«MARTEDÌ, SEMPRE CHE LA NAVE non ritardi, terremo il presidio in porto – spiega Richi del Calp – anche se rispetto a maggio non riusciremo a far entrare le associazioni perché da quella volta quando ci sono navi pericolose i varchi sono pesantemente presidiati. Ma bastiamo noi portuali a manifestare e a controllare la nave». Il luogo prescelto è ponte Etiopia con l’adesione del coordinamento delle sinistre di opposizione di Genova (Partito Comunista dei Lavoratori, Sinistra Anticapitalista, Resistenze Internazionali, Rifondazione Comunista).

Ieri sera il Calp ha tenuto una assemblea pubblica alla biblioteca Bruschi-Sartori di Sestri Ponente per preparare il presidio.

«MOLTI NOSTRI ISCRITTI fanno parte del Collettivo e parteciperanno al presidio – spiega il segretario della Filt Cgil Enrico Poggi – . Noi questa volta siamo riusciti a mobilitare anche la Uil trasporti e continueremo a chiedere di non far attraccare a Genova navi che poi andranno in scenari di guerra con emergenze umanitarie come in Yemen e altri 31 conflitti nel mondo».
Il traffico navale di guerra a Genova non si è mai fermato. E non riguarda solo le navi saudite e la guerra in Yemen. Ad inizio febbraio era stata la volta della Bana, motonave cargo battente bandiera libanese che fa parte di un traffico d’armi illegale tra Turchia e Libia.

Entrata nel porto di Genova per un’avaria, dopo qualche giorno il terzo ufficiale di coperta ha mostrato alle autorità italiane un filmato, girato apparentemente proprio nella pancia della portacontainer, dove si vedono vari mezzi militari, tra cui carri armati. Mentre sulla carta l’armatore ha dichiarato di trasportare solo auto.

IL 18 GENNAIO INVECE è passata per Genova la Bahri Hofuf, con a bordo elicotteri da guerra, che, prima di dirigersi verso le sue tappe saudite e degli Emirati, aveva fatto uno scalo imprevisto a Iskenderun, nel sud della Turchia, a cento chilometri dal confine siriano.

Alla giornata parteciperà anche Amnesty international come spiega la responsabile per la Liguria Francesca Bisiani: «Sosteniamo questa lotta perché siamo convinti che nessun lavoratore debba essere costretto a violare i diritti umani. La guerra in Yemen è uno dei peggiori conflitti al mondo con migliaia civili uccisi e continue e gravissime violazioni dei diritti umani. Per questo Amnesty si è mobilitata in tutti i porti dove attraccano le Bahri e per questo saremo presenti anche a Genova quando la nave arriverà».

Massimo Franchi

14 febbraio 2020

Il Manifesto

 

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