Carola è libera! Per il gip “salvava persone”
La Stampa
Il gip smonta le accuse, non reggono i reati contestati. Ira di Salvini. Il prefetto firma la sua espulsione ma la procura frena sul provvedimento.
Carola Rackete è libera. Non ha violato leggi, non ha commesso abusi. La notte del blitz nel porto di Lampedusa non doveva essere fermata. Ci vuole una giornata intera di riflessioni per il giudice Alessandra Vella, ma in serata la decisione arriva. È un’ordinanza che smonta completamente l’ipotesi della procura, la ribalta, la cancella.
Carola è libera e può andare, da subito, dove vuole. Il decreto sicurezza bis, ha sentenziato il gip, non può essere applicato nelle situazioni di salvataggio. E questa lo era. Non c’è stato il reato di resistenza e violenza a nave da guerra: la motovedetta delle Fiamme Gialle non lo è. C’è stata, sì, una resistenza a pubblico ufficiale, per non aver rispettato tre volte l’alt della Finanza, ma è giustificata «dall’adempimento di un dovere: salvare vite umane in mare». Ancora, sostiene il giudice, la scelta del porto di Lampedusa non è stata strumentale ma obbligata: non è possibile ritenere i porti della Libia e della Tunisia scali sicuri.
Dopo la tensione per l’interrogatorio dell’altro pomeriggio, per Carola Rackete è stata un’altra giornata di tensione. Interminabile, in questo palazzone alla periferia di Agrigento dove il tempo scorre in altre lunghissime ore agli arresti domiciliari. C’è chi ipotizza che, ora che è libera, voglia partecipare alla messa del Papa per i migranti e i loro salvatori, la cerimonia che si svolgerà il prossimo 8 luglio. Ma il team di Sea Watch fa muro: «Non risulta e comunque è tutto troppo prematuro, ora ha solo bisogno di un po’ di tranquillità». Poi l’esultanza esplode su Twitter: «La nostra Carola è libera. Non c’era motivo di arrestarla, ha solo fatto una campagna per i diritti umani nel Mediterraneo e assunto responsabilità dove nessun governo europeo lo ha fatto».
Non passano pochi secondi e il primo commento è quello di Matteo Salvini, che annuncia: siamo pronti per espellerla. Attacca il ministro dell’Interno: «Sentenza politica e vergognosa, fa male all’Italia. Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera». Incalza: «Per la comandante criminale è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese, è pericolosa per la sicurezza nazionale. Tornerà nella sua Germania, dove non sarebbero così tolleranti con una italiana che dovesse attentare alla vita di poliziotti tedeschi».
Tutto avviene in tempi concitati. Il prefetto di Agrigento nella tarda serata di ieri ha firmato il provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale: accompagnamento alla frontiera. Ma anche questo decreto deve essere però convalidato dall’autorità giudiziaria e i pm frenano e chiedono al tribunale di rallentare.
La procura sostiene che c’è un’altra indagine aperta, quella per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Carola Rackete dev’essere interrogata, perché è indagata e il suo racconto su quello che è accaduto il giorno del salvataggio nella zona di soccorso della Libia è fondamentale. C’è già una data fissata: il 9 luglio. Così anche la prefettura tira il freno: aspetteremo a eseguirlo. Il procuratore Luigi Patronaggio fa emergere qualche perplessità: «È difficile muoversi in una materia che sconta tensioni politiche in cui qualsiasi decisione uno prenda ha sempre paura di sbagliare».
E la politica riprende lo scontro. Di Maio si schiera con Salvini: «Sorprende la scarcerazione. Ribadisco la mia vicinanza alla Finanza in questo caso. Ad ogni modo il tema è la confisca immediata della imbarcazione». Il presidente della Camera Roberto Fico invita alla calma: «Le decisioni della magistratura vanno sempre rispettate, sia quando piacciono sia quando non piacciono: è il senso della divisione e dell’indipendenza dei poteri dello Stato». Il Pd scende in campo con il suo vicesegretario Andrea Orlando: «L’arresto non è stato convalidato dal gip di Agrigento. L’ordinanza dice cose molto diverse da quello che va sostenendo il ministro dell’Interno Salvini. L’ennesima dimostrazione del caso migranti creato ad arte da Salvini per distrarre gli italiani».
2 luglio 2019
La Stampa