Affogati nel Rio Bravo, Trump sotto accusa


amelia rossi


Padre e figlia salvadoregni tentavano di raggiungere gli Usa. «La colpa è del presidente». Per le minacce Usa sull’export il Messico ha schierato 15mila soldati anti-migranti


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Travolti dalla corrente profonda del Rio Bravo, i corpi uniti dalla maglietta nera usata come un marsupio e il braccino della bambina che spunta fuori all’altezza del collo del padre a cui evidentemente era aggrappata, il pannolino che si intravede sotto le braghette rosse.

La foto del giovane padre salvadoregno – Oscar Martinez di 25 anni e della figlia di due anni – Angie Valeria – ritrovati senza vita lunedì sul greto del fiume che separa Messico e Stati Uniti ha fatto il giro del mondo e sta provocando forti reazioni di sgomento e indignazione soprattutto negli Stati Uniti.

Quei due corpi uniti sono presi a simbolo di ciò che sta avvenendo al confine con il Texas, un po’ come il piccolo Alan Kurdi riverso su una spiaggia turca diventò l’emblema di ciò che l’Europa non voleva vedere, le tante tragedie sulla rotta balcanica, nell’estate di quattro anni fa.

Al di là dell’«immensa tristezza» espressa da papa Francesco e delle parole con cui Filippo Grandi, Alto rappresentate dell’Unhcr, ha ricordato il diritto delle persone a migrare alla ricerca di sicurezza e dignità, la tragedia è stata attribuita direttamente al presidente Usa. «Trump è responsabile di questo», ha scritto su Twitter postando la foto il candidato democratico alla Casa Bianca Beto O’Rourke. E non per retorica.

La sorella di Oscar, Wendy, intervistata dal sito Salvador.com nella pueblo di Altavista, frazione della cittadina di San Martin, ha spiegato che lui e la moglie Tania erano partiti «alla ricerca del sogno americano, di un futuro migliore per la bambina» ad aprile, ma si erano decisi ad attraversare il fiume domenica all’imbrunire solo perché «erano impauriti da Trump, da come stavano peggiorando le cose per i migranti».

Non ce la facevano più ad aspettare una vita migliore nell’ostello dove erano ospitati a Tapachula, nello Stato messicano del Chiapas, il luogo dove sono state fermate le carovane dei migranti e da dove la coppia salvadoregna era partita una settimana fa per avvicinarsi alla frontiera statunitense, a Matamoros.

Domenica sera a Wendy è arrivata la telefonata del fratello che gli comunicava come avessero deciso di passare a nuoto il Rio Bravo, o Rio Grande, a seconda della riva da dove lo si guarda. Quella sera Oscar si è caricato in spalla la figlia e – a quanto pare da una prima ricostruzione dei fatti – facendosi forza della presenza di un amico, si era tuffato per traghettarla sul lato nordamericano del fiume e poi tornare a prendere la madre. Ma la corrente lo ha vinto o un mulinello lo ha portato a fondo.

Tre ore dopo alla nonna di Anguie, Rosa Ramirez in Salvador è arrivata la chiamata di Tania, la moglie 21enne di Oscar, che urlava disperata. Aveva visto sotto i suoi occhi il marito e la figlia trascinati via dalla corrente. Le autorità messicane, allertate, hanno interrotto le ricerche per l’oscurità e al mattino il fiume ha restituito i cadaveri a due chilometri dal punto in cui i due si erano immersi.

Oscar -è quanto emerge dai giornali salvadoregni – lavorava come pizzaiolo e la moglie fino a che non era nata la bambina lavorava come cassiera in un ristorante cinese. I giovani coniugi però credevano di avere diritto a crescere la loro Angie nella land of opportunity.

In Messico lunedì, giorno della foto, il ministro della Difesa Luis Crescencio Sandoval ha invece confermato lo schieramento di 15 mila soldati lungo i confini, come concordato con presidente Trump ai primi del mese, pena l’introduzione di forti dazi d’importazione per i prodotti messicani. E anche se Sandoval ha chiarito che «migrare non è un crimine, solo un illecito amministrativo», il governo Obrador ha dovuto modificare la legislazione per poter fermare i migranti. E Oscar non si sentiva più al sicuro.

27 giugno 2019

Il manifesto

Ester Nemo

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