Giovani in fuga dall’Italia


L’Osservatore Romano


I giovani all’estero raccontati nell’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes.


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Nel corso degli ultimi dodici anni il numero di italiani residenti all’estero è aumentato del 64 per cento.

Un dato eloquente registrato nell’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes, presentato ieri alla Camera dei deputati con il titolo «Rim Junior 2018-2019. Le migrazioni italiane nel mondo raccontate ai ragazzi».

«Un volume dedicato quest’anno alle città e ai luoghi dell’emigrazione degli italiani», afferma la nota di presentazione dell’ultima analisi svolta dall’organismo della Cei, in cui si denuncia che dai 3,1 milioni del 2006, gli italiani immigrati all’estero hanno raggiunto quota 5,1 milioni.

Soltanto nell’ultimo anno il numero di connazionali che sono andati all’estero, «rispondendo all’obbligo di legge che chiede a un italiano» di trascorrere più di 12 mesi di residenza fuori dall’Italia, iscrivendosi all’Anagrafe degli Italiani residenti all’estero, sono stati «oltre centomila», un più 36 per cento negli ultimi cinque anni.

I dati rivelano inoltre una crescente partenza di nuclei familiari, all’interno dei quali il 19,2 per cento (del numero totale) sono minori. «La mobilità studentesca è una vera e propria forma di migrazione» e infatti, dal 2006 al 2016, il numero degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che hanno svolto studi all’estero è cresciuto del 111 per cento.

Nel rapporto non manca infine il dato amaro riguardante la cosiddetta “fuga di cervelli”.

Quasi 48 mila persone hanno tra i 18 e i 34 anni, «giovani cioè in età lavorativa, i soggetti cosiddetti attivi che mettono a disposizione la loro formazione e la loro creatività al servizio di altre realtà geografiche».

«Tra questi — spiega il rapporto — troviamo chi, altamente preparato e professionalizzato, va all’estero e trova lavori all’altezza della sua preparazione» e chi, nonostante i numerosi titoli di studio, «trova occupazioni meno qualificate». «I dati più recenti sono sorprendenti — continua — le crescite più importanti si notano dai cinquant’anni in su».

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