Sgombero del C.A.R.A. di Castelnuovo, “restiamo umani”
La redazione
Chiude il Cara di Castelnuovo, oggi altri trasferimenti. Rossella Muroni tenta di bloccare il bus dei migranti tra gli applausi della gente
«Stiamo parlando di persone e non di animali. Persone che hanno il diritto di sapere dove vanno e madri che devono sapere se stasera potranno dare da mangiare ai propri figli. Il piano è già stato scritto e l’obiettivo è di svuotare il centro. Non metto in discussione l’atto ma il metodo». Rossella Muroni, deputata di Leu (Liberi e Uguali), ha bloccato questa mattina, fra gli applausi della folla presente, l’uscita del pullman con i migranti che stava lasciando il C.a.r.a, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, pubblicando sul suo profilo Twitter una foto che la ritrae davanti al mezzo appena fuori dal cancello con la scritta: «Restiamo umani per favore».
Un gesto che è servito a dare ancora più risalto al contrastato sgombero del secondo centro per rifugiati più grande d’Italia, in via di chiusura, ufficialmente per lo scadere al 31 gennaio dell’appalto gestito dalla cooperativa Auxilium, ma che risente di certo degli effetti del decreto sicurezza. Già ieri un bus, diretto in Basilicata, aveva prelevato una trentina di immigrati dei 300 che verranno smistati nei prossimi giorni nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) di altre regioni. Per gli altri titolari di protezione umanitaria, che hanno perso il diritto alla prima accoglienza per effetto del decreto Salvini, dovranno trovarsi da soli una sistemazione alternativa, rischiando di ritrovarsi in strada.
Si alzano le voci per dire no a quella che viene ormai definita “deportazione di massa”: il sindaco del posto Riccardo Travaglini parla di «smantellamento in sole 24 ore di un modello d’integrazione riuscito, mandando via bambini che frequentavano fino a ieri la scuola e migranti che avevano intrapreso un percorso e che hanno ancora aperte cause per il riconoscimento del loro status». Anche il parroco di Santa Lucia padre Josè Manuel Torres, non riesce a trattenersi: «Non trattateli come bestie» chiede con forza.
Solo il ministro Salvini tira dritto, in questa brutta pagina di attualità: «Mi ero impegnato a chiudere le megastrutture che raccolgono sprechi, reati, truffe e lo stiamo facendo. Tutti gli aventi diritto saranno ricollocati entro il 31 gennaio e non perderanno alcunché: non vedo quindi dov’è il problema. Se sei qua in asilo politico non puoi pretendere di andare a Cortina» ha ripetuto, ribadendo: «Chi ha diritto all’accoglienza l’avrà, chi ha una protezione avrà garantiti tutti i diritti, chi viene riconosciuto in Italia senza diritto di starci ovviamente, invece, non avrà più diritto all’alloggio pagato in albergo».
A nulla è servita nemmeno la marcia silenziosa di un centinaio di persone del piccolo centro in provincia di Roma per protestare contro le modalità di chiusura e poco ha prodotto il cartello esposto dai manifestanti con scritto: “Gesù era un rifugiato, siamo tutti rifugiati”. Nessuna pietà per il Centro, attivo da oltre dieci anni e che si è distinto per i progetti di integrazione portati avanti con successo, nulla da fare: ieri, i primi trasferimenti in centri della Basilicata e della Campania per alcuni, mentre per altri, prese le loro poche cose hanno lasciato la struttura da soli, oggi gli altri.
Ed è solo l’inizio, perché per il Viminale fa sapere che «procedendo progressivamente» svuoterà il Mineo, in provincia di Catania e i Centri di Bologna, Crotone, Bari e Borgo Mezzanone, strutture dove sono ospitate circa 6.000 persone, stranieri che dovranno essere redistribuiti, lasciando quelli con la protezione umanitaria senza alcun posto dove andare, vista la modifica nel decreto sicurezza delle regole per l’assistenza e l’accoglienza dei migranti.
Vanity Fair
23 gennaio 2019
SIMONA SIRIANNI