Libia, via al vertice di Palermo


amelia rossi


L’Italia prova a sciogliere il rebus libico. Presente l’«uomo forte» della Cirenaica che incontra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un faccia a faccia. Alla conferenza anche il premier russo Medvedev


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Haftar&Conte

Alla fine tutto come previsto: Khalifa Haftar è atterrato ieri sera nel capoluogo siciliano, dove si svolge la Conferenza internazionale sulla Libia. L’uomo forte della Cirenaica ha volato direttamente da Bengasi arrivando in concomitanza della cena ufficiale a Villa Igiea, che ha segnato l’inizio dei colloqui di sostanza con i rappresentanti delle varie delegazioni. Haftar non ha partecipato alla cena, ma si è intrattenuto a colloquio con il premier Giuseppe Conte dopo le 23 per circa un’ora. «Un faccia a faccia amichevole. Conte ha citato le parole di Nelson Mandel per cui i compromesso per il bene del popolo è l’arte della leadership e si fa con gli avversari. Haftar è sembrato dargli ragione», dicono nell’entourage italiano. «Conte è un amico. Mi fido», avrebbe rilanciato il leader libico.

Occorre adesso vedere come l’Italia bilancerà i rapporti con il premier del governo di Tripoli Fayez Sarraj.

Comunque una buona partenza dopo i timori delle ultime ore che Haftar potesse boicottare gli incontri, ben consapevole che la sua assenza avrebbe significato un grave fallimento per la Conferenza e i suoi promotori. Invece è arrivato addirittura prima di quanto ipotizzato. Un importante successo dunque per il nuovo governo e la diplomazia italiani che riescono a mettere assieme i maggiori attori locali oltre alle 38 delegazioni arrivate da 30 Paesi, 10 rappresentate da capi di Stato e 20 da ministri e viceministri. Conte durante la cena ha detto: «Il percorso verso la stabilità è complesso e non prevede scorciatoie ma le presenze a questa conferenza sono un segnale importante».

A Palermo è arrivato anche Abdel Fattah al Sisi, che fonti altolocate sia a Bengasi che a Tripoli indicano come il leader che più di ogni altro ha spinto in questo senso. «Il presidente egiziano è il più rilevante alleato militare e politico di Haftar. È stato lui a convincerlo a venire a Palermo», rivelano al «Corriere». Un ruolo simile hanno giocato i russi, che negli ultimi tempi mostrano un crescente attivismo a favore del rais della Cirenaica. La delegazione russa si rivela tra quelle di più alto livello: è guidata dal premier Dmitri Medvedev accompagnato dal viceministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, il diplomatico russo più esperto di Medio Oriente. Pare cementarsi così una nuova entente cordiale tra Roma, Mosca e Il Cairo.

Tuttavia, le resistenze opposte da Haftar sono rivelatrici dei gravi problemi sul tavolo in Libia e condensano le tensioni che lacerano il Medio Oriente sette anni dopo le «primavere arabe».

Da una parte i dittatori vecchio stile legati al tradizionale panarabismo relativamente laico nato dalla decolonizzazione. Dall’altra i Fratelli Musulmani e il fronte islamico. Haftar ancora ieri sera ripeteva di volere una conferenza «parallela» interessata a temi militari e si rifiutava di sedere allo stesso tavolo con il Qatar, la Turchia e gli esponenti di Tripoli legati ai gruppi islamici. In mattinata a Palermo, durante il gruppo di lavoro sulla sicurezza, i suoi rappresentanti si erano scontrati con quelli del premier libico Fayez al Sarraj accusandoli di essere «terroristi di Al Qaeda».

Il significato è evidente: Palermo è un passo davvero importante, ma la strada della pacificazione resta in salita.

Fonte: www.corriere.it

di Lorenzo Cremonesi, inviato a Palermo

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento