Libia: stato d’emergenza a Tripoli


La redazione


La Settima Brigata, ostile al governo, pronta sferrare un attacco per conquistare la capitale. Dichiarato lo stato di emergenza e chiesto l’aiuto della “Forza antiterrorismo” di Misurata. Centinaia di detenuti e migranti in fuga da un centro di detenzione. Resta aperta l’ambasciata italiana, “evacuati alcuni concittadini”. L’Onu avvia una mediazione


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epa06707113 Fayez al-Sarraj, Chariman of Libya's Presidential Council, visits the scene of a suicide attack at Libya's High National Election Commission (HNEC), Tripoli, Libya, 02 May 2018. According to reports, at least 12 people were killed and seven injured in an attack on the HNEC in Tripoli. The Islamic State (IS) claimed its responsibility for the attack.  EPA/STR

IL PRESIDENTE libico Fayez Serraj ieri notte ha deciso di chiedere aiuto a una potente milizia di Misurata per proteggere il suo governo dagli scontri che dal 27 agosto paralizzano Tripoli. Serraj e il suo vice Ahmed Maitig (esponente di Misurata) hanno valutato che fosse necessario chiedere al generale Mohammad al Zain, capo della “Forza Antiterrorismo”, di avvicinarsi a Tripoli. E da questa mattina 300 blindati e “tecniche” con armi pesanti si sono attestati in una caserma di Tajura, alla periferia occidentale della capitale, in attesa di capire come dovranno essere impiegate nello scontro innescato dalla “Settima Brigata” di Tarhuna. La sola notizia dell’arrivo di questa forza alle porte di Tripoli dovrebbe indurre i comandanti della Settima Brigata a negoziare i prossimi passi che intendono compiere.

Per Serraj chiedere l’intervento della “Forza Antiterrorismo” significa riportare le milizie di Misurata dentro Tripoli. Ma d’altronde le brigate di Tripoli da cui il presidente si era fatto difendere e che avevano gestito l’ordine pubblico a Tripoli ormai sono nel mirino di tutte le altre città di Libia perché accusate di estorcere milioni di dollari al governo libico che dicono di voler proteggere.

La mediazione dell’Onu. Una evoluzione positiva potrebbe venire dall’iniziativa dell’Onu a Tripoli. La missione Unsmil ha chiesto alle milizie di inviare rappresentanti a un incontro convocato per domani, martedì, alle 12. L’Unsmil scrive che “sulla base delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza e dell’offerta del Segretario generale delle Nazioni Unite di mediare tra le varie parti libiche” si invita a “tenere un dialogo urgente sull’attuale situazione della sicurezza a Tripoli”.

Gli italiani. Fonti della Difesa assicurano che i militari italiani nel Paese stanno bene e in sicurezza e che nessun problema è riscontrato all’ospedale da campo a Misurata, mentre la ministra Elisabetta Trenta segue costantemente l’evolversi dei fatti anche in seguito al colpo di mortaio che ha raggiunto un albergo vicino all’ambasciata. In un tweet, l’ambasciata italiana a Tripoli ha smentito il sito “Al Mutawasset”, che aveva dato la notizia della chiusura della rappresentanza diplomatica. “L’ambasciata d’Italia in Libia rimane aperta. Continuiamo a stare al fianco dell’amato popolo libico in questa difficile congiuntura”, si legge nel messaggio. Domenica pomeriggio una nave dell’Eni ha evacuato alcuni tecnici impiegati nei terminali e pozzi legati al complesso di Mellitah e alcuni militari a fine turno assieme a dipendenti dell’ambasciata: una misura puramente precauzionale, considerando che l’unico aeroporto di Tripoli rimane chiuso.

L’evasione. Circa 400 tra detenuti e migranti sono evasi dopo una rivolta nel centro di detenzione di Ain Zara, in un sobborgo meridionale della capitale libica. Il governo di Fayez al Serraj ha annunciato la formazione di un comitato di crisi per gestire il nuovo stato di emergenza e ha avvertito le parti in conflitto che dovranno affrontare le conseguenze se cercano di cogliere l’opportunità per perseguire loro propri obiettivi.

La Settima Brigata Domenica mattina il colonnello Abdel Rahim Al-Kani, leader della Settima Brigata, milizia della cittadina di Tarhuna, a 60 chilometri a sud della capitale, aveva annunciato che le sue forze sono posizionate lungo la strada per l’aeroporto e stanno per sferrare un attacco al quartiere di Abu Salim, porta di accesso al centro storico. La brigata, scrivono i media locali, ha dichiarato Abu Salim zona militare e ha chiesto agli abitanti di lasciare le abitazioni, in preparazione di una “importante offensiva contro le milizie presenti nell’area”.

E’ scattata una corsa contro il tempo per arrivare a una mediazione che eviti una ulteriore escalation dopo la ripresa dei combattimenti che finora hanno causato una cinquantina di morti, tra cui una ventina di civili, e circa 200 feriti. Il capo del Consiglio libico degli anziani per la riconciliazione, Mohamed al-Mubshir, ha detto che è stato formato un comitato d’emergenza per negoziare con le parti in lotta.

La Settima Brigata si è resa autonoma dal Governo di accordo nazionale di Sarraj e ha attaccato le altre milizie armate, accusate di corruzione. A fronteggiarla sono una serie di brigate che formano unità speciali dei ministeri dell’Interno e della Difesa del governo di Sarraj: le Brigate Rivoluzionarie di Tripoli, la Forza speciale di Dissuasione (Rada), la Brigata Abu Selim e la Brigata Nawasi, che ricevono finanziamenti dall’Ue.

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