Il Sindaco di Riace fa sciopero fame


la Repubblica


Lo annuncio Mimmo Lucano. Nel paesino calabrese via al “Festival delle migrazioni”


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Quattro giorni di dibattiti, iniziative, spettacoli per protestare contro ogni forma di razzismo, fascismo, discriminazione e sfruttamento.

Quattro giorni per discutere di migrazioni e integrazione e affermare, con forza e convinzione, che diversità è ricchezza. Si presenta così il festival delle Migrazioni e delle Culture Locali, in programma dal 2 al 5 agosto a Riace, il paesino calabrese divenuto simbolo internazionale di un modello alternativo di accoglienza, anche grazie all’attivismo del suo sindaco, Mimmo Lucano, qualche anno fa inserito da Fortune fra i 50 uomini più influenti al mondo. Un appuntamento che per il piccolo paese calabrese salvato dall’abbandono dai migranti che lì sono stati accolti è occasione di riflessione condivisa e di protesta. Perché l’esperienza di Riace rischia di essere uccisa dalla mancanza di fondi.

Il sindaco Lucano vuole iniziare uno sciopero della fame in corrispondenza con l’avvio del festival. I tanti che gli stanno vicino e stanno contribuendo alla costruzione dell’iniziativa stanno facendo di tutto per dissuaderlo, ma lui è determinato. Dopo una serie di ispezioni e contro-ispezioni che hanno passato al setaccio i progetti di Riace, per poi stabilire che tutti i conti sono in ordine, la prefettura ha smesso di trasferire i fondi necessari a mandare avanti i progetti in corso. “Senza alcuna motivazione plausibile”, denuncia Lucano, che ha affidato ad un lungo post su facebook le ragioni della sua protesta.

“Riace è stata esclusa dal saldo Luglio-Dicembre 2017 (circa 650000 euro) e per il 2018 non è compresa tra gli enti beneficiari del finanziamento del primo semestre, nonostante tutte le attività siano state svolte e nessuna comunicazione si pervenuta della chiusura del progetto”. Soldi attesi dai fornitori, dal personale, dagli stessi rifugiati. E anche i fondi per i Cas (centri di accoglienza straordinaria) non arrivano da tempo. “Da Settembre 2016 il prefetto di Reggio Calabria con vari assurdi pretesti si è rifiutato e ancora si rifiuta di saldare il dovuto. Stiamo raggiungendo il punto di non ritorno”.

Se i fondi non dovessero arrivare, sottolinea il sindaco, 165 rifugiati, fra cui 50 bambini, “finirebbero per strada”, rimarrebbero senza lavoro 80 operatori e l’economia di un’intera zona, che grazie all’esperienza di integrazione è rinata, sarebbe totalmente compromessa. “Crollerebbe tutto sotto un cumulo di macerie” denuncia Lucano. E da “sindaco ribelle”, come lui stesso si definisce, lancia la sua protesta “contro ogni forma di razzismo, di fascismo, di discriminazione e di sfruttamento, per difendere le persone più deboli quelli che non contano (praticamente zero), categoria a cui sento con orgoglio di appartenere”
“Zero” lo aveva definito il ministro dell’Interno Matteo Salvini in un video che aveva provocato non poche polemiche, ma attorno a Lucano da tempo si è stretta una comunità ampia. Non si tratta solo di attivisti, ma fra chi sostiene Riace ci sono artisti, scrittori, attori, giornalisti, registi politici di partiti ed estrazione diversa. E in molti hanno voluto contribuire alla costruzione del festival, che quest’anno nella direzione artistica vede anche Peppino Mazzotta, il volto televisivo dell’ispettore Fazio nel commissario Montalbano.

Ci sarà il regista Andrea Segre, con il suo film “L’ordine delle cose”, e Sandro Joyeux, artista italo-francese che suona tra i migranti sfruttati nelle campagne italiane e nelle baraccopoli. E poi i tanti che hanno voluto animare i dibattiti in programma nei 4 giorni di festival, fra cui padre Alex Zanotelli, il sindacalista Aboubakhar Soumahoro, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, la sua omologa di Barcellona, Ada Colau, il magistrato Riccardo De Vito di Md, il comandante della Proactiva Open Arms, Riccardo Gatti. Ci saranno i corti che si sfideranno in concorso, spettacoli teatrali, presentazioni e reading di libri che parlano di sfruttamento delle campagne e della dittatura delle mafie. Un programma ricco per un festival che vuole raccontare Riace come laboratorio di un altro modello di governo possibile.

La Repubblica

2 agosto 2018

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