Mattarella: leggi razziste causarono sterminio dei rom
Avvenire
Il capo dello Stato, per gli 80 anni del manifesto della razza, ricorda che quello fu un limite di umanità che non deve mai più essere superato.
Le sue parole sono riferite ad una pagina brutta della nostra storia di 80 anni fa. Ma non è difficile leggerci un riferimento all’attualità, a ciò che sta accadendo a Roma con la questione dei rom. «Sperimentate con le misure attuate nelle colonie africane, le leggi razziste, nonostante le robuste radici della millenaria civiltà italiana, portarono alla feroce persecuzione degli ebrei, presupposto dell’Olocausto – sottolinea infatti il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione degli 80 anni del manifesto della razza – Allo stesso modo si accanì contro Rom e Sinti, e anche quelle mostruose discriminazioni sfociarono nello sterminio, il porrajmos, degli zingari». “Il “Manifesto della Razza” firmato da professori, medici, intellettuali, venne fatto proprio dal fascismo il 25 luglio del 1938, rimane «la più grave offesa recata dalla scienza e dalla cultura italiana alla causa dell’umanità».
L’aberrazione dell’affermazione della «supremazia di uomini su altri uomini considerati di razze inferiori, la volontà di dominio che esprimeva, la violenza, segregazione, pulizia etnica che portava con sé – scrive il presidente della Repubblica – avrebbero segnato nel profondo la storia del XX secolo e, con essa, la coscienza dei popoli». La finalità era dare al razzismo basi scientifiche, con un atto di servilismo verso il regime e il suo potere dittatoriale, con un capovolgimento dell’etica umana.
Il «veleno del razzismo» tuttavia continua a insinuarsi nelle fratture della società e in quelle tra i popoli. Crea barriere e allarga le divisioni, ricorda. «Compito di ogni civiltà è evitare che si rigeneri: le libertà, la pari dignità, il rispetto per l’altro, la cooperazione, l’integrazione e la coesione sociale sono le migliori garanzie di un domani di armonia e progresso», continua Mattarella. Ogni teoria di razza superiore – o di razza accompagnata da aggettivo diverso da umana – «non deve più avere cittadinanza», auspica il presidente della Repubblica, aggiungendo che ciò che è accaduto «rappresenta un monito perenne e segna un limite di disumanità che mai più dovrà essere varcato».
Avvenire
25 luglio 2018