Cinque progetti per il Libano all’insegna della pace e dei diritti umani
Elisabetta Norzi
Energia, acqua, rifiuti, educazione e giovani. Sono gli ambiti di intervento del programma di cooperazione avviato nel Sud del Libano dal Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani. Francesco Bicciato illustra i risultati della missione che si è appena conclusa.
Cinque progetti di cooperazione con il Libano, portati avanti dal Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace insieme agli enti libanesi, che riguardano l’ambiente, l’energia, l’acqua, i rifiuti, l’educazione e la scuola. Sono stati messi a punto – e sono già partiti nella loro prima fase operativa – dopo l’ultima missione in Libano alla quale ha partecipato, tra gli altri, Francesco Bicciato, assessore all'Ambiente e alla Cooperazione internazionale del Comune di Padova.
Bicciato, come nascono i progetti che avete messo a punto come Coordinamento degli enti locali?
I progetti nascono dalla collaborazione tra il Coordinamento degli enti locali per la pace, gli enti libanesi e l’Onu, nell’ambito del programma dell’Undp “Art Gold Libano”. E’ la prima volta che c’è un programma coordinato, ovvero che viene portato avanti con il coinvolgimento della società civile, libanese e italiana, e nell’idea di una società di pace e per i diritti umani. L’obiettivo dell’ultima missione – sono da poco tornato dal Libano – è stato passare da dichiarazioni di intenti a progetti concreti da mettere in campo, in particolare nel Sud del paese. Dall’Italia per ora sono coinvolti il Comune di Padova, la Provincia di Milano, il Comune di Riccione, il Comune e la Provincia di Ferrara, il Comune di Torino.
Quali sono gli ambiti di intervento?
Sono sostanzialmente due: l’ambiente (il che vuole dire energia, acqua, rifiuti), e il campo sociale (che comprende educazione, sostegno alle scuole e ai centri giovanili). Complessivamente, sono 90 gli enti del Coordinamento che vogliono fare cooperazione con il Libano; 40 hanno già deliberato e sono pronti a partire: gli apripista siamo noi, insieme a Ferrara, Torino, Milano, Riccione.
Come si articolano i progetti?
Abbiamo elaborato 5 progetti: il primo sull’energia, ovvero impianti fotovoltaici a Tyre per alimentare l’ospedale. Dopo la guerra, infatti, l’energia salta spesso a causa di seri danneggiamenti alla rete elettrica. A Bint Jubayl, invece, una zona con scarsità idrica, il progetto è quello di un sistema di pompaggio dal sottosuolo per l’acqua, sempre con energia fotovoltaica. Il Comune di Torino si occupa invece di un progetto che riguarda la creazione di centri di manutenzione e ammodernamento della rete idrica, formando personale libanese specializzato, a Nabatiyah e Bint Jubayl.
L’acqua, un problema cruciale anche in questa zona…
L’acqua è un problema cruciale anche qui ed è uno dei motivi del conflitto tra Israele e Libano: è proprio la gestione del sistema idrico a cerare lo scontro, gestione in cui vuole entrare anche Israele.
E gli altri progetti?
Il Comune e la Provincia di Ferrara stanno portando avanti un progetto di gestione e riciclaggio dei rifiuti nella zona di Marjiyun e Jubayl. Si tratta di un consorzio tra 8 piccoli comuni per la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti. Infine c’è un progetto di sostegno alle scuole e ai centri giovanili, per attività ludiche e sportive, nella zona di Tyre e Nabatiyah, coordinato dalla Provincia di Milano e dal Comune di Riccione, oltre a un programma di formazione sui diritti umani per gli insegnanti; una richiesta, questa, venuta dalle scuole libanesi coinvolte.
I finanziamenti da dove arrivano?
Abbiamo un pacchetto fondi di 600mila dollari dalle Nazioni Unite, ma ne arriveranno sicuramente altri dalla Cooperazione Italiana, e quindi dal ministero degli Esteri. Il nostro ruolo, infatti, è anche quello di fare da collante tra Onu e Cooperazione Italiana. Abbiamo un ottimo rapporto con le Ong, e abbiamo formulato un protocollo per un’intesa con loro in modo da lavorare come “sistema Italia”.
Quali sono i prossimi passi e i tempi di realizzazione dei diversi progetti?
Il 16 novembre abbiamo organizzato un incontro a Bologna con gli altri enti locali, in cui presenteremo i primi progetti, in modo da funzionare anche come “modello”, come base di partenza. Il programma è triennale, quindi i progetti vanno conclusi entro il 2009; alcuni, però, sono eseguibili da subito. Non solo, da gennaio avremo un focal point in Libano, con una persona del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace fissa là, in modo che possa esserci un legame continuo e diretto tra enti libanesi e italiani coinvolti nel programma.