Siria, 100 morti in un campo profughi a Deir Ezzor


Marta Serafini - Corriere della Sera


La strage compiuta con un’autobomba nella zona riconquistata da Damasco. L’opposizione: «I jihadisti controllano ancora il 40 per cento del territorio». L’allerta di Save the children: «175 mila bambini a rischio»


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Colpo di coda dell’Isis in Siria. Cacciati dalle loro principali roccaforti i seguaci del Califfo sono tornati a mietere vittime massacrando oltre 100 persone in un campo profughi sulla riva orientale dell’Eufrate, nell’area di Deir Ezzor da poco riconquistata dalle forze militari del governo siriano. La strage, avvenuta domenica sera, è stata compiuta con un’autobomba dai jihadisti asserragliati oramai in una zona desertica, ha detto un portavoce delle cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf), a predominanza curda, legate alla coalizione a guida Usa.

Da parte sua l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ha aggiunto che oltre alle decine di vittime si registrano 140 feriti. Nella mattanza hanno perso la vita anche alcuni combattenti delle forze Sdf. «L’attacco ha avuto luogo sulla strada che solitamente viene usata per trasportare cibo e beni di prima necessità», hanno precisato le forze di opposizione. La ricca provincia petrolifera di Deir Ezzor, al confine con l’Iraq, era caduta sotto il giogo dei jihadisti nel 2014. La campagna per la riconquista da parte del regime di Damasco è iniziata a settembre e solo venerdì scorso l’esercito siriano ha annunciato di averne ripreso il controllo. Ad aiutare le forze del presidente Bashar al-Assad i raid aerei russi e da terra altri gruppi armati. Ma stando all’Osservatorio, Damasco non controllerebbe pienamente questa regione. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani, l’Isis continua infatti a essere presente sul 40% di questo territorio.

I combattimenti mettono dunque ancora a rischio la popolazione. Nelle ultime settimane circa 350.000 persone – di cui circa 175.000 bambini – hanno rischiato la loro vita per cercare di sfuggire all’escalation dei combattimenti a Deir Ezzor. La situazione in città e nella campagna circostante è particolarmente drammatica con i civili che sono rimasti intrappolati tra i combattimenti e sono diventate troppo spesso vittime del fuoco incrociato, dopo aver sofferto per anni i bombardamenti quotidiani e la presenza di gruppi dell«Isis, dove i bambini sono stati costretti ad assistere ad orrori come le pubbliche decapitazioni. Questa la denuncia di Save the Children.

Intanto nel vicino Iraq si festeggia la ripresa delle regioni sottratte ai miliziani di al Baghdadi. In un gesto simbolico il premier Haider al-Abadi ha sollevato la bandiera del suo Paese nelle zone al confine con la Siria. Al Abadi ha visitato la città di Qaim ed il valico di frontiera di Husaybah, usato un tempo come punto di passaggio tra i due Paesi dallo Stato islamico. La cacciata dell’Isis da parte delle forze di Baghdad, aiutate dai raid della coalizione a guida Usa, è stata annunciata la scorsa settimana. Fiaccati i miliziani però continuano ad alzare la testa con attacchi mordi e fuggi. nelle ultime ore due kamikaze a piedi si sono fatti esplodere a Kirkuk, uccidendo una persona e ferendone altre 16. Nessuna sigla ha rivendicato l’attacco, ma le modalità con cui è stato orchestrato l’attacco non lasciano dubbi che sia stato proprio l’Isis.
6 novembre

Marta Serafini

Corriere della Sera

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