Liberi di partire, liberi di restare
Luca Liverani
E’ la campagna lanciata dalla Conferenza episcopale italiana per dare una risposta concreta al fenomeno, non di rado drammatico, delle migrazioni dai paesi in via di sviluppo.
Si chiama significativamente «Liberi di partire, liberi di restare» la campagna lanciata dalla Conferenza episcopale italiana per dare una risposta concreta al fenomeno, non di rado drammatico, delle migrazioni dai paesi in via di sviluppo. Una definizione che è anche l’indirizzo web dell’omonimo sito liberidipartireliberidirestare.it realizzato per seguire lo sviluppo delle iniziative. Per finanziarle la Cei ha assegnato 30 milioni di euro dell’8xmille.
L’agenzia Sir, che lancia l’iniziativa, definisce la campagna «una finestra sul mondo, lo specchio di un impegno corale che va oltre i cori da stadio e l’indifferenza». Scopo del progetto è sensibilizzare la popolazione italiana sul tema, e allo stesso tempo realizzare progetti concreti nei Paesi di partenza, di transito e di accoglienza. Nei paesi cioè da cui, specialmente bambini e donne, fuggono da guerre, fame e violenza.
Perché dire «aiutiamoli a casa loro significa solo scaricare il problema». Occorre invece dare a tutti la possibilità di decidere. È questo il senso della Campagna della Cei “Liberi di partire, liberi di restare” che ha come tema centrale il diritto alla libertà, presupposto fondamentale per la pace e la giustizia. «Nessuno deve essere costretto a stare in un posto dove non può vivere una vita dignitosa o dove c’è violenza. Nello stesso tempo ognuno ha il diritto di muoversi perché la terra è di tutti, non di alcuni sì e di altri no», afferma don Leonardo Di Mauro, responsabile del Servizio degli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo, sottolineando che con questa iniziativa «vorremmo che il concetto di libertà di partire, di emigrare, valesse a 360 gradi».
Il portale accompagnerà lo svolgersi della Campagna, raccontando le storie e le testimonianze delle persone coinvolte, sia dei promotori delle attività sia dei loro beneficiari. Al momento sono 6 i paesi coinvolti attraverso 4 progetti, finanziati con 600 mila euro. La grande mappa, che campeggia sulla home page, permette di visitare virtualmente i luoghi di intervento, per scoprire cosa vi si realizza e con quante risorse. La sezione news invece aiuta ad approfondire il significato e gli ambiti di questa iniziativa straordinaria della Cei grazie alle voci dei protagonisti e di quanti – uffici Cei, associazioni, diocesi e realtà locali- vi sono impegnati. Il sito, disponibile anche in inglese e francese, raccoglie infine tutti i materiali che l’agenzia Sir, il quotidiano Avvenire, RadioinBlu e Tv2000pubblicano a riguardo.
Tra i progetti al momento attivati c’è a Catania «Semi di accoglienza», partito a giugno con un contributo di 86 mila euro. Si tratta di un laboratorio di sartoria etnica e uno di pasta fresca per aiutare l’inserimento nel mondo del lavoro delle ragazze che hanno vissuto il dramma della tratta. Il progetto, presentato dalle suore Serve della Divina Provvidenza di Catania, ha come obiettivo la formazione professionale delle ragazze ospiti delle diverse realtà di accoglienza de “la Casa di Agata”. I fondi saranno utilizzati per potenziare le attività già in atto, migliorando la qualità delle realizzazioni di sartoria, e per creare un negozio per la vendita diretta di prodotti di pasta fresca con un canale di commercializzazione di prenotazione e consegna domiciliare.
Poi c’è «Il diritto a non fuggire», avviato a maggio con 420 mila euro, che ha come obiettivo la formazione in Italia di giovani per sviluppare in Mali progetti che possano incidere nella realtà locale, innescando un cambiamento sociale, economico e politico. Grazie al progetto promosso dall’Associazione Rondine Cittadella della Pace, sei giovani maliani frequenteranno un master di primo livello o una scuola di alta professionalizzazione sui temi della gestione dei conflitti, della riconciliazione e delle abilità di comunicazione. Per dare un contributo concreto al processo di pace in Mali, un Paese ancora caratterizzato da instabilità e insicurezza.
Con 66 mila euro infine è stato lanciato a Pozzallo in Sicilia il progetto «Tutori volontari per minori non accompagnati». L’inixiativa nasce dalla constatazione che sono stati oltre 17 mila i minori non accompagnati arrivati in Italia nel 2016. Si tratta di bambini e ragazzi vulnerabili che, per essere tutelati, hanno bisogno di un adulto che possa accompagnarli e rappresentarli legalmente negli adempimenti amministrativi. Per questo la cooperativa sociale Fo.Co, che coordina il Centro Mediterraneo di Studi e Formazione Giorgio La Pira di Pozzallo, promuove in Sicilia un progetto per sensibilizzare, informare e formare 300 tutori volontari per minori non accompagnati.
Luca Liverani
Avvenire
1 novembre 2017