Calais, un anno dopo la chiusura della “giungla”


unicef.it


A un anno dallo smantellamento dell’accampamento la situazione per i minorenni migranti e rifugiati nella zona rimane critica.


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Calais-giungla

A un anno dallo smantellamento dell’accampamento noto come “Giungla” a Calais, conclusosi ufficialmente il 26 ottobre 2016, la situazione per i minorenni migranti e rifugiati nella zona rimane critica.

Le condizioni di vita sono peggiorate per centinaia di bambini che vivono in alloggi precari, con scarsi accesso all’acqua potabile e restano vulnerabili alle forme di sfruttamento.

Per portare a compimento le promesse fatte l’anno scorso, al momento dello sgombero del campo, si rende urgentemente necessaria una collaborazione fra Francia e Gran Bretagna.

Dalla demolizione del campo a oggi sono circa 1.000 i migranti, fra cui un centinaio di minorenni non accompagnati che hanno fatto ritorno a Calais, insieme ad altri che viaggiavano verso altri porti più piccoli in Francia.

In assenza di una rotta sicura e legale, solamente nella prima metà di quest’anno sono stati oltre 30.000 i tentativi disperati di raggiungere il Regno Unito a partire dalla Francia.

L’anno scorso, proprio in questo periodo, la volontà politica e una positiva collaborazione fornirono un’ancora di salvezza a 750 minori migranti, trasferiti in modo protetto nel Regno Unito.

Tuttavia, dallo smantellamento a oggi, di altri 700 minorenni non accompagnati in Francia si sono perse le tracce: questi ragazzi sono scomparsi nelle pieghe di un sistema ormai inefficiente.

Senza più fiducia nel sistema di accoglienza, con il terrore di essere individuati ed espulsi o trattenuti, questi ragazzi scelgono di gestire da soli il proprio destino, esponendosi così a rischi ancora maggiori di abusi, sfruttamento e tratta.

Francia e Regno Unito dovrebbero migliorare sensibilmente la collaborazione fra le rispettive amministrazioni, in modo che i ragazzi rifugiati e migranti possano essere pienamente protetti e trattati prima di tutto in base al loro vero status – quello di minorenni.

L’UNICEF ha inoltre invitato i governi a livello globale ad assicurare che ci siano rotte sicure e legali per tutti i bambini.

Questo eviterebbe ai bambini di vivere in sistemazioni squallide, dormendo all’addiaccio nel Nord della Francia, nella speranza di poter raggiungere dei familiari residenti in Gran Bretagna.

Intanto, l’UNICEF UK e l’UNICEF Francia invitano a fornire informazioni chiare per i bambini su come funzionano i sistemi di protezione dell’infanzia e le procedure legali in Francia e come possono raggiungere le loro famiglie una volta arrivati in Francia.

Bisogna inoltre fornire ai bambini un alloggio sicuro e un supporto adeguato in Francia, attraverso un numero maggiore di tutori legali per aiutarli nelle procedure di richiesta di asilo e riunificazione familiare. Inoltre, bisognerebbe aumentare e rafforzare la presenza di team mobili specifici per identificare i bambini non accompagnati nei campi informali e la condivisione di informazioni per la protezione dei bambini fra i due paesi.

A meno che non venga intrapresa un’azione immediata, il problema si ingrandirà ulteriormente, e i bambini non accompagnati diventeranno ancor più vulnerabili.

Attraverso un impegno congiunto, la Francia e la Gran Bretagna possono ripartire insieme da quanto fatto l’anno scorso, azione che ha offerto a 750 bambini un’ancora di salvezza. Allontanare il problema non deve più essere una soluzione.

I Sei Punti d’Azione

L’UNICEF continua a chiedere ai Governi di adottare l’Agenda di Sei Punti d’Azione dell’UNICEF per proteggere i bambini rifugiati e migranti e garantire il loro benessere:

Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza.
Porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti, introducendo una serie di alternative pratiche.
Tenere unite le famiglie, come migliore mezzo per proteggere i bambini e dare loro il riconoscimento di uno status legale.
Consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità.
Chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati.
Promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione.

26 ottobre 2017

UNICEF

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