Amnesty: sospendere collaborazione con la Libia


la Repubblica


Amnesty chiede al governo francese di rinunciare al progetto degli hotspot in Libia. Il processo alle domande di asilo si potrà fare solo quando esisterà in Libia un diritto di asilo.


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Forte presa di posizione di Amnesty International dopo la dichiarazione rilasciata dal presidente francese Macron sulla volontà di creare hotspot in Libia per processare le richieste di asilo politico. “I centri saranno allestiti in tempi brevissimi. La gente, andiamo noi a prenderla”, ha detto il premier. “E’ una proposta inccettabile e pericolosa”, ribatte a Repubblica Mondo Solidale Riccardo Noury, portavoce di Amnesty.

Criteri non definiti per il diritto d’asilo. “Creare luoghi in cui, in teoria, si dovrebbero esaminare le richieste di asilo in un Paese dove non esiste il diritto di asilo, dove le organizzazioni umanitarie che si occupano di immigranti e rifugiati non sono autorizzare a stare: Amnesty non può accettare una proposta del genere”. Noury sottolinea poi altri aspetti nebulosi della proposta francese, in particolare non è chiaro in base a quali regole verrebbe concesso o meno il diritto di asilo e quindi di partire. “In base a criteri che non si conoscono – commenta – verrebbe riconosciuta una protezione internazionale ad alcuni e non ad altri e, in entrambi i casi, non si sa nulla sul “dopo”: cosa succede a chi non ottiene la protezione? Va a finire nei centri gestiti dalle milizie dove si torturano donne, uomini e bambini? E chi invece ottiene la protezione che fine fa? Vanno direttamente i francesi a prenderli in aereo per portarli a Parigi?”.

La Libia vista come soluzione dell’immigrazione. La proposta di Macron sottintende l’idea, condivisa in Europa, di considerare la Libia luogo di soluzione del fenomeno delle partenze. Idea condivisa anche dall’Italia che un mese fa ha consegnato alla Marina ed alla Guardia costiera libiche quattro motovedette per aiutarle a frenare il flusso gestito dai trafficanti di uomini. Il 9 gennaio, in un incontro tra Minniti e il premier Fayez al Serraj, erano state infatti messe a punto le basi per il Memorandum of understanding siglato il 2 gennaio a Palazzo Chigi tra Gentiloni e il premier libico in base al quale si è deciso che devono essere le forze libiche – e non quelle italiane o di altre nazioni – a presidiare le acque territoriali. Oltre a formare la Guardia costiera e la Marina libiche, l’Italia sta per inviare altre navi, sempre nell’ottica di aumentare le capacità della Libia di fermare le partenze e di intercettare le persone in mare per riportarle indietro. “Il pericolo – dice il portavoce di Amnesty International – è che le persone riportate indietro finiscano in infami centri di detenzione, cosi come non sappiamo cosa succede alle persone che non vengano fatte partire”.

Quando gli Stati prendono il posto dell’Ue. La presa di posizione di Macron, sebbene attenuata dall’Eliseo in serata, è l’ennesima prova di una Europa ancora debole. “L’Ue – commenta Amnesty – è il soggetto che deve prendere iniziative, non i singoli Stati. Su 27 solo uno, l’Italia, si occupa dell’accoglienza. Situazione che ovviamente diventa difficile da gestire e che rischia di far diventare l’Italia un parcheggio di esseri umani”.

Il gioco dei numeri. Dietro ad ogni numero c’è una persona, un volto, una vita, degli affetti. Ma i numeri sono anch’essi parte di una partita non proprio chiara: “Chi spara numeri enormi lo fa per ventilare l’allarme invasione. Qualsiasi numero è un’ipotesi: nessuno sa esattamente quanti siano. Siamo nell’ordine di migliaia di persone intrappolate nei centri di detenzione, altre ancora saranno respinte, altre partiranno. E’un falso l’idea che si siano un milione di persone pronte a partire e che sia solo una questione di barche disponibili”.

La richiesta di Amnesty a Macron. Rinunciare al progetto degli hotspot in Libia è quello che Amnesty chiede al governo francese. Il processo alle domande di asilo si potrà fare solo quando esisterà in Libia un diritto di asilo. Dice a Mondo Solidale il portavoce di Amnesty: “L’attuale governo libico è riconosciuto ma accordarsi con loro in tema di migrazione significa chiudere gli occhi sulla situazione dei diritti umani. Ed è questo che stanno facendo i Paesi, pur di bloccare le partenze”.

Sospendere qualsiasi forma di collaborazione con la Libia in materia di migrazione. “Fino a che non ci sarà in Libia uno Stato di diritto ed un sistema di asilo funzionante bisogna assolutamente sospendere ogni collaborazione con la Libia”, dice Noury. La stessa Amnesty Internation non può entrare nel Paese: “Non ci sono le condizioni per una nostra presenza, né dal punto di vista della sicurezza, né dal punto di vista politico”. Nel frattempo, stanno raccogliendo centinaia di testimonianze di persone scappate dalla Libia e tutte raccontano storie di schiavitù, compravendita di esseri umani, violenze verso le donne, in particolare quelle cristiane: vengono interrogate sul Corano e, se non sanno rispondere, vengono torturate e stuprate. Se hanno un crocifisso al collo la loro sorte è segnata. E poi ci sono anche i rapimenti a scopo di estorsione: non rilasciano fino a che la famiglia del sequestrato non paga il riscatto. “Queste sono le persone che hanno urgenza di partire dalla Libia e che i Paesi europei stanno invece cercando di bloccare là”.

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