Bombe italiane per la guerra in Yemen


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Domusnovas: RWM ha ufficializzato l’intenzione di ampliare lo stabilimento in provincia di Carbonia-Iglesias che produce le bombe destinate all’Arabia Saudita e di investire 40 milioni di euro nell’area.


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La fabbrica d’armi RWM (proprietà tedesca e sede legale a Ghedi, Brescia) è pronta ad ampliare lo stabilimento produttivo di Domusnovas, in provincia di Carbonia-Iglesias. Si tratta dello stesso impianto che da mesi produce le bombe destinate all’Arabia Saudita per il conflitto che dal marzo 2015 si combatte in Yemen. Una conferma della buona salute di cui gode il business delle armi nel nostro Paese: solo nel 2016, infatti, la RWM ha ottenuto dal ministero degli Esteri ben 45 nuove autorizzazioni all’esportazioni.

Un risultato che ha permesso all’azienda tedesca di piazzarsi al terzo posto per giro d’affari tra le industrie del settore, secondo quanto si legge nell’ultima Relazione della presidenza del Consiglio dei ministri italiano sul commercio di armamenti.

 

L’iter è partito il 29 novembre scorso, quando l’azienda ha presentato una dichiarazione auto-certificativa allo Sportello unico per le attività produttive del comune di Iglesias per realizzare un “nuovo campo prove 140” nella zona San Marco (isola amministrativa del comune di Iglesias). La notizia è stata ufficializzata lo scorso 9 maggio a Berlino da Armin Pappenger, amministratore delegato della Rheinmetall -la società tedesca che controlla RWM- durante l’assemblea degli azionisti. Sul tavolo, ci sarebbero investimenti per 40 milioni di euro da qui al 2018 proprio per l’ampliamento della fabbrica di Domusnovas.

Dopo questo annuncio, il 18 maggio a Iglesias si è svolta la Conferenza dei Servizi per l’accertamento di conformità, alla quale sono stati invitati tutti gli enti portatori di interesse nella realizzazione dell’intervento: la Provincia di Carbonia-Iglesias, il Parco Geominerario, il ministero dell’Ambiente, Regione Sardegna, la Asl 7, la Soprintendenza archeologica e paesaggistica, la prefettura e i vigili del fuoco. Il Comune di Iglesias, dal canto suo, ha già dato parere favorevole all’ampliamento, a condizione che l’intervento progettato, prima del rilascio del provvedimento unico, acquisisca la necessarie autorizzazioni paesaggistiche, e che l’area oggetto d’intervento non sia gravata da ulteriori vincoli che possano impedirne la realizzazione. Tacciono invece Regione e ministero dell’Ambiente (che non hanno ancora inviato il proprio parere) così come la Asl e il Parco Geominerario. Per questo entro 30 giorni sarà convocata una nuova conferenza. Una questione fondamentale è se questo intervento di ampliamento debba essere soggetto a Valutazione di impatto ambientale (l’acronimo è VIA). Per il rappresentante della RWM, presente alla conferenza dei servizi, questa valutazione non sarebbe necessaria, dal momento che si tratta di un ampliamento di uno stabilimento già esistente. Di tutt’altra opinione invece il Comitato per la riconversione della Rwm, di cui fanno parte 23 associazioni, ammesso alla conferenza in qualità di uditore. L’azienda, inoltre, non ha specificato quali attività si svolgeranno nel “campo prove 140”. Si presume possa trattarsi di un’area dove testare il materiale esplosivo prodotto nello stabilimento.

Le preoccupazioni dei movimenti pacifisti
In ogni caso un ampliamento dell’area occupata dalla RWM preoccupa i pacifisti, e anche se a nulla sono servite finora le manifestazioni e i sit-inche si sono susseguiti negli ultimi mesi, continuano le iniziative per chiedere la chiusura e riconversione della fabbrica. Con una preoccupazione in più. Teresa Piras, una delle rappresentanti del Comitato, ricorda che, insieme alle motivazioni pacifiste ed etiche ora ci sono anche quelle di tutela ambientale e di salute delle persone che vivono nella zona. “L’ampliamento richiesto -si legge in un documento- insiste su un’area boschiva all’interno del parco Geominerario, ai margini dell’istituendo parco regionale del Limas-Marganai-Oridda”. Se autorizzato, il nuovo campo prove potrebbe mettere a rischio non solo l’ambiente, ma anche la salute della popolazione locale. La paura è per la possibile contaminazione delle falde acquifere e della terra destinata alle coltivazioni. Per questo il Comitato oltre a esprimere delle forti preoccupazioni ha chiesto che l’assessorato all’ambiente della Regione Sardegna inizi la procedura di VIA prima di qualsiasi autorizzazione definitiva. Non solo della nuova area, ma in tutto lo stabilimento, dal momento che l’ampliamento ne cambierebbe sostanzialmente la tipologia, e che l’Autorizzazione Integrata Ambientale attuale (AIA, cioè quella richiesta per impianti chimici producenti esplosivi) in realtà è quella della società SEI Spa,  acquisita  dalla RWM nel 2012.

Bombe italiane per la guerra in Yemen
Fino a oggi, la maggior parte degli abitanti di Domusnovas e dintorni non ha voluto sentire le ragioni di chi chiede la chiusura della fabbrica. Molti si sono mostrati infastiditi per l’attenzione mediatica rivolta al piccolo centro dell’iglesiente. La questione principale è che oggi la RWM è una delle poche aziende che offre lavoro, in una regione con tassi di disoccupazione altissimi, sebbene tutti siano consapevoli che le armi prodotte siano le stesse utilizzate dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro la popolazione civile dello Yemen, come dimostra il rapporto finale del gruppo di esperti e trasmesso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 27 gennaio. Secondo Giorgio Beretta, ricercatore dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e della Rete italiana per il disarmo, anche una delle ultime commesse più ingenti è destinata proprio all’Arabia Saudita. “L’incrocio dei dati forniti nelle varie tabelle ministeriali, permette di affermare con ragionevole certezza che una licenza da 411 milioni di euro alla RWM Italia e destinata alla regione MENA (Medio-Oriente e Nord Africa) riguarda proprio l’Arabia Saudita”. Malgrado la diffidenza, il Comitato per la riconversione continua le proprie attività di sensibilizzazione e protesta. “Umanità Nuova”, aderente al Movimento Focolari Italiano ha organizzato lo scorso 7 maggio una giornata di sensibilizzazione sul disarmo proprio ad Iglesias, durante la “Run for Unity- Peace… parliamone”, la staffetta che si svolge in cinque continenti. La giornata era collegata alla campagna contro  la  vendita  di  armi  a  paesi  in  guerra della  quale  il  movimento  è  promotore  a  livello  nazionale,  insieme  a  Amnesty  International,  Oxfam,  Fondazione Banca Etica, Opal Brescia, Rete italiana per il disarmo.

“Bombe italiane per la guerra. Non possiamo restare indifferenti” è la  petizione online su change.org, mentre una lettera al ministro degli Esteri Angelino Alfano è stata inviata dalle stesse organizzazioni a fine marzo, chiedendo di porre immediatamente fine al trasferimento di armi ai Paesi della coalizione dell’Arabia Saudita. Intanto si attende che la Procura di Roma si esprima sugli esposti presentati in varie procure italiane (e confluiti a Roma per competenza territoriale) dai pacifisti ormai più di un anno fa, riguardanti la violazione della legge 185 del 1990, che vieta la vendita di armi a Paesi in conflitto. Il Comitato ha chiesto al sindaco di Iglesias la convocazione di un consiglio comunale straordinario aperto alla popolazione e sta pianificando nuove iniziative, tra le quali alcune visite informative a tutti gli enti della Conferenza dei servizi che devono ancora dare il parere sull’ampliamento e una conferenza stampa in Parlamento programmata per il prossimo 21 giugno.

di Elvira Corona — 6 giugno 2017

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