Castelnuovo, dove cittadini e amministratori sono promotori di pace


Mauro Sarti


Giorgio Baudone è il vice-sindaco del Comune della Vallata del Magra che fa parte della presidenza del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace: "Sono già settecento gli enti locali che hanno aderito, ma c’è ancora tanto da fare…". L’impegno per l’educazione alla pace.


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Castelnuovo, dove cittadini e amministratori sono promotori di pace

 

 

 

 

 

 

 

Il Comune di Castelnuovo Magra, nello spezzino, fa parte del Coordinamento degli enti locali per la pace e i diritti umani dal 1996. Dal 2002, dopo l’assemblea generale di Napoli, è entrato nella presidenza del Coordinamento. Ottomila abitanti e una lunga storia di pace per un paese che, in Liguria, è distante soltanto otto chilometri dalla toscana Carrara: c’è chi ricorda che perfino Dante Alighieri, nel 1300, ospite dei Malaspina in Lunigiana, si trovò a fare da mediatore, dall’alto del castello del paese, tra gli stessi Malaspina e il vescovo della diocesi di Luni: nella storia l’episodio viene ricordato come “la pace di Castelnuovo”. Molti secoli dopo dalla valle del Magra continuano ad arrivare forti segnali di solidarietà e pacificazione, tanto che un messaggio dello stesso tenore sta scritto sullo statuto del Comune: “Per noi è come una predestinazione, i castelnuovesi non possono fare altro che sentirsi promotori di pace…”. A parlare è Giorgio Baudone, vice-sindaco di Castelnuovo e assessore alla pace. Lo abbiamo intervistato.

Vicesindaco Baudone, perché un Comune si occupa di pace?

Girerei la domanda. E’ singolare sentirsi dire che un sindaco non debba occuparsi di educazione alla pace, quando in tutto il mondo i comuni e gli enti locali in generale, si affiancano alla diplomazia degli Stati. Con il comune di Castelnuovo Magra lavoriamo soprattutto nel campo dell’educazione alla pace. Un’attenzione particolare è per la città palestinese di Jenin, per la quale stiamo lavorando ad un progetto assieme ai comuni di La Spezia, Ortonuovo, Arcola e S.Stefano.

Con quali strumenti operate?

Nel nostro bilancio abbiamo strutturato un capitolo apposito: “iniziative per la pace”. Ad esempio per il prossimo anno abbiamo in cantiere di finanziare un’iniziativa che si terrà nel nostro comune in concomitanza con la ricorrenza del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il 10 ottobre del 2008. Stiamo lavorando perché diventi un evento eccezionale: in quell’occasione stamperemo una pubblicazione che riporta la Dichiarazione Onu assieme alla prima parte delle nostra Costituzione che regaleremo a tutti i 600 studenti del Comune, dalle materne alle superiori. Abbiamo poi aderito al progetto di educazione alla pace, “La mia scuola per la pace”, grazie ad una convenzione con il ministro Fioroni.

Poi avete promosso anche un premio…

Dal 2001 il nostro Comune promuove il premio “Costruttori di pace”, riconoscimento che viene assegnato a personalità che si sono contraddistinte nel mondo della pace: nel 2002 il premio è andato a padre Elias Chacour, oggi arcivescovo di Gerusalemme, fondatore di un collegio interreligioso, più volte candidato al Nobel. Il comune di Castelnuovo fa anche un po’ da coordinamento per gli altri sei comuni della zona, in tutto facciamo circa 50/60mila abitanti.

Quanto vi seguono i cittadini in queste iniziative di pace?

Non sempre la partecipazione dei cittadini è significativa. Ma dipende, troviamo molto interessamento da tutte quelle persone che già vivono un loro impegno nel mondo del volontariato, nel terzo settore, nell’associazionismo. Sono quelle maggiormente sensibili… Tante volte però sento anche indifferenza.

Marcia Perugia-Assisi. Una sua impressione?

Da Calstelnuovo abbiamo organizzato un pullman con una cinquantina di persone, molti giovani, provenienti dal mondo del volontariato e del commercio equo e solidale, ma non era la prima volta… Alla riunione del Coordinamento della scorsa settimana è stato detto da qualcuno che la Marcia è stata un “bel pieno di benzina”, e io sono d’accordo. Peccato solo che sui mezzi d’informzazione non abbiamo “bucato”… E’ mancato quell’impatto mediatico che la Marcia avrebbe meritato. C’è il rischio che questo genere d’iniziative vengano trattate esclusivamente in un’ottica folcloristica. E’ stato comunque un momento molto intenso, ed è lì che abbiamo incontrato nuovamente Selay…

Selay?

Sì, Selay Ghaffar. Assieme ad altri comuni abbiamo partecipato all’assemblea dell’Onu dei Popoli di Perugia, e prima abbiamo ospitato nelle nostre terre una ragazza che veniva da Kabul, Afghanistan: Selay Ghaffar, appunto. Ha 24 anni e ci ha raccontato tutta la sua vita. E’ direttrice di un’associazione per l’assistenza all’infanzia. Con lei siamo stati quattro giorni insieme ed è stata una bella e toccante esperienza per i nostri concittadini.

Un’esperienza, quella del Coordinamento degli enti locali, che sarebbe da allargare ancora. Cosa ne pensa?

Sono già settecento gli enti locali che fanno parte del Coordinamento, ma c’è ancora tanto da fare. Sarebbe importante che entrassero in tanti, per dare un maggior peso al Coordinamento, per farlo diventare una sorta di “Anci della solidarietà”. Il Comune è il volto dello Stato più vicino ai cittadini, e non può essere vissuto esclusivamente come l’amministratore di un condominio…

Cioè?

“Mettere lampioni e tappare le buche lo sanno fare anche i fascisti” diceva Giorgio La Pira. Oggi dobbiamo invece maggiormente contare su una democrazia che parta dal basso: i comuni fanno un’opera importante e anche se non hanno una competenza diretta sulla politica estera, possono incidere fortemente sull’operato dei governi.

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