Legge sulla povertà? Passo storico ma resta preoccupazione
Redattore Sociale
Plauso del terzo settore per l’approvazione in Senato della delega che istituisce il Reddito di inclusione e impegna il governo a lavorare su un Piano nazionale contro la povertà. Le incertezze, però, non mancano: risorse, servizi territoriali e allargamento della platea dei beneficiari i nodi da affrontare.
Un risultato “importante”, un “passo storico”, un “successo della politica”: il mondo dell’associazionismo e del terzo settore italiano saluta così l’approvazione della legge delega sulla povertà oggi in Senato, ma le tante reazioni positive non riescono a nascondere le preoccupazioni (note al governo) per quel che sarà del nuovo Reddito di inclusione (Rei) e del Piano nazionale contro la povertà che il governo dovrà mettere a punto nei prossimi mesi con i decreti attuativi. L’auspicio è quello di avere una misura che gradualmente possa allargare la platea dei beneficiari per intervenire a favore di tutti i poveri assoluti presenti in Italia, quindi anche maggiori risorse, ma non solo: la partita del Reddito di inclusione si giocherà anche sui territori e sui servizi.
Ad accogliere con favore il risultato parlamentare è in primo luogo l’Alleanza contro la povertà, un cartello composto da numerose organizzazioni, associazioni e sindacati che da tempo chiede alle istituzioni una risposta strutturale per combattere la povertà in Italia. “La legge delega sulla povertà segna un momento significativo nel nostro paese – si legge in una nota dell’Alleanza -. Con la sua approvazione, oggi, giunge a conclusione il lavoro svolto dal Parlamento: da tempo evidenziamo la necessità di un impianto normativo che coniughi da una parte il sostegno al reddito e l’inclusione sociale e dall’altra preveda un Piano nazionale in grado di raggiungere tutti i cittadini che versano in povertà assoluta. Perché i sussidi senza i servizi scadrebbero nell’assistenzialismo, perdendo, così, il carattere inclusivo che rappresenta, invece, il punto di svolta nella lotta alla povertà e all’emarginazione sociale”. Un risultato “importante”, sottolinea l’Alleanza, ma “ora avanti verso una maggiore inclusione”. L’obiettivo, spiega la nota, “rimane l’effettiva universalità della prestazione, dentro una strategia di rafforzamento del sistema dei servizi. Auspichiamo che attraverso i decreti delegati si prosegua nella direzione da noi indicata”.
Per Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del terzo settore, l’approvazione della delega è “un successo della politica nella sua funzione di rispondere ai bisogni sociali. Finalmente anche l’Italia, come tutti gli altri Paesi europei, si dota di una misura nazionale, il Reddito di inclusione, per aiutare le persone in condizione di povertà assoluta”. Un plauso non senza qualche rimorso. “Sebbene crediamo che nel testo in discussione fossero ancora presenti margini di miglioramento, e che il Senato avrebbe potuto proficuamente avvalersi dei suggerimenti presentati dall’Alleanza contro la povertà – continua Fiaschi -, siamo convinti del valore storico di questa nuova misura che imprime un segno positivo alle politiche sociali del nostro Paese”. E ora si guarda al futuro, spiega Fiaschi. “Il contrasto alla povertà è un impegno che va perseguito con costanza nel tempo, soprattutto prevedendo risorse e servizi adeguati. Auspichiamo che si proceda in tempi brevi all’approvazione dei decreti attuativi previsti dal Ddl, perché la lotta alla povertà continui a essere una priorità nel nostro Paese”.
Non nasconde le proprie perplessità Francesco Marsico, di Caritas Italiana, che in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, nei giorni scorsi ha affermato che la legge delega contro la povertà è un “primo passo importante e storico per il nostro Paese in quanto definisce una legge di contrasto alla povertà che ha una vocazione universale – ha sottolineato Marsico -. Il limite è che al momento non ci sono le risorse sufficienti per questa misura che rischia di essere solo una misura categoriale cioè solo per le famiglie con figli”. Tuttavia, qualcosa si può ancora fare. “Se le risorse saranno adeguate – ha aggiunto Marsico – questo sarà il modo per cambiare la politica dei servizi del nostro Paese e lottare effettivamente contro la povertà assoluta in Italia”.
A preoccupare gli assistenti sociali, invece, sono i tagli alle regioni sul fronte del welfare e gli effetti che potranno comportare anche sul piano della lotta alla povertà. “L’approvazione della legge è solo il primo passo di un percorso lungo ed accidentato visto anche che solo pochi giorni fa si sono dovuti constatare nuovi inaccettabili tagli ai finanziamenti destinati alle Regioni, operati dal governo, proprio per i servizi sociali – spiega Gianmario Gazzi, Presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali -. Servirà una vigilanza attenta e costante. L’impegno della comunità degli assistenti sociali, in questa direzione, sarà massimo”. Ed è proprio sul tema dei servizi territoriali, aggiunge Gazzi, che “i nodi verranno al pettine: se non saranno rafforzati i servizi e il sistema di reti sul territorio e se non saranno definiti obiettivi chiari e misurabili, sarà assai difficile che la norma decolli veramente e che essa riesca anche solo a scalfire quel vero e proprio scandalo nazionale rappresentato dai dati sulla povertà che periodicamente le statistiche ci propongono”.
L’approvazione da parte del Senato della legge delega sulla povertà rappresenta, anche a giudizio di Legautonomie, un importante progresso, “poiché l’Italia ha così finalmente colmato un ritardo storico che la vedeva ancora priva, tra i paesi più avanzati, di una misura reale di contrasto alla povertà”. Per Legautonomie, tuttavia, occorre “che venga definito un compiuto piano nazionale universale che, attraverso i necessari finanziamenti, consenta progressivamente di coprire tutta la popolazione in condizione di povertà assoluta”.
Legautonomie considera intanto importante che dopo l’approvazione della Legge delega, “la successiva decretazione sia realmente in grado di legare il sostegno al reddito a percorsi di inclusione sociale e lavorativa; anche attraverso il potenziamento e la qualificazione dei servizi sociali che fanno capo ai comuni e agli ambiti territoriali”. A tal fine, poiché ai Comuni spetta il ruolo più importante nella gestione di tale misura, dalla presa in carico alla definizione dei programmi e dei percorsi personalizzati per l’inclusione sociale e lavorativa finalizzati all’affrancamento dalla condizione di povertà, “è necessario che ad essi vengano garantite le necessarie risorse umane e finanziarie”.
Unicef auspicao che il ddl “abbia tra le finalità primarie il contrasto alla povertà minorile”. “Auspichiamo che i futuri decreti attuativi della Legge delega assicurino che tutti i bambini e i minorenni presenti sul territorio italiano, senza distinzioni, possano beneficiare della misura unica di contrasto della povertà assoluta prevista dalla legge”, sottolinea il presidente Giacomo Guerrera. Mettere fine alla povertà minorile rappresenta da sempre uno dei temi prioritari dell’Unicef. “Lo sradicamento della povertà, in tutte le sue forme e dovunque, è peraltro il primo tra i nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che tutti i paesi membri delle Nazioni Unite, inclusa l’Italia, si sono impegnate a raggiungere entro il 2030”.
Fonte: www.redattoresociale.it
9 marzo 2017