Il Caso del Carcere di Capanne arriva sul tavolo di Amnesty
Emanuele Giordana - Lettera22
Visita strettamente privata del sottosegretario alla giustizia Luigi Manconi alla famiglia dell’artigiano umbro ucciso due settimane fa nel carcere di Capanne a Perugia . Aperta una sottoscrizione per la compagna Roberta e il figlio Rudra. Mentre un dossier viene aperto anche a Londra presso Amnesty International.
Nonostante l'assordante silenzio che sulla stampa nazionale circonda la vicenda di Aldo Bianzino, il falegname di Pietralunga arrestato per possesso di erba e ucciso nel carcere di Capanne (Perugia) due settimane fa, qualcosa si muove. E dopo il Comitato europeo per la prevenzione della tortura di Strasburgo anche Amensty International apre un dossier sul caso. Persone vicine alla famiglia, assicura a Roma una fonte dell'organismo di tutela dei diritti umani, hanno contattato la sezione italiana di Amnesty che ha subito informato il Segretariato internazionale a Londra. Ma anche in Italia le cose si muovono. Si muove anzi il sottosegretario alla giustizia Luigi Manconi che ieri ha preso la macchina e si è recato dai famigliari di Aldo, nella campagna di Pietralunga, e prima ancora al carcere di Perugia. All’uscita da Capanne ha spiegato di ritenere “dovere istituzionale e punto d'onore irrinunciabile adoperarci perchè sulla morte di Bianzino non rimanga alcun dubbio o zona d'ombra”.
Si muove intanto anche il parlamento dove, nei giorni scorsi, un ennesima interrogazione parlamentare è stata depositata da Sergio D'Elia che chiede al ministro della giustizia “quali ulteriori strumenti informativi disponga sui fatti esposti (si cita “Il Giornale dell’Umbria”) e quali iniziative intenda adottare per far piena luce sulle cause che hanno determinato la morte di Bianzino”.
E si muove anche una catena di solidarietà che, a partire da un'iniziativa dei radicali umbri dell’'associazione antiproibizionista che fa capo a Tommaso Ciacca, ha provveduto ad attivare un conto Banco posta (cc n.27113620) su cui è possibile sottoscrivere donazioni per Roberta Radici e il figlioletto Rudra rimasti senza il sostegno del compagno e del padre. Una catena di solidarietà che coinvolge i molti amici della famiglia Bianzino e persino il legale di Roberta, Massimo Zaganelli, un avvocato noto a Città di Castello e famoso per aver risolto un caso di omicidio per il quale al suo assistito stava per essere comminato l'ergastolo. L'avvocato, venuto a conoscenza del caso, sta prestando la sua opera gratuitamente e cercando di ottenere il patrocinio pubblico per le spese legali.
Un atto di solidarietà umana e istituzionale è anche il gesto compiuto da Manconi che ha scelto un basso profilo e nessuna pubblicità per andare a casa di Roberta e Rudra in forma strettamente privata. Il sottosegretario, che ha cercato di dribblare giornalisti e fotografi che erano venuti a conoscenza dell'intenzione di Manconi di raggiungere il casale, nel sopralluogo al carcere di Capanne ha visitato la cella in cui Aldo è morto e si è poi intrattenuto con i dirigenti della casa circondariale.
Nel tardo pomeriggio ha invece raggiunto l’abitazione sperduta sui monti umbri per incontrare la famiglia. Dell’incontro trapela poco: le garanzie assicurate alla madre sul fatto che il caso sarà seguito con molta attenzione da via Arenula. E, alla fine, un forte abbraccio al piccolo Rudra. Intanto Il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini, che indaga sulla morte di Aldo Bianzino avvenuta poco dopo il suo ingresso nel carcere perugino di Capanne, ha affidato oggi l' incarico per ulteriori accertamenti medico legali ai periti Luca Lalli ed Anna Aprile concedendo loro 60 giorni per rispondere ai nuovi quesiti. Saranno affiancati dai periti di parte Walter Patumi (nominato dalla ex moglie della vittima) e Laura Paglicci Reattelli (per la compagna Roberta). L' agente di custodia indagato per non avere adeguatamente controllato la cella dove era detenuto Bianzino ha nominato come difensore di fiducia l' avvocato Daniela Paccoi.
Perugia, 30 ottobre 2007