“Resteremo in Afghanistan fino al 2014”
Antonella Rampino
Il 2011 non sarà con certezza l’anno del ritiro militare della nato dell’Afghanistan. L’inviato Usa Holbrook gela le nostre ipotesi di ritiro: “Italiani fantastici, ci servono”.
«Nel 2011 non ci sarà nessun ritiro. In questi giorni ci sono stati un po’ di fraintendimenti. Nel luglio del 2011 inizierà una riduzione molto graduale delle forze di combattimento americane in Afghanistan, come annunciato da Obama alla fine del 2009. Del resto, lo stesso Karzai disse nel novembre dell’anno scorso che il Paese nel giro di 3-5 anni sarebbe stato in grado di garantire la propria sicurezza. Il premier Cameron ha annunciato che le truppe britanniche lasceranno entro il 2014-2015. Si deciderà tutto nel vertice Nato di Lisbona a metà novembre: in quell’occasione decideremo una serie di cose, e certo la data del 2014 sarà molto importante. Ma anche dopo il 2014, dovremo garantire un impegno continuo nello sviluppo economico e sociale dell’Afghanistan».
Richard Holbrooke, l’inviato speciale di Obama per l’Af-Pak, ovvero per Afghanistan e Pakistan, i due paesi nei quali l’amministrazione americana ha concentrato la caccia ad Al Qaeda, è a Roma per partecipare alla prima conferenza (a porte chiuse) dei suoi omologhi di 45 Paesi, «una riunione fortemente voluta dal ministro degli Esteri italiano, proprio in vista del vertice di Lisbona», dice durante il collegamento da Villa Taverna con In mezz’ora di Rai3. Holbrooke, dunque, spiega che dal 2011 non comincerà un ritiro, ma solo l’avvio di una fase di transizione – che non chiama neppure exit stategy – che avrà come punto di svolta vero il 2014. Spiega che molto è cambiato dai tempi dell’amministrazione Bush, «questa è guerra al terrorismo, non una guerra all’Islam», e infatti oggi alla Roma alla riunione degli Alti rappresentanti per la regione ci sarà anche il rappresentante iraniano, quello saudita, quello egiziano, quello della Malesia.
Cambierà la natura della nostra partecipazione alla missione, gli chiede Lucia Annunziata. Insomma, è peace-keeping o guerra? Holbrooke, che si dice anche «certo che riusciremo a prendere Bin Laden», alza metaforicamente le mani, «lascio agli italiani la politica italiana», ma poi fa «un po’ di chiarezza» anche su questo punto: «I taleban attaccano la Nato, e noi ci dobbiamo difendere. Anche gli italiani si devono difendere, ma lascio agli italiani discutere di questo punto».
A discuterne, dopo che il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha infine rinviato la decisione del governo circa la dotazione dei nostri cacciabombardieri di bombe a dopo il vertice Nato di Lisbona, e dunque ha di fatto accantonato la questione, saranno sicuramente colloqui ai margini della riunione di domani alla Farnesina. Alla quale parteciperà anche il ministro degli esteri di Kabul, Zalmai Rassoul, e il governo afgano ha già bocciato l’idea di dotare di bombe i nostri aerei con un comunicato del ministro della Difesa, che ha espresso «un no categorico».
Alla riunione di oggi a Roma sarà presente anche il generale che comanda la missione internazionale David Paetreus, che ha confermato colloqui in corso tra il governo Karzai e leader taleban (quelli della fazione «moderata» di Quetta) per una «riconciliazione nazionale», ricordando però che la pre-condizione è che essi accettino di deporre le armi, tagliare i legami con Al Qaeda e riconoscere la Costituzione afgana. Petraeus, che ieri pomeriggio ha avuto una riunione con Holbrooke e che avrà oggi un incontro bilaterale con Franco Frattini, ha già ottenuto dall’Italia che i nostri militari nella missione Isaf salgano a 4 mila. «Il generale si è sperticato di lodi per gli italiani», diceva ieri La Russa. Ma a sperticarsi è stato anche Holbrooke, «carabinieri fantastici», ha detto in italiano. «I vostri militari stanno facendo un grande lavoro, sono i migliori addestratori del mondo». Per questo è necessario che restino in Afghanistan.
Fonte: La Stampa
18 ottobre 2010