Migranti: da oggi Summit sindaci europei
Radio Vaticana
“Europa: i rifugiati sono nostri fratelli”. È il tema del Summit al quale partecipano 80 sindaci europei organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze il 9 e 10 dicembre in Vaticano.
“Europa: i rifugiati sono nostri fratelli”. È il tema del Summit dei sindaci europei organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze il 9 e 10 dicembre alla Casina Pio IV in Vaticano. L’incontro, al quale parteciperanno circa 80 primi cittadini del Vecchio Continente e non solo, vuole porre all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale il crescente numero dei rifugiati sul nostro pianeta, dovuto a guerre, carestie e disastri naturali. Il programma dell’evento prevede per sabato pomeriggio l’udienza del Papa ai partecipanti. Il servizio di Giada Aquilino:
Innalzare altri muri e recinzioni “non fermerà i milioni di migranti” in fuga da violenza, povertà estrema, malattie, siccità o inondazioni: “solo” la cooperazione internazionale per il raggiungimento della giustizia sociale può essere la soluzione all’emergenza. Da tale riflessione partiranno i lavori alla Casina Pio IV, spiega la nota informativa degli organizzatori. L’incontro dei sindaci, riuniti dalla Pontificia Accademia delle Scienze, punta a fissare l’attenzione internazionale sulla “minaccia alla stabilità mondiale rappresentata dal crescente numero di rifugiati” sul nostro pianeta, stimato in oltre 125 milioni.
Si tratta – per “tre quarti” – di persone “bisognose di assistenza umanitaria urgente”, costrette a lasciare la loro terra a causa delle guerre. Se ne evidenziano allora le radici, individuate “in una umanità incline all’egoismo e all’interesse personale” e si sottolinea che la soluzione alle emergenze umanitarie sarebbe ovviamente “porre fine a tutti i conflitti armati”, puntando alla giustizia, “facendo leva sul diritto internazionale”, in modo da contribuire a “disinnescare le tensioni e aumentare la consapevolezza nei confronti dei doveri verso l’umanità”.
Il “restante quarto” delle emergenze umanitarie va ricondotto alle conseguenze dei disastri naturali, che negli ultimi anni sono aumentati sia di “numero” sia “di pericolosità”, derivanti da crisi ambientali “come carestie, alluvioni, gravi anomalie metereologiche”. A loro volta, molte di tali crisi sono di “origine antropica”, come dimostrano gli “ormai chiari effetti” di un uso “sconsiderato” da parte dell’uomo di combustibili fossili, di pratiche agricole aggressive e deforestazioni. In generale, si nota, i disastri ambientali “colpiscono più duramente coloro che meno possiedono”: i poveri sono “inevitabilmente” i più sprovvisti di mezzi per affrontare circostanze avverse.
Il “più grande dovere morale” nell’assistere e nel prestare soccorso e assistenza a queste vittime spetta, dunque, a coloro che in primo luogo hanno dato origine a tali catastrofi ambientali. Ma sicuramente, anche dopo il “trionfo umanitario” dell’accordo di Parigi Cop21 sui cambiamenti climatici, alla riunione in Vaticano si cercheranno “nuove strade” per costruire la pace, per “unire le persone”, per mettere in evidenza “la dignità umana di tutti i rifugiati” e la loro “identità”. Porre fine alle guerre o contribuire ad eliminare gli effetti dei cambiamenti climatici e dello sfruttamento, si prosegue, non sono una priorità che si può lasciare “nelle mani dei nostri leader politici” o di organizzazioni internazionali, bensì “ognuno di noi” deve dare il proprio contributo.
Per questo, alla Casina Pio IV, si presenteranno e valuteranno almeno sei proposte al riguardo: porre fine alla guerra in Siria, per “fermare all’origine l’ondata dei rifugiati”; riguardo all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, pensare ad una “forma di unione più creativa e feconda, finanche a una ‘sana disunione’”, tenendo presente che la “priorità deve essere data al salvare vite”; creare “corridoi umanitari sicuri e certi”, rispettando “il principio di non respingimento” dei rifugiati; offrire “l’amnistia o altri tipi di soluzioni” per le vittime della schiavitù moderna e la tratta di esseri umani, perseguendo i gruppi di trafficanti responsabili; ripristinare “un senso di giustizia e di eque opportunità” nelle “disilluse” classi lavoratrici, nei giovani disoccupati e nelle fasce sociali più deboli; promuovere lo sviluppo economico dei Paesi a basso reddito. Perché, come esorta Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato si’”, siamo chiamati a una maggiore conversione del cuore verso “i fratelli e le sorelle più fragili”.
Da Radio Vaticana