Onu, sorprese mediorientali
Emanuele Giordana - Lettera22
Il vero protagonista è stato il Medio Oriente e i suoi attori principali, gli israeliani e i palestinesi ovviamente. Ma anche le due grandi potenze che hanno enorme influenza nella regione: Stati uniti e Iran, rappresentati dai loro presidenti, Barack Obama e Ahmadinejad.
Con un appello alla pace, all'unità e alla denuclearizzazione del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, si è aperta ieri al Palazzo di Vetro la sessione più importante della 65/a Assemblea Generale. Ma il vero protagonista della giornata è stato il Medio Oriente e i suoi attori principali, gli israeliani e i palestinesi ovviamente. Ma anche le due grandi potenze che hanno enorme influenza nella regione: Stati uniti e Iran, rappresentati dai loro presidenti, Barack Obama e Ahmadinejad.
La tensione dell'attesa era palpabile nel Palazzo di vetro delll'Onu, tribuna globale da cui, sia Obama sia Ahmadinejad, avevano già parlato durante il vertice sugli Obiettivi del Millennio. Ma la sessione di ieri, che ha al centro la politica del pianeta, è il vero palco da cui si attendono indicazioni importanti sul futuro. Che non sono mancate con non poche sorprese.
Innanzi tutto l'assenza della delegazione israeliana durante il discorso di Obama. I suoi membri si sono è trincerata dietro l'obbligo religioso di dover rispettare il rito del Sukkot (Tabernacoli) ,che impone l'astensione dal lavoro. La delegazione dello Stato ebraico ha quindi negato quello che a tutti è sembrato: un boicottaggio legato ai temi toccati nel suo intervento da Obama. Il presidente americano, che ha parlato a poche ore delle conclusioni della Commissione d'inchiesta sull'attacco di fine maggio a un convoglio di navi dirette a Gaza che ha condannato Israele, ha promesso una sorta di sogno impossibile: uno stato palestinese. Se .ci sarà un buon esito del negoziato di pace nei prossimi mesi, ha detto, “quando torneremo qui l'anno prossimo potremmo avere un accordo che ci porterà uno nuovo membro dell'Onu”. Obama ha lodato il “coraggio” di Abu Mazen e reiterato la necessità di una moratoria sugli insediamenti dei coloni. Unica concessione a Israele: che bisogna smettere di parlare di una sua distruzione perché “qualsiasi sforzo per scalfirne la legittimità si scontrerà con l'opposizione incrollabile degli Stati Uniti”.
Con l'Iran è stato inflessibile ma aperto: con Teheran “ la porta del dialogo resta aperta” ma il primo passo tocca all'unico Paese che, pur avendo firmato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, non può dimostrare che il suo programma è pacifico. Obama ha toccato molti altri temi (dall'ambiente alle alluvioni pachistane) ma il Medio oriente è stato il vero cuore del suo discorso. Quanto all'Iran, Ahmadinejad, che all'Assemble a ha detto di ritenere gli Usa colpevoli dell'11 settembre, si era fatto precedere da un'intervista alla Cnn in cui, negando “alcun interesse in una bomba nucleare”, aveva però chiamato il premier israeliano Netanyahu un “killer professionista”. E in cui accusava gli Stati Uniti della responsabilità dell'attentato di mercoledi in Iran nel quale sono morte 12 persone.
Ahmadinejad comunque il discorso di Obama lo ha disertato. Secondo l'agenzia persiana Irna, il presidente iraniano si è “rifiutato” di essere presente in sala nel momento in cui parlava. Anche se Teheran non può non aver registrato i toni tutto sommato morbidi del presidente americano.
Fonte: www.lettera22.it
24 Settembre 2010