Ragusa, "Il caso Spampinato" va a teatro


La redazione


Il 27 ottobre 1972 viene ucciso a Ragusa Giovanni Spampinato, cronista del quotidiano "L’Ora". Aveva appena condotto un’inchiesta sui rapporti tra mafia e gruppi eversivi neofascisti. L’esecutore del delitto fu individuato e condannato. Ma a distanza di 35 anni diversi aspetti della vicenda permangono oscuri. Presentata a Ragusa, alla presenza del fratello Alberto Spampinato, l’inchiesta drammaturgica su "Il caso Spampinato" realizzata da Roberto Rossi e Danilo Schininà.


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Ragusa, "Il caso Spampinato" va a teatro
Stava seguendo una pista che legava l'assassinio di Angelo Tumino agli ambienti in vista della città. Coivolto nei suoi articoli-inchiesta anche il figlio del presidente del tribunale, Roberto Campria, che dopo averlo più volte minacciato, lo ammazzò a colpi di pistola. Ma si cercano ancora i veri mandanti.
"Per accedere a notizie attendibili, non superficiali, non strumentali sulla mafia, bisogna essere dei 'lupi solitari'", scriveva Giovanni Spampinato poco prima di morire. Una sorta di premonizione la sua. Fu ucciso a colpi di pistola il 27 ottobre 1972, a soli 26 anni, dopo aver condotto una lunga indagine che era scomoda allo stesso palazzo di Giustizia di Ragusa.
Era corrispondente del giornale L'Ora e dell'Unità e stava cercando di scavare nella montagna che aveva sotterato un altro delitto consumato nella stessa città. La morte di Angelo Tumino, antiquario, amante della bella vita, con un passato di costruttore e una parentesi di consigliere comunale del Msi, avvenuta il 26 febbraio di quello stesso 1972. Le indagini avevano rivelato inquietanti retroscena negli ambienti più in vista del Ragusano (cocaina, gioco d'azzardo, commercio di reperti archeologici, collusione con contrabbandieri e ricettatori, accordi con i palermitani e i trapanesi interessati ai terreni e ai forzieri del sud est), chiamando anche in causa Roberto Campria, figlio del presidente del Tribunale e amico di Angelo.
Campria, d'altra parte, aveva un alibi fornitogli dalla famiglia della sua fidanzata ed era il figlio del presidente del Tribunale. Ma Spampinato prese a cuore il caso, deciso ad andare fino in fondo anche da solo. Controllato, anche telefonicamente, dalle autorità, con l'autorizzazione della Procura, nelle sue cronache sull'omicidio Tumino continuava a citare più volte la responsabilità di Roberto Campria. Ma questi prima lo querelò, poi gli promise rivelazioni e infine lo uccise. Fu lui stesso a confessarlo, costituendosi, ancora sporco di sangue, la notte tra il 26 e il 27 ottobre di quell'anno. Ancora dopo quasi 35 anni dalla sua scomparsa rimangono però oscuri i mandanti dell'omicidio (per cui Campria non scontò nemmeno la metà della pena prevista) e la verità sulla morte di Tumino, ma sono molte le resistenze a riaprire l'inchiesta. Agostino Fera, Procuratore della Repubblica di Ragusa ha persino offeso di recente la memoria di Giovanni: "I giornali potevano scrivere quello che volevano – ha detto riferendosi all'omicidio di Tumino – i giornali purtroppo hanno causato poi il secondo omicidio (quello di Spampinato, ndt)".
"Assassinato perché cercava la verità", fu il titolo della prima pagina del giornale L'Ora la sera del 28 ottobre. "Nella sua città era accaduto un torbido delitto maturato negli ambienti dell'estrema destra ragusana – scriveva Vittorio Nisticò quel giorno – e Spampinato invece di registrarlo pigramente sulla scorta delle solite veline di polizia si era impegnato ad andare fino in fondo nella ricerca della verità. E' il prezzo del coraggio e della verità ch'è terribilmente alto in Sicilia, per un giornale e per dei giornalisti che intendono compiere il loro dovere rifiutando la regola del lasciar correre e del vischioso compromesso".
Maria Angela Vacanti
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