Pakistan. Intersos: Pochi aiuti, un’occasione mancata


AGI Mondo ONG


Nino Sergi di Intersos si fa portavoce della “mancata solidarietà” denunciata più volte dalle ong presenti nel Paese islamico, dove le aree più remote sommerse sono ancora isolate.


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Pakistan. Intersos: Pochi aiuti, un'occasione mancata

L'Occidente sta perdendo un'occasione unica "per togliere terreno fertile ai produttori di odio", nel Pakistan messo in ginocchio dalle alluvioni. Nino Sergi di Intersos si fa portavoce della 'mancata solidarieta' denunciata piu' volte dalle ong presenti nel Paese islamico, dove le aree piu' remote sommerse sono ancora isolate. "Se cio' che sta avvenendo in Pakistan e' forse il segnale che l'Occidente, con i suoi valori -solennemente affermati ma troppo spesso, non praticati- sta forse esaurendo la sua spinta propulsiva?", scrive Sergi, "catastrofismo, visione miope e riduttiva? Lo spero. Anche se l'atteggiamento delle nostre societa' verso le sofferenze di 15 milioni di persone, in un paese allagato e distrutto potrebbe esserne una tremenda conferma". E ammonisce: "Abbiamo davanti a noi l'occasione per comunicare concretamente in un'area molto problematica per la pace e per lo stesso futuro del mondo, i nostri valori di umanita', solidarieta', convivenza, pace, creando le condizioni per un nuovo e diverso sguardo verso di noi a dispetto di qualsiasi altra affermazione, propaganda e strumentalizzazione. Ma la stiamo stupidamente perdendo". Se fossero arrivati aiuti consistenti, in fretta e fino alle aree piu' remote e isolate, osserva Sergi, "la risposta dei pakistani sarebbe stata (come lo stiamo verificando quotidianamente nei villaggi dove portiamo soccorso) di riconoscenza e di amicizia e durerebbe per decenni nella loro memoria, cancellando la quantita' di odio e di ideologia pseudo religiosa che altri stanno seminando, facendo purtroppo presa". E aggiunge: "C'e' che se la cava, in malafede, confondendo e massificando pakistani con talebani, e talebani con terroristi. Si lascia cosi' libero spazio proprio a queste ultime forze che, sotto altre forme – molto piu' costose e molto meno efficaci – si cerca di combattere. Esse possono cosi' facilmente presentarsi come l'unico riferimento credibile per la gente, anche perche' dello stesso sangue e della stessa religione". Quale dei nostri valori, che tutti continuiamo ad affermare, si chiede Sergi, "puo' permettere che si consideri la sofferenza e il bisogno dei pakistani meno gravi e degni di minor attenzione di quelli degli haitiani terremotati o degli srilankesi, indiani, thailandesi, indonesiani colpiti dallo tsunami? Perche' in quelle occasioni abbiamo visto grande e immediata attenzione e mobilitazione, dalle testate televisive a quelle giornalistiche, dalle compagnie telefoniche alla gente dello spettacolo e dello sport e cosi' via, mentre ora poco si muove? Dove e' la portaerei Cavour, che qui occorreva rimpiazzare con decine di elicotteri per trasportare persone e viveri e con campi di accoglienza attrezzati? Dove e' la Protezione Civile che nelle catastrofi naturali e' la piu' preparata ad intervenire nei primi soccorsi? Dove e' la Politica che in definitiva doveva decidere tutto questo?" Si chiede ancora Sergi: "l'aiuto solidale alla gente bisognosa di un paese islamico come il Pakistan non sarebbe utile al dialogo e alla costruzione di nuovi rapporti umani e quindi anche politici, forse piu' di tanti e spesso inefficaci sforzi diplomatici?". E avverte: "Si sta perdendo un'occasione unica: quella di dimostrare chi siamo e quali sono i valori che guidano le nostre societa'. Un'occasione per togliere terreno fertile ai produttori di odio. Ma forse non ci crediamo piu', noi stessi, ai nostri valori e viviamo la nostra quotidianita' disattenti a cio' che sta cambiando nel mondo, talvolta senza possibilita' di ritorno. Omissioni, disattenzioni, scelte miopi, pregiudizi, ritardi nelle azioni da intraprendere, incapacita' di prevenire, sono ormai una costante dell'azione politica internazionale: la Somalia, tornata alla ribalta in questi giorni, ma gia' l'Afghanistan, sono li' ad indicarci lo sbocco di una simile chiusura mentale".
  Le organizzazioni umanitarie, conclude Sergi, "fanno quello che possono, ora, in Pakistan. Comunque ci sono e, nonostante i rischi che stanno emergendo, continueranno ad esserci. Noi di Intersos ci stiamo coordinando nel network 'Agire' (www.agire.it) per meglio sollecitare la solidarieta' degli italiani e per rispondere con piu' efficacia ai crescenti bisogni in Pakistan. Senza l'eco, ripetuta quotidianamente, dei media, dalle TV alla carta stampata, l'impresa rimane comunque difficile".

Fonte: OngAgiMondo

28 agosto 2010

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