L’indagine sulla bomba a Reggio passa a Catanzaro
Rainews24
Gli atti relativi all’attentato contro l’abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, saranno da questa mattina a disposizione della Procura di Catanzaro, competente ad indagare su fatti che riguardano i magistrati reggini.
Gli atti relativi all'attentato contro l'abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, saranno da questa mattina a disposizione della Procura di Catanzaro, competente ad indagare su fatti che riguardano i magistrati reggini.
La Procura di Reggio Calabria ha disposto in via d'urgenza i primi atti eseguiti dal magistrato di turno presso la Dda reggina competente per territorio ed è in attesa dell'informativa da parte della Squadra mobile che conduce le indagini. Una volta che l'informativa sarà giunta ai pm di Reggio Calabria, nella mattinata di oggi sarà trasmessa ai colleghi di Catanzaro.
Tra magistrati ed investigatori delle due Procure, comunque, i contatti sono in corso già dalla notte scorsa subito dopo l'esplosione dell'ordigno. Lo stesso Procuratore capo della dda catanzarese Antonio Vincenzo Lombardo nella giornata di ieri aveva raggiunto la città dello stretto per rendersi conto di persona della gravità della situazione. Ufficialmente il Procuratore Lombardo era sceso a Reggio per testimoniare la sua vicinanza e solidarietà al collega Salvatore Di Landro, ma quasi
certamente il titolare della procura del capoluogo calabrese, si è fatto un'idea su quanto accaduto incontrando anche gli inquirenti e gli investigatori che si stanno occupando della bomba sotto il portone del pg reggino.
"Un atto gravissimo anche perchè‚ viene rivolto a un magistrato che già in passato ha subito un'intimidazione simile", ha commentato ha caldo Lombardo che poi ha anche aggiunto: "Il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, era impossibilitato a lasciare la città dello stretto e sono sceso io stesso a Reggio, sono stato sul luogo dell'esplosione, ho incontrato il procuratore generale e mi sono recato anche in questura. Naturalmente – ha continuato Lombardo – il tutto è avvenuto informalmente, perchè‚ ancora come Procura non siamo
stati investiti formalmente della questione, ma abbiamo solo ricevuto la notizia".
La Procura di Catanzaro sta gia' indagando sulle due precedenti intimidazioni ai danni di Di Landro: la bomba fatta esplodere il 3 gennaio scorso davanti al portone della Procura generale e la manomissione del pneumatico dell'auto di servizio del magistrato.
Al momento per i due episodi non ci sono stati provvedimenti. I magistrati catanzaresi stanno anche indagando su altre intimidazioni compiute ai danni di magistrati reggini. Tutte le pratiche che riguardano i magistrati reggini sono affidati al coordinamento dell'aggiunto catanzarese Salvatore Murone.
Fonte: Rainews24
27 agosto 2010
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Ordigno esplode sotto casa magistrato Di Landro
Il pm: "Sono sereno ma indignato e continuo il mio lavoro"
“Sereno ma indignato”, così si sente Salvatore Di Landro, Procuratore Generale della Repubblica di Reggio Calabria mentre, uscito di casa, si appresta ad andare a lavorare come fosse un giorno come tanti. Invece nella notte scorsa erano quasi le ore due quando, andata appena via la valida scorta del procuratore, sotto la sua abitazione sita nella centralissima Via Carlo Rosselli n.48 a Reggio Calabria, è esploso un ordigno che ha danneggiato il portone e fatto saltare i vetri della sua abitazione, mentre lui e la moglie erano in casa.
Ennesima intimidazione che si colloca sulla lunga scia che sta trascinando la città e la Calabria in un crescendo di tensione che, a dire dello stesso procuratore, sta personalizzandosi nei suoi confronti, nei confronti cioè di un magistrato che combatte la criminalità con serietà, correttezza e che ha dato dei segnali precisi dall’inizio del suo mandato a Reggio Calabria. Gli stessi segnali che avevano indotto a quell’attentato il 3 gennaio scorso in Procura Generale e poi presumibilmente anche alla manomissione a Reggio Calabria dei bulloni della sua auto blindata nel giugno scorso. Stesso atto fu riservato alla collega Adriana Fimiani. “Questa reazione non doveva esserci – dichiara Di Landro – ma adesso tutto ciò mi spinge ad espletare ancora meglio il mio dovere”.
La miccia corta dell’ordigno lascia intendere che un professionista abbia curato questo nuovo attacco alle istituzioni e che forse, come lo stesso Di Landro ha rilevato, si è trattato di qualcosa di più rispetto a un’intimidazione che avrebbe potuto essere eseguita con modalità molto più blande. Invece l’esplosione è stata violenta ma fortunatamente non ci sono stati danni a persone, ma solo un portone devastato. Un portone devastato e un’altra istituzione calabrese colpita ma non impaurita. Il procuratore Di Landro ha un’idea precisa del perché questa tensione stia crescendo, forse perché questa magistratura calabrese, è forte, unita e serena. “Certo – ha evidenziato – urgono interventi normativi e mezzi che sempre ci inducono ad affrontare difficoltà ma noi continuiamo il nostro lavoro nell’attesa che gli interventi risolutivi arrivino”.
Intanto la Polizia e i Carabinieri indagano. I rilievi della scientifica sono terminati intorno alle ore 4. Già il questore di Reggio Calabria Carmelo Casabona, i dirigenti Diego Trotta, il magistrato di turno Danilo Riva, e il procuratore aggiunto della DDA reggina Nicola Gratteri si sono già recati nella notte per incontrare Di Landro. Ma intanto la lista delle intimidazioni in Calabria si allunga. Di seguito una ricostruzione dai fatti più recenti
A luglio, sul parabrezza della automobile del procuratore capo di Palmi, Giuseppe Creazzo, viene trovato un proiettile. Nel maggio 2010 al procuratore Capo Giuseppe Pignatone viene recapitata una busta con proiettile 7.65; solo una settimana prima il secondo avvertimento rivolto al sostituto procuratore della DDA Giuseppe Lombardo nel giro di pochi mesi. Questi sono solo i più recenti fatti intimidatori che stanno scandendo la cronaca di questo insolito 2010. Impegnato in inchieste cardine come "Bellu lavuru", contro le cosche joniche di Africo Nuovo, come "Testamento che ha assestato colpi duri al clan Libri, come le indagini sui grandi boss, Pasquale Condello “il supremo” e Giovanni Tegano, il procuratore Lombardo è stato minacciato di morte con una missiva in cui si leggeva "Sei un uomo morto. Un cadavere ambulante" si leggeva nella lettera in questione che riporta il timbro di smistamento di Lamezia Terme. La procura di Catanzaro indagava per far luce sul fatto, mentre saliva il numero degli avvertimenti rivolto alla magistratura coraggiosa, ai giornalisti indipendenti, agli amministratori rigorosi. Cresceva, infatti, il clima di forte tensione quello che continua a caratterizzare la Calabria in questo 2010.
La bomba posizionata all’ingresso della Procura solo qualche giorno dopo Capodanno, poi l’autovettura “armata” sulla strada verso il l’aeroporto “Tito Minniti” in occasione della visita di Giorgio Napolitano in riva allo Stretto. Quindi le prime minacce in questo 2010 al procuratore Giuseppe Lombardo, cui era stata recapitata una pallottola, ancora le minacce sui muri di Vibo Valentia dirette al procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, proveniente dalla DDA di Catanzaro, quelle già ricevute dal pm Marisa Manzini, e la lettera con proiettile ad Antonio De Bernardo, pubblica accusa nei procedimenti “Gebbione”, contro la cosca Labate di Reggio Calabria, “Ramo spezzato”, contro il clan Iamonte di Melito Porto Salvo e anche pubblico ministero nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, giovane imprenditore assassinato a Siderno il 24 maggio del 2005. Una scia di intimidazioni che seguono il messaggio pervenuto lo scorso febbraio sul sito del trisettimanale “Il Crotonese” nel quale si minacciava di morte il sostituto procuratore della Repubblica di Crotone Pierpaolo Bruni, già titolare delle delicate inchieste sulle ex-Pertusola. Una scia di avvertimenti alla magistratura che evidentemente, sotto la guida del procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, opera in misura sempre crescente e incisiva nell’attività di contrasto al crimine organizzato. Qualcosa non va come dovrebbe per la ndrangheta o per chissà chi; questo, nonostante la tensione e pericolo, ed è il segno drammaticamente necessario verso il cambiamento. Si spera, ancora, tuttavia, di aver imparato tutti qualcosa da un passato mai troppo passato di sangue e di stragi.
Fonte: Liberainformazione
26 agosto 2010