La crisi “blocca” gli immigrati: calo del 6% nei paesi Ocse
Redattore Sociale
International Migration Outlook: il numero di quelli arrivati nel corso del 2008 nei 31 paesi membri è stato di 4,4 milioni. I primi dati riguardanti il 2009 fanno pensare a un decremento ancora più importante.
BRUXELLES – L’attuale crisi economica fa sentirei propri effetti anche sulle migrazioni, che hanno subito un calo del 6% nei paesi dell’Ocse (Organizzazione per la crescita e lo sviluppo economico). A rivelarlo l’International Migration Outlook che l’organizzazione pubblica annualmente. La causa: la diminuzione dell’offerta di impiego, soprattutto in edilizia e turismo. Secondo i dati raccolti dall’Ocse, il numero di migranti giunti nel corso del 2008 nei 31 paesi membri è stato di 4,4 milioni. Un’inversione di tendenza rispetto all’ultimo quinquennio, in cui questo numero era cresciuto con una media dell’11%. I primi dati riguardanti il 2009 suggeriscono un decremento ancora più importante.
Secondo l’Ocse il calo riflette in modo diretto la diminuzione dell’offerta di impiego nei paesi membri. Gli immigrati hanno subìto la crisi in modo drastico, in particolare i più giovani tra loro. I migranti infatti lavorano per lo più in settori duramente colpiti, come l’edilizia e il turismo, ma il loro tasso di disoccupazione è cresciuto maggiormente rispetto a quello dei loro omologhi autoctoni. È stato inoltre rilavato che diversi immigrati stanno tornando nel loro paese d’origine in seguito alla perdita dell’impiego. In alcuni paesi Ocse si è registrato invece un aumento dei tassi di occupazione tra le donne immigrate, che compensano in questo modo la perdita di reddito derivante dalla disoccupazione del coniuge.
Secondo l’Ocse, le economie dei paesi membri continueranno ad avere bisogno del lavoro dei migranti per mantenere crescita e prosperità: per questa ragione l’Ocse invita i governi dei paesi membri a compiere ogni sforzo possibile per assistere gli immigrati che hanno perso il lavoro, e per garantire loro gli stessi diritti a sostegno della disoccupazione dei lavoratori locali, fornendo al contempo supporto per la ricerca di un nuovo impiego e per ricevere una formazione che li aiuti nell’integrazione.
Secondo l’Ocse, è anche necessario che i governi attuino politiche sull’immigrazione a lungo termine, in quanto senza l’apporto di forza lavoro straniera le economie dei paesi membri non avrebbero i mezzi per mantenersi sugli attuali livelli di produttività: senza tassi di migrazione, l’Ocse prevede che la popolazione in età lavorativa nei paesi membri aumenterà solo del 1,9% nei prossimi 10 anni, un dato che contrasta con l’incremento dell’8,6% della popolazione in età lavorativa registrato tra 2000 e 2010. L’Ocse invita infine i governi a investire sull’integrazione e a incentivare la naturalizzazione dei migranti in diritto di chiedere la cittadinanza del paese ospitante, riducendo eventualmente ostacoli quali il divieto alla doppia nazionalità e criteri di ammissibilità eccessivamente restrittivi.
Fonte: Redattore Sociale
12 luglio 2010