Soldati a casa o senza paga? I soldi per gli Hobbit di stato
Andrea Fabozzi
Difesa – Si taglia tutto e si licenzia, ma si trovano 20 milioni per la mini-naja.
Non è un refuso, ma una delle rarissime voci di spesa rispetto a una manovra costruita sui tagli e sui risparmi. Al terzo tentativo, la mini-naja organizzata dal ministro della difesa Ignazio La Russa sul modello dei campi Hobbit dei giovani missini si avvia a fare il passo decisivo. La legge che a dispetto degli annunci del governo languiva in commissione è stata promossa, sono stati trovati i fondi per portare ogni anno cinquemila ragazze e ragazzi nelle caserme a familiarizzare con armi e divise. In un contesto di tagli – i Cocer di tutte le forze armate terranno stamattina una conferenza stampa di protesta – la mini-naja sottrae fondi agli stipendi dei soldati a vantaggio di quindicimila entusiasti della vita militare selezionati da La Russa e dalla collega di governo ministra della gioventù Giorgia Meloni.
Tra i 18 e i 30 anni, idonei all'attività sportiva agonistica, senza precedenti penali, lontani dall'alcol e dalle droghe: queste le caratteristiche fondamentali dei mini-coscritti. Alla selezione finale provvederà il ministero tenendo conto anche della parentela con militari in servizio. Durante le tre settimane del corso la disciplina sarà quella militare ma depositando apposita cauzione chi lo desidera potrà portarsi a casa la divisa e gli accessori come souvenir. Le armi probabilmente no. Nel 2010 il tutto costerà 6 milioni e 600mila euro, compresi 170mila euro per «visite in località storico-militari». Nei tre anni il costo totale si aggira sui venti milioni. La precedente manovra finanziaria aveva tagliato di un miliardo e mezzo i fondi per la difesa, questa manovra taglia 700 milioni per le spese generali più altri 340 milioni per il reclutamento. L'esercito italiano continua ad essere fondato sui precari. Quasi un soldato su due ha un contratto a termine e può essere licenziato anche dopo cinque, sei anni di ferma. Non ci sono soldi.
A conti fatti, nei prossimi tre anni mentre i 1.500 selezionati da La Russa sperimenteranno la vita di caserma, 3.000 militari in ferma breve, anche reduci da missioni all'estero, saranno licenziati. E circa il doppio, i più fortunati che saranno ammessi alla ferma permanente, tra loro reduci dal Libano, dai Balcani e dall'Afghanistan, conserveranno lo stipendio da precario, tra i sette e gli ottocento euro al mese (al netto delle missioni, non per nulla richiestissime). È questo il risultato della norma contenuta nella manovra che blocca gli aumenti legati alle promozioni. La differenza tra lo stipendio da precario e lo stipendio regolare (circa 1.300 euro) comprensiva di contributi e moltiplicata per il numero di soldati che vinceranno il concorso equivale più o meno al costo della mini-naja di La Russa.
Nella manovra ci sono anche altri tagli alla difesa ben diversi dai risparmi negli investimenti per le armi, tagli che ricadono direttamente sul personale. C'è per esempio una norma che stabilisce l'adeguamento al costo di mercato del canone degli alloggi militari per gli ufficiali e sottufficiali ai quali non sono riconosciute le esigenze di servizio. Si tratta però di seimila famiglie che in base a una legge conservano il diritto all'alloggio con canone agevolato. In un documento dello stato maggiore – Obiettivo nove – è spiegato bene che l'intenzione è quella di cacciare per morosità questi inquilini. Recuperando case da assegnare a discrezione dei comandi. Il senatore del Pd Gianpiero Scanu ha spiegato come si tratti di una falso risparmio: nell'immediato la difesa perderebbe le entrate degli affitti, dovrebbe spendere per sistemare questi alloggi, e finirebbe per assegnarli a titolo quasi gratuito (un militare in servizio paga intorno ai cento euro al mese). Tutto questo mentre la difesa mantiene quattromila alloggi sfitti.
Resta l'ultima domanda: con la mini-naja La Russa ha anche altri obiettivi oltre a quello della «diffusione dei valori e della cultura della pace e della solidarietà internazionale tra le giovani generazioni», così come dichiarato all'articolo 1 del disegno di legge originario?
Due le risposte possibili. La prima è che il ministro vuole coltivare il bacino elettorale delle associazioni d'arma. È previsto infatti che dopo soli 21 giorni di mini-naja i volontari potranno iscriversi a quelle compagnie che radunano gli ex appartenenti alle forze armate e che in genere vengono coinvolte nelle operazioni di protezione civile. Un'altra spiegazione possibile è che con una prossima legge i partecipanti ai campi La Russa-Meloni verranno gratificati con un titolo di preferenza nei concorsi per la ferma breve. Il campo Hobbit di stato diventerebbe così uno strumento per selezionare i futuri soldati. Una faccenda più seria.
Fonte: il Manifesto
6 luglio 2010