La Turchia alza il tiro con Israele, Netanyahu da Obama


Rainews24


Israele non chiederà mai scusa per il raid contro la flotilla turca che trasportava aiuti umanitari a Gaza. Lo ha ribadito un comunicato dell’ufficio del premier Benjamin Netanyahu dopo che il governo turco ha chiuso gli spazi aerei ai voli miliari israeliani e ha minacciato di troncare le relazioni con Israele.


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La Turchia alza il tiro con Israele, Netanyahu da Obama

Israele con chiederà mai scusa per il raid contro la flotilla turca che trasportava aiuti umanitari a Gaza. Lo ha ribadito un comunicato dell'ufficio del premier Benjamin Netanyahu dopo che il governo turco ha chiuso gli spazi aerei ai voli miliari israeliani e ha minacciato di troncare le relazioni con Israele.

Poco prima il ministro degli Esteri turco Ahmet Davotoglu aveva minacciato la rottura dei rapporti con Israele se non giungeranno le scuse per il raid contro la Freedom Flotilla, in cui morirono nove attivisti turchi. Davotoglu aveva avuto la scorsa settimana un incontro segreto con il ministro israeliano dell'Industria Benyamin Ben Eliezer nel tentativo di ricucire i rapporti fra i due paesi.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu parte oggi per Washington dove domani sarà ricevuto dal presidente Barack Obama. Un incontro che dovrà 'riscaldare' e possibilmente sciogliere il gelo tra due leader divisi da profondi contrasti in tema di processo di pace con i palestinesi. Per Israele il mantenimento degli intimi rapporti di
alleanza con la superpotenza americana è una vitale necessità strategica, tanto più in un momento in cui il suo isolamento internazionale appare più profondo.
Sull'agenda, oltre al programma nucleare iraniano – per Israele questione prioritaria – ci saranno soprattutto la situazione a Gaza e il futuro del processo di pace con i
palestinesi. Ma anche, inevitabilmente, i rapporti sempre più tesi con la Turchia, alleato irrinuniciabile per Washington in seno alla NATO.

La necessità di preservare il sostegno Usa potrebbe obbligare Netanyahu a acconsentire alla prevedibile richiesta di Obama di proseguire il congelamento dei progetti edili negli insediamenti ebraici cisgiordani a Gerusalemme Est, che scade il
26 settembre e che era stato deciso lo scorso novembre per incoraggiare i palestinesi a riprendere i negoziati di pace. Una necessita' che si scontra pero' con quella politica di preservare la coalizione di governo lacerata sulla questione
degli insediamenti tra le pressioni degli alleati di estrema destra per la fine della moratoria e quelle di segno opposto dei laburisti che chiedono pure al premier una coraggiosa politica di pace e minacciano altrimenti di passare all'opposizione. Oggi il quotidiano israeliano Haaretz rivela che sono pronti i piani per la costruzione di altri 2700 alloggi ebraici nei territori palestinesi, con i cantieri da aprire dopo al termine del congelamento delle colonie concrodato con gli Usa.

Davanti a queste contrapposte esigenze il premier, i cuispazi di manovra si sono ristretti, ha finora evitato di dare chiare risposte e di impegnarsi in un senso o in un altro. Netanyahu è intanto riuscito a sventare un'iniziativa della destra che intendeva legargli le mani sulla questione degli insediamenti conferendo al Knesset, mediante una proposta di legge, il potere di veto a un loro congelamento imposto dal governo. La proposta è stata bocciata.

Fonte: RaiNews24

5 luglio 2010

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