20 giugno: Giornata Internazionale del Profugo
Valeria Collevecchio
Nel 2009 il Governo italiano ha siglato un accordo con la Libia: chi arrivava a Lampedusa veniva rispedito a Tripoli. In una lettera un gruppo di profughi eritrei denuncia: non abbiamo avuto la possibilità di richiedere il diritto d’asilo.
Siamo eritrei, fuggiti da un paese dove non c’è libertà. Abbiamo attraversato il Sahara, molti di noi sono morti di stenti nel deserto. Il 27 giugno 2009 siamo partiti dalla Libia con un canotto di gomma in settantasei, con nove donne e tre bambini, non avevamo idea di quanto durasse il viaggio, non abbiamo portato acqua e cibo a sufficienza, siamo rimasti giorni e giorni in mezzo al mare senza mangiare. Dopo tre giorni siamo arrivati in Italia, a 15 miglia da Lampedusa. Alle 5.20 del mattino una nave ci ha affiancato, pensavamo di essere in salvo, ma purtroppo non era così. Ci hanno trasferito sulla nave, ma ci hanno dato solo acqua. Ci fecero credere che ci avrebbero portato in Sicilia, ma si mossero in direzione opposta per 12 ore durante la notte. Quando lo abbiamo capito, molti di noi urlavano, piangevano, supplicavano, ma non è servito a nulla. Il primo luglio alle 8.30 di mattina gli italiani ci hanno sbarcato in Libia con le mani legate dietro la schiena, dove siamo rimasti prigionieri per più di venticinque giorni. E’ stato veramente un miracolo se non siamo impazziti. Ci hanno portato in un campo dove abbiamo sofferto torture, malnutrizione, malattie, finché l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ci ha visitato e ci ha fatti uscire. Ora siamo a Tripoli, in trappola, non abbiamo casa, siamo perduti, reietti. Vi chiediamo soltanto aiuto.
Servizio di Valeria Collevecchio
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Fonte: Tg3
20 giugno 2010