Al Premio Ilaria Alpi la guerra a Gaza e il lavoro dei free lance
Floriana Lenti
Proiezione del video “Gaza. Guerra all’informazione”. Flavio Lotti: “si coglie la difficoltà del giorno dopo”.
“Gaza, guerra all’informazione” è il titolo del video finalista di Anna Maria Selini. Trenta minuti per tracciare il quadro di come i media hanno raccontato la guerra nella Striscia. La proiezione, in occasione del Premio Ilaria Alpi ha visto la partecipazione dell’autrice e di Flavio Lotti coordinatore della Tavola della pace. E’ emerso come sia stato “naturale” e allo stesso tempo difficile filmare l’assedio. I palestinesi avevano le telecamere e le hanno accese per strada, rimanendo obiettivi, riprendendo gli avvenimenti, spesso restando lontani dalle loro famiglie per interi giorni con il rischio di ritornare a casa e non trovare più nulla, ma ponendosi come obiettivo principale quello di informare il mondo intero su quello che stava accadendo. Anna Maria Selini, free lance, ha spiegato come l’idea di questo video sia nata prima della partenza per Gaza durante la lettura del testo di Michele Giorgio corrispondete a Gerusalemme per il Manifesto. La giornalista autrice ha prodotto le interviste in poco tempo ed ha potuto acquisire le loro immagini gratuitamente, senza chiedere nulla in cambio, nonostante molte immagini siano state difficili da girare, rare e costose (per esempio carrellate che riprendono volti di militari israeliani su carrarmati). Il lavoro della tv Ramattan è stato arduo, rilanciato da Al Jazeera, Cnn e altre tv e agenzie internazionali, dopo la scelta di cederlo in chiaro che ha portato al fallimento della testata. Flavio Lotti ha sottolineato come sia raro avere testimonianze di cosa significhi nascere, crescere e vivere a Gaza, nel video "si coglie la difficoltà del giorno dopo. Le parole nella diplomazia internazionale sono importanti, ma non sufficienti. Il papa da Cipro non ha usato mezzi termini e ha parlato del fatto che se non ci sarà un intervento deciso da parte della comunità internazionale, ci sarà un nuovo bagno di sangue. Adesso, cosa accadrà ancora? Chi ci sarà in quei luoghi a raccontare la storia? Sono quesiti da porre ai sindacati dei giornalisti, che in questo periodo dibattono sulle intercettazioni, e credo che sono i free lance la chiave del futuro”. Eppure, ha incalzato Anna Maria Selini, la Freedom Flotilla ha dimostrato come i free lance facciano paura e come dunque siano ostacolati.
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18 giugno 2010