Pace vuol dire… cittadinanza attiva
Valentina Difato, Reporter di pace
Centinaia di cartoline, lungo il corteo, testimoniano l’impegno dei cento giovani che cambieranno l’Italia: la rete è in marcia.
Ventisei anni, zainetto in spalla, spirito coinvolgente. “Questa è la mia storia, vuoi leggerla?”. Lo incontro nella piazzetta di Ospedalicchio di Bastia Umbra, tra striscioni e bandiere arcobaleno, una cartolina parla di sé: Roberto è un ragazzo di 26 anni e viene da Lecce. È il portavoce di CulturAmbiente, un’associazione concretamente impegnata nella salvaguardia dell’ambiente e nello sviluppo del territorio. Dalla raccolta differenziata alla green economy, con la sua associazione cerca soprattutto di sensibilizzare i cittadini su tematiche legate a questi problemi e ai fenomeni sociali.
A.R., invece, difende i diritti umani in Iran. Dopo la contestata elezione presidenziale e la sua presa di posizione a favore dei candidati dell’opposizione ha dovuto lasciare il suo Paese, perché minacciato di arresto, torture e pena di morte. Per questo motivo nella cartolina che racconta questa storia, il suo nome è nascosto. Ha organizzato diverse manifestazione pacifiche per chiedere al presidente più attenzione verso le richieste della popolazione femminile iraniana, ma, lì, quasi tutte queste voci sono state represse.
Dall’Italia all’Iran, partendo dai nostri territori e provando ad accogliere le persone che provengono dai Paesi di guerra, le storie da raccontare sono tante. Roberto e A.R. sono solo due dei cento giovani che cambieranno l’Italia: le loro biografie sono raccolte su alcune cartoline che vengono distribuite lungo i 24 km che separano Perugia da Assisi.
Lanciata dalla Ong Terra del Fuoco, l’iniziativa, che va sotto il nome “Le 100 storie. I giovani che cambieranno l’Italia”, si è consolidata nei giorni precedenti alla marcia, durante i lavori del Forum della pace. Camminare insieme, credere insieme, ma soprattutto costruire insieme.
Sotto il segno di una cittadinanza attiva, queste cartoline hanno testimoniato la dedizione e l’impegno di giovani che, nelle proprie realtà, si impegnano concretamente a perseguire i valori di giustizia, di solidarietà, di nonviolenza, di pace, di responsabilità e di libertà. Per ogni cartolina una storia diversa, una testimonianza di impegno da raccogliere che alimenta la grande enciclopedia dei giovani operatori di pace.
“Il fatto di mettere insieme tutte queste belle storie – afferma Oliviero Alotto, portavoce di Terra del Fuoco – è nato da un doppio bisogno: rinnovare la Perugia Assisi, ma soprattutto unire e far incontrare le esperienze di una generazione che vuole dare un nuovo volto alla politica e alla società civile ”.
Un vero e proprio network di realtà giovanili impegnate a costruire un mondo più attento al prossimo e più rispettoso dei diritti. Volontariato, associazionismo, terzo settore, mondo dell'impresa, amministratori, migranti, seconde generazioni: ad essere chiamata in causa è una grossa fetta della società responsabile di oggi, i giovani. Non una rete formale, ma un gruppo di persone che perseguono un obiettivo, capaci di partire dalle piccole storie ed unirsi nella grande maglia di un mondo possibile.
“Ci piacerebbe che la Perugia Assisi – continua Oliviero – diventasse un incubatore di idee da cui ripartire. Vorremmo che la Marcia della pace non fosse solo un occasione per manifestare ma un punto di partenza da cui provare a ricostruire un tessuto sociale vivo e pronto a reagire alla crisi che stiamo vivendo, fatta prima di tutto della mancanza di un’etica condivisa”.
In vista della costruzione di questa rete seguiranno incontri e appuntamenti che confluiranno in uno spazio virtuale, un blog o un sito, dove poter far nascere, quotidianamente, un confronto e un dialogo continuo.
Una sfida: coinvolgere diverse realtà e costruire una rete solida, capace di dialogare con la politica, di mettersi in discussione e di continuare a reagire alle mafie, alla censura e alla violazione dei diritti per costruire un mondo basato sulla pace.
E noi vogliamo ancora continuare a leggere queste storie, racconti ancora da scrivere, in grado di aggregare realtà e persone che sapranno fare della cittadinanza una parola chiave del loro operare.
Valentina Difato, Reporter di pace