Contro la crisi: ossigeno ai comuni


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Bersani: “I Comuni di fronte alla crisi debbono essere considerati la medicina e non la malattia”.


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Contro la crisi: ossigeno ai comuni

"Il partito delle autonomie siano noi, la Lega non ha inventato nulla, solo le ronde". Pier Luigi Bersani rivendica così la difesa dell'autonomia degli enti locali in un convegno milanese nell’ambito della giornata di mobilitazione nazionale del PD per gli enti locali ‘Sveglia! Diamo ossigeno ai comuni’ che ha visto intervenire tra gli altri oltre Bersani a Milano e Bologna, Enrico Letta a Padova, Nicola Zingaretti a Roma, Umberto Ranieri a Potenza, Claudio Martini a Perugia.
Il Pd ha scelto di organizzare una manifestazione in piazza "con i sindaci in nome della crisi, perché i Comuni di fronte alla crisi debbono essere considerati la medicina e non la malattia" spiegano Bersani e Davide Zoggia, responsabile Enti Locali nella segreteria PD.

E il segretario del PD non ha risparmiato le rasoiate contro la Lega: "Dai leghisti abbiamo solo il federalismo della chiacchiere, lo usano solo come un pretesto. Il federalismo è un tema politico di assoluto rilievo che viene strumentalizzato per diventare una battaglia ideologica. Ogni reale esigenza delle autonomie è stata tradita, da questo punto di vista non è mai stato peggio di così. La Lega ha preso in ostaggio e ha usato come scudo umano il tema delle autonomie, strumentalizzandolo per battaglie ideologiche, dando fondo ai temi del territorio e facendo leva su un messaggio di chiusura rispetto alle paure del mondo”.

Proprio a Milano il leader del PD denuncia come “il governo sostenuto dalla Lega ha dato soldi a Catania, a Taranto, a Palermo e hanno tolto 300 milioni dalle Pmi per metterli su Alitalia. Non possono raccontarci che gli asini volano. La cosa bella – ha proseguito – è che la la Lega dice 'Se non ci danno il federalismo…'. Ma chi deve darvelo se siete voi al governo? La verità è che non hanno in mente uno straccio di idea Parlano del federalismo demaniale, però non ci fanno mai vedere una tabella, un numero, solo davanti ad una tabella con i veri numeri si può fare una vera discussione".

Senza tabelle già parla di una grande fregatura Giuseppe Fioroni : "Trasferendo 3 miliardi e 700 milioni di euro di immobili e proprietá dallo Stato agli enti locali ci vogliono far credere che si tratti di una cessione di diamanti, invece si tratta di pezzi di vetro, perchè Comuni e Province dovranno farsi carico degli oneri di manutenzione di quei beni senza poterli alienare nè impiegare per investimenti a causa del patto di stabilitá".

Attualmente a Regioni ed enti locali i provvedimenti del Governo prevedono di togliere in tre anni 17,5 miliardi di euro, oltre a misure che aggravavano la domanda di servizi (taglio del Piano casa, taglio del Fondo sociale), e ne inibiscono il reperimento di risorse compensative.
"Il Pd – ha annunciato Stefano Fassina – presenterá quindi una proposta di legge di iniziativa popolare, in cui si chiede innanzitutto l'attuazione del federalismo fiscale per accrescere l'autonomia finanziaria degli enti locali e la responsabilitá degli amministratori. Chiederemo la modifica degli obiettivi e delle regole del patto di stabilitá, per sostenere la spesa per investimenti, premiare i Comuni virtuosi, e sostenere quelli piú piccoli".

Sempre sul patto di stabilità si torna, perche oggi punisce i sindaci, ma lo si dice troppo poco. Invece, come ribadisce Bersani, occorre “puntare sui comuni e sugli enti locali, è fondamentale. Da due anni proponiamo di investire su di un grande piano di opere a livello comunale che avrebbe il vantaggio di essere subito operativo e dare fiato alle Pmi. Il governo ha sempre risposto negativamente e sul tema delle autonomie non hanno inventato niente. I leghisti hanno accettato che i soldi venissero investiti per le grandi opere come il Ponte sullo Stretto invece di investirli nelle piccole opere sui territori. Credo che aver abolito una politica di investimenti che solo i Comuni possono attivare, e avere indebolito il Fondo sociale ci abbia un pò disarmato di fronte alla crisi. Quindi bisogna ripartire da lì e non far piovere sempre sul bagnato”.

"Non c'è Roma ladrona, ci sono dei ladroni e temo che siate seduti vicini – così Pier Luigi Bersani si è rivolto ai leghisti nel corso dell'assemblea dei sindaci e degli amministratori democratici – la Lega era nata come partito antiburocratico e per la moralizzazione della vita pubblica. Adesso sono nel governo Berlusconi, si prendano le loro responsabilità. La verità è che non ci sono mele marce, è marcio tutto il cestino. Si tengono le lungaggini burocratiche ma con il sistema degli appalti sono state derogate tutte le norme comunitarie per creare una situazione di comodo che ha determinato fatti gravi di corruzione. Crediamo che questo non costi all'erario? Cerchiamo di fare una manovra con un pò di equità e attenta alla crescita”.

“Credo che su quanto successo con l'abolizione dell'Ici occorra una riflessione che vada oltre le conseguenze sulla popolarità: l'Ici non è un tabù". Enrico Letta, vicesegretario del Pd, commenta così la crisi patita dai comuni a causa del patto di stabilità: "Senza Ici ai comuni a cascata deriva un taglio dei servizi ai cittadini. Se vogliamo che non vengano ridotti ulteriormente i servizi scolastici, sociali e altri fondamentali per i cittadini, è necessario e non più procastinabile una riflessione sul patto di stabilità e sulla capacità impositiva delle amministrazioni comunali”. Questa ultime, ha aggiunto, "sono le piú vicine ai cittadini e quindi in prima linea nell'arginare gli effetti sociali della crisi. Allora cambiamo il patto di stabilità per ridare subito ossigeno ai Comuni. E facciamolo adesso, senza altri rinvii alle mitiche scadenze del federalismo fiscale". E' questa l'indicazione che da Padova, nella giornata nazionale di mobilitazione del Pd su questo tema, hanno lanciato il vicesegretario nazionale del partito Enrico Letta, il segretario regionale Rosanna Filippin, il capogruppo in Consiglio regionale Laura Puppato e numerosi amministratori veneti del Pd.

"Alla vigilia di una manovra che si preannuncia pesante – ha messo in guardia Letta – qualcuno potrebbe pensare che la revisione del patto di stabilitá sia una proposta fuori tempo. E' vero il contrario. Negli ultimi anni, nessun comparto del settore pubblico ha contenuto la spesa come i Comuni. Oggi tocca ad altri fare la propria parte. E occorre che maggiori risorse e spazi di manovra siano lasciati a chi, sul territorio, da un lato fa fronte ai bisogni sociali delle famiglie colpite dalla crisi, dall'altro può rilanciare la domanda e il lavoro per le imprese”.

Anche il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani è convinto che "bisogna cambiare questo patto di stabilitá e renderlo piú in grado di favorire le politiche di investimento", ma allo stesso tempo per lui la prioritá è "avere chiarezza sullo stato dei conti pubblici".
Errani dal palco in piazza del Nettuno a Bologna durante la manifestazione del Pd ha proposto come prima cosa da fare "una grande operazione di trasparenza, con il Governo che si presenta in Parlamento e, al confronto con Regioni ed Enti locali, ci dice come siamo messi sui conti pubblici". In piú, di fronte ai conti, bisogna sapere "cosa si deve e cosa si può fare per contrastare la crisi e nello stesso tempo dare soliditá e certezze ai conti della Repubblica italiana. Penso che sia arrivato il momento di chiarezza e politiche concrete".

Errani ha inoltre ribadito il suo 'no' al patto di stabilitá definendolo un danno per il Paese perchè "con la logica dei blocchi lineari si penalizzano i Comuni virtuosi e si favoriscono quelli con gestioni allegre". Infine per quanto riguarda la situazione dell'Emilia-Romagna, il presidente ha annunciato: "Partiremo con una legge sul patto di stabilitá interno che riguardi tutte le istituzioni, Comune, Provincia e Regione, rendendo piú flessibile e intelligente il patto e svolgendo in questo senso un ruolo federalista".

Ben diverso da quello voluto da Bossi: "Questo federalismo, amici della Lega, tenetevelo – ha scandito – non ci interessa, ne vogliamo uno serio e siamo pronti a discutere". Errani ha infatti suggerito di mettersi attorno a un tavolo: "Discutiamo seriamente – ha aggiunto -e ciascuno si assuma le proprie responsabilitá ma smettiamo di fare demagogia. Nella propaganda tutti vogliono il federalismo fiscale ma è nella sostanza delle politiche vere che bisognerá farlo", ha detto citando a mò di esempio la difficoltá di stabilire un costo standard sulla risposta agli asili nido nelle varie regioni.
Errani ha ricordato che in Emilia-Romagna questa risposta è attorno al 30,8% mentre in Italia è del 9%. "Allora qual è il costo standard? Se è il 20% per noi significa che bisogna aggiungere tasse. Questo federalismo non mi piace", ha concluso.

Stessi toni dalla segretaria del PD Veneto Rosanna Filippin: "Ci sono Comuni virtuosi – ha sottolineato – che non possono nemmeno spendere le risorse che hanno in cassa e Comuni non virtuosi a cui il governo, con il consenso della Lega, continua a offrire salvagenti e condoni".

Il federalismo-clava dal sud al nord.
Anche Umberto Ranieri, presidente del forum Progetto Mezzogiorno del Pd, intervenendo a Potenza ha ricordato come al sud “si è determinato un insostenibile divario tra l’esigenza da parte dei comuni di fornire servizi essenziali ai cittadini e le risorse che si vanno sempre più riducendo per tagli e riduzione dei trasferimenti ai comuni da parte del governo centrale. La legge Finanziaria del 2010 ha bloccato ogni forma di autonomia impositiva, ha tagliato le risorse per la sicurezza e per la scuola dell’obbligo e non ha restituito ai comuni quanto dovuto in seguito all’abolizione dell’Ici. Ecco perché occorre cambiare le politiche del governo verso le autonomie locali. Il Pd ritiene indispensabile la modifica degli obiettivi e delle regole del patto di stabilità per sostenere la spesa per investimenti, favorire politiche di coesione sociale e premiare i comuni virtuosi”.
E Ranieri vede nel federalismo “la sfida di un’occasione di autogoverno da parte delle popolazioni meridionali. La verità è che il governo su questo terreno si muove un modo confuso e pasticciato e c’è chi innalza la bandiera del federalismo solo per farne uno strumento di divisione del Paese. Contro questa linea di condotta del governo il Pd condurrà una forte battaglia”.

"Pretendiamo che la parola federalismo abbia una declinazione vera e non di propaganda, da attuare in un disegno che conserva l'unitá e la solidarietà nazionale". afferma il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio. "Diversamente dalla Lega Nord, che fa il partito di governo a Roma e il partito di lotta in periferia, il Pd – afferma il sindaco reggiano- ha una faccia sola. Siamo amministratori responsabili nelle nostre cittá, spingendoci a colmare le lacune del governo quando colpiscono i cittadini, come nell'organizzazione dei rientri pomeridiani scolastici, ma continuiamo a pretendere che sia lo Stato a fare lo Stato, anche se amministrato da una forza politica diversa da noi".
Delrio ricorda come il Pd propone “il sostegno ai piccoli Comuni, il reintegro del fondo per le politiche sociali".
Anche Roberto Reggi, sindaco Pd di Piacenza, ultimo lembo di Emilia ai confini della Lombardia, dove la Lega ha superato il 20% denuncia la “schizofrenia” del Carroccio che protesta insieme ai sindaci Pd per i tagli ai municipi e poi a Roma “i tagli li vota tutti”.
A l’Unità Reggi racconta come “Venerdì qui a Piacenza i leghisti hanno fatto la buffonata delle crociate, con le croci e gli spadoni, mancava solo lo scolapasta in testa. Ecco, allora io sto pensando di andare oggi a manifestare a Bologna con lo scolapasta in testa, magari così qualcuno si accorge dei nostri argomenti…”.

“Ma insomma”, protesta Reggi, “qui da noi un terzo della forza lavoro tra i 25 e i 35 anni è composta da stranieri: se sparissero in un colpo non potremmo più produrre e pagare le pensioni, questa è la verità”. E il Pd che deve fare? “Dobbiamo continuare a lavorare pazientemente sull’integrazione, ma fare qualcosa sulla comunicazione, trovare slogan efficaci come i loro ma in positivo: se la Lega tira fuori il peggio che c’è in ognuno di noi noi dobbiamo tirare fuori il meglio e ce la possiamo fare, perché abbiamo tanti amministratori capaci di fare integrazione e di avere la mano ferma con chi arriva per delinquere…”.

E le proposte? “Vogliamo che il governo restituisca i 350 milioni dell’Ici 2008 che ancora non ci sono e i 200 milioni per il sostegno per anziani e disabili". Spiega Reggi: “Noi Comuni stiamo contribuendo in modo rilevante alla riduzione della spesa pubblica, con centinaia di milioni di risparmi, a differenza delle Regioni e dei ministeri. E invece l’accanimento è tutto su di noi, e ci sta affamando. Ma poi i cittadini, quando mancano i servizi sociali, vengono a chiedere conto ai sindaci. Vogliamo fare pressione sul governo perché sblocchi le risorse che ci spettano”.

"Bisogna modificare e rivedere il Patto di stabilitá, e non perchè gli enti locali siano spendaccioni: bisogna entrare nel merito ed uscire dalla follia" ha spiegato Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, durante il convegno del Pd sulla crisi e gli enti locali.
Ci sono, ha spiegato il presidente, "enti che non possono investire, anche se ne hanno la possibilitá, a causa di regole stupide, mentre amici di amici di amici vengono inondati di milioni e assecondano una politica di spesa scellerata. Chiediamo- ha concluso Zingaretti- di poter investire di piú per i cittadini ma attraverso il merito, sbloccando i fondi solo agli enti piú virtuosi".

Anche Claudio Martini, presidente del Forum Politiche Locali, chiede di modificare il patto di stabilità “senza venir meno al rigore finanziario e attuando una strategia di sviluppo reale”.

Martini ha partecipato oggi a Perugia ad un seminario del Pd dove è stata presentata la proposta di legge di iniziativa popolare per chiedere l'attuazione del federalismo fiscale. Nel suo intervento Martini ha ricordato che "il peggio della crisi deve ancora arrivare e per questo – ha detto – c'è bisogno di fiducia su una ripresa vera. Il Pd – ha spiegato l' ex presidente della Regione Toscana – non chiede l'abolizione del patto di stabilitá interno, ma una sua "rimodulazione" che possa aiutare l' economia, sostenere investimenti e favorire politiche di coesione sociale. Molti investimenti sono fermi proprio a causa del patto. Tutto ciò nel momento in cui il governo centrale si appresta a nuovi tagli con una manovra finanziaria pesante per fare fronte ad una crisi che ha sempre negato. Intanto – ha concluso – il governo continua nel suo rapporto con gli enti locali a dimostrarsi centralista ed accentratore, pur portando avanti una propaganda sul federalismo fiscale che fino ad ora ha nei fatti ben poco di chiaro".

Fonte: www.partitodemocratico.it

18 maggio 2010

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