“Terroristi, non avrete il mio odio”


Stefania Collavin


Le toccanti parole della moglie di Cristian Rossi, vittima dell’attentato di Dacca.


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vedovadacca

A un mese di distanza dalla strage di Dacca, Stefania Collavin trova la forza per parlare con una lettera aperta al Messaggero Veneto. Ne esce un manifesto del dolore, di una sofferenza impossibile da digerire.

Un manifesto, però, che non sfocerà mai nell’odio. Perché la vedova dell’imprenditore friulano Cristian Rossi, barbaramente ucciso insieme ad altre 22 persone nell’assalto al ristorante Holey artisan backery, non porta nessun rancore.

Non può permetterselo. Perché le gemelline nate dall’amore che l’ha unita a Cristian non se lo meritano. «Non cresceranno nell’odio», scrive. E non sono parole retoriche le sue. Sono evidenti la forza e il coraggio necessari. È evidente lo sforzo immane per restare attaccata alla vita. Lo deve alle piccole Gaia e Camilla, sono loro i «simboli della vita che continua, sempre più forte della violenza e della morte». Fari in questo percorso di lotta al terrore, devono essere «l’amore verso i cari e verso il prossimo», devono essere la «democrazia e la libertà». (m.z.)

* * *

A un mese dalla scomparsa di Cristian vorrei ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine in questi dolorosi momenti. Vorrei cominciare dalla più alta carica dello Stato, il Presidente Sergio Mattarella che ha accolto me e le sorelle di Cristian a Roma con affettuosa partecipazione; nei suoi occhi ho visto riflessa la mia disperazione e le sue sono state parole di tenerezza e affetto di chi, come me, ha sofferto per la perdita di un caro avvenuta per un insensato atto di violenza.

Sono particolarmente riconoscente al sindaco di Tavagnacco Maiarelli, che si è prodigato per l’organizzazione della fiaccolata e della cerimonia funebre con una dedizione che è andata ben otre il suo ruolo istituzionale.

Un ringraziamento particolare al vescovo di Udine monsignor Andrea Bruno Mazzocato, al prefetto di Udine Vittorio Zappalorto, che ci ha garantito il suo pieno appoggio e ha prontamente attivato il procedimento per il riconoscimento di Cristian come vittima del terrorismo, e al comandante della stazione dei carabinieri di Feletto, Alessandro Campagnolo.

Ringrazio poi tutte le autorità che hanno partecipato al lutto e che mi hanno offerto il loro appoggio futuro, dalla presidente della Regione Debora Serracchiani ai molti sindaci e a tutti quei consigli comunali, tra cui quello di Udine, che hanno espresso con una mozione di sentimento la vicinanza alla mia famiglia.

Ringrazio l’area materno-infantile del distretto sanitario di Udine e gli psicoterapeuti Emdr didatti della scuola di psicoterapia “Naven” di Udine che prontamente, su base volontaria e gratuita, hanno preso in carico oltre a me, anche tutti i componenti della mia rete familiare per aiutarci, grazie alla loro specifica preparazione, a superare il trauma derivante da una morte violenta.

Né posso dimenticare i miei familiari, Daniela, Cristina e Gabriella, i nipoti, i miei genitori, la preziosa Loretta e gli amici più cari che, pur in un loro momento così difficile e triste, non abbandonano un attimo me, Gaia e Camilla facendoci affrontare con semplicità una quotidianità divenuta inaccettabile.

Se tutto questo potrebbe sembrare quasi scontato in una situazione così drammaticamente sconvolgente, mi ha colpito nel profondo la vicinanza dimostrata dai miei vicini di casa e dal migliaio di persone che hanno partecipato alla fiaccolata in ricordo di Cristian. Anche per questo un grazie particolare alla mia vicina Stefania che ha svolto con delicatezza e dedizione il ruolo di tramite tra noi e la cittadinanza di Tavagnacco organizzando anche una raccolta fondi.

È stato per me veramente importante sentire la vicinanza di un’intera comunità, che ringrazio di cuore per essere stata presente in questo momento, partecipando alla fiaccolata, e facendo generose donazioni, che non solo ci aiutano economicamente, ma che mi scaldano il cuore, perché sono il simbolo della vostra solidarietà. Una solidarietà volta a sottolineare che l’atrocità che oggi, fisicamente, ha colpito Cristian, ha anche colpito tutti noi nell’animo, ma proprio per questo ha fatto riscoprire più forti di prima i nostri principi e la nostra volontà di affermarli.

Io non porto nessun rancore a queste persone che hanno compiuto un gesto insensato, nessun odio o sentimento di rivalsa per il popolo del Bangladesh, che mio marito ha profondamente amato e con il quale io stessa sono entrata in contatto e ho condiviso momenti di spensieratezza e di gioia.

Non è questa la strada per combattere il terrore e la paura, che portano con sé solo dolore e sofferenza. Sono fermamente convinta che la strada per sconfiggere questo male, per far sì che i nostri bambini abbiamo lo stesso sentimento di fiducia che abbiamo avuto noi verso la vita e questo mondo, sia quello di usare le armi della nostra civiltà, armi più forti di qualunque arma materiale.

Sto parlando dell’amore verso i nostri cari e verso il prossimo, della fiducia con cui guardiamo quello che conosciamo e ciò che ci è ignoto, dell’unità nella comunità e nella famiglia, dell’aiuto reciproco, della nostra democrazia e libertà, del desiderio di conoscere, di fare esperienze, di viaggiare e di venire in contatto con terre straniere e culture diverse dalla nostra, che ci aiutano a guardare il mondo e la vita da diversi punti di vista, senza però mai dimenticarci chi siamo e che i nostri valori di pace e di unità sono la nostra forza.

La mia famiglia è unita nel dolore, ma anche nella certezza che le piccole Gaia e Camilla non cresceranno nell’odio, non lo conosceranno e saranno invece simboli della vita che continua, sempre più forte della violenza e della morte.

Fonte: http://messaggeroveneto.gelocal.it

31 luglio 2016

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