Cinque prigionieri politici iraniani sono stati giustiziati senza preavviso


Terra del Fuoco


I cinque sarebbero stati condannati perché sospettati di appartenere a organizzazione controrivoluzionarie: definizione adottata da Teheran nei confronti di chiunque faccia attività a favore dei diritti civili o politici di minoranze o lavoratori.


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Cinque prigionieri politici iraniani sono stati giustiziati senza preavviso

Questa mattina nella tristemente famosa prigione di Evin sono stati giustiziati cinque  prigionieri politici: Farzad Kamangarn, Ali Heydarian, Farhad Vakilie, Shirin Alam Huli e Mehdi Eslamian.
Secondo l’agenzia di stampa Hrana, tre di questi casi, al momento dell’esecuzione, erano sottoposti a processi di revisione.
Nessuno degli avvocati difensori dei prigionieri era al corrente delle esecuzioni; come non lo erano nemmeno le famiglie dei giustiziati
L’avvocato di Farzad Kamangir, in un’intervista con BBC Persian, ha confermato questa notizia, dichiarando che né lui né la famiglia di Farzad erano stati informati della sentenza di esecuzione. Ha aggiunto quindi che su Farzad era stata più volte esercitata pressione affinché scrivesse al leader della Repubblica islamica, Seyed Ali Khamanei, per richiedere la grazia. Farzad tuttavia ha sempre resistito, contrapponendo la propria innocenza.
A nostro parere, il regime iraniano starebbe agendo sui prigionieri con lo scopo di costringerli a confessare e chiedere la grazia; ma si riportano casi di persone che si sono rifiutate di accettare tali pressioni, pur a costo della propria vita.
Secondo l’agenzia di stampa ANSA, i cinque sarebbero stati condannati perché sospettati di appartenere a organizzazione controrivoluzionarie: definizione adottata da Teheran nei confronti di chiunque faccia attività a favore dei diritti civili o politici di minoranze o lavoratori. Infatti, tutti i giustiziati erano curdi e alcuni di loro appartenevano a gruppi sindacali di insegnanti, organizzazioni particolarmente attive in Iran e contro le quali, da qualche anno a questa parte, si è concentrata la repressione da parte del governo centrale.
Consideriamo queste esecuzioni inaccettabili violazioni delle convenzioni internazionali, le condanniamo duramente, e chiediamo al governo italiano di mettere in atto ogni pressione diplomatica possibile perché queste violenze cessino immediatamente.
Domani gli studenti dell’Università di Teheran saranno in sciopero, a loro esprimiamo tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio.

Note sui quattro attivisti giustiziati:  

Farzad Kamangar era membro dell’Unione degli insegnanti del Kurdistan. Era inoltre imeganto in attività di giornalismo per diverse riviste che trattavano di didattica e di educazione. Collaborava anche con alcune associazioni in favore dei diritti umani. È stato arrestato il 16 agosto 2006 e tratto, senza che la famiglia sapesse nulla, nella prigione di Evin. In una lettera che è riuscito a far uscire dalla prigione, Farzad denunciava torture e violenze. Veniva a volte legato a una sedia, dove era tenuto senza cibo e senza possibilità di espletare le funzioni corporali per giorni. Non gli era permesso di avere contatti con la famiglia né col proprio avvocato. Probabilmente vittima di abusi sessuali, Farzad ha passato quasi sei mesi in una cella di nemmeno un metro quadrato. Egli è stato condannato a morte nel febbraio 2008.

Shirin Alamol-e Huli aveva 29 anni ed è stata giustiziata con l’accusa di essere membro dell’organizzazione Pajak, il braccio iraniano del gruppo marxista curdo PKK. La sua condanna a morte è stata emessa il 29 novembre 2009. Né il suo avvocato né la sua famiglia erano stati informati dell’esecuzione. Shirin fu arrestata a Teheran e tradotta al carcere di Evin nel giugno 2008, dopo 21 giorni di “interrogatori” in una località sconosciuta. In una lettera alla sua famiglia, Shirin ha spiegato che cosa le fosse accaduto: le torture fisiche e mentali subite facevano ora parte dei suoi incubi notturni. Nella sua ultima lettera, Shirin ha scritto di non essere stata in grado di parlare persiano fluentemente davanti al tribunale.

Kaveh Ghasemi Kermanshahi è un attivista iraniano per i diritti umani. Fin dal 3 febbraio 2003, Kaveh è stato detenuto in un centro gestito dall’ufficio locale del Ministero dell’Intelligence (che controlla i Servizi segreti), dove è stato sottoposto a pressioni psichiche e fisiche e dove è stato ripetutamente torturato. È stato costretto a confessare di essere una spia, mentre secondo la famiglia le sue attività sono sempre state pacifiche e legali. Il rilascio di Kaveh doveva avvenire oggi dietro cauzione, ma le autorità hanno negato tale condizione.

Secondo Al Jazeera, Mehdi Eslamian è stato arrestato nel maggio 2008 perché  sospettato di essere membro dell’Asssemblea del regno iraniano, un gruppo monarchico. Il suo fratello minore, sempre secondo l’emittente araba, sarebbe l’autore di un attentato contro una moschea a sud di Shiraz nell’aprile 2008 che causò più di 200 feriti, e per questo motivo arrestato.

Fonte: Terra del fuoco

09 maggio 2010

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