New York. Il dibattito generale si avvia verso la chiusura.


Lisa Clark


Le armi nucleari non garantiscono la sicurezza per nessun essere umano: la società civile deve far sentire la propria voce!


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New York. Il dibattito generale si avvia verso la chiusura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aprendo la plenaria questa mattina, giovedì 6, il Presidente della Conferenza di Riesame, il filippino Cabactulan, ha dichiarato che ci sono ancora 23 contributi al dibattito generale da ascoltare, prima di iniziare le discussioni sugli elementi specifici e di sostanza. E da stamani il dibattito si svolge in una delle sale di conferenza nel prefabbricato sul prato nord: per tutti noi è ora molto più facile entrare in contatto con le delegazioni governative, anche se le sedie a nostra disposizione in fondo alla sala sono proprio poche. (Mi sono seduta al posto della Palestina, per affinità affettive, ma un poliziotto mi ha detto "o nelle sedie delle Ong o fuori!".
Con l'aiuto dello splendido lavoro di "Reaching Critical Will" (www.reachingcriticalwill.org), cerco di fare il punto della situazione del dibattito generale, ad oggi. Ormai la maggioranza degli Stati ha già fatto la propria dichiarazione e ieri sera il Presidente Cabactulan ha annunciato di aver trovato un accordo sulla creazione di tre gruppi aggiuntivi, che dovranno assistere il lavoro nei comitati principali (che inizierà da lunedì). Il loro compito è elaborare le risoluzioni, in vista del documento finale, su tre temi: aspetti pratici relativi al disarmo nucleare; questioni regionali compresa la risoluzione sul Medio Oriente; e questioni istituzionali relative all'implementazione del Trattato.

Nel dibattito generale, molti Stati hanno sottolineato quanto sia importante giungere ad un documento conclusivo efficace, per evitare di ripetere la brutta storia del 2005. E, ascoltandoli, sembra che ci sia già un buon margine di consenso su parecchi temi, ad esempio: l'importanza di continuare a ridurre gli arsenali, la necessità di compiere progressi concreti sulla risoluzione sul Medio Oriente, l'importanza dell'entrata in vigore del CTBT, l'auspicio che inizino al più presto i negoziati sul FMCT, e anche il diritto a sviluppare l'energia nucleare per scopi pacifici (i più agguerriti nel rivendicare questo diritto sono i nostri amici del Movimento dei Non Allineati, e in particolare gli Stati Arabi ricchi di petrolio!).

Molti Stati hanno anche insistito che il punto di partenza per le discussioni oggi deve essere rappresentato dalle decisioni prese nel 1995 e nel 2000 (i famosi 13 passi concreti, la risoluzione sul Medio Oriente, ecc. che nel 2005 l'amministrazione Bush contestava … e fu questo uno dei motivi per cui quella Conferenza di Riesame fallì). Le Potenze nucleari (le P5) hanno presentato ieri il loro documento congiunto, illustrato dalla Russia a nome di tutti e cinque: ribadiscono il sostegno ai documenti del 1995 e del 2000 e dichiarano di "essere disponibili a valutare qualsiasi proposta sulla realizzazione di una Zona Libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente" – incoraggiante visto che molti Stati mediorientali hanno fatto capire che per loro un esito positivo in questo senso è condizione essenziale per giungere ad una conclusione consensuale.

Per adesso, è chiaro, si tratta solo di dichiarazioni di principio: il lavoro specifico e di sostanza è ancora tutto da fare, ma almeno l'atmosfera di partenza promette bene.

Rimangono tuttavia delle differenze significative, in particolare sul ruolo delle armi nucleari nella sicurezza degli Stati, nonostante alcune potenze nucleari abbiano leggermente sfumato le loro posizioni rispetto agli anni passati. Il Ministro degli Esteri della Svizzera ha dichiarato che le armi nucleari non possono essere usate, poiché sono immorali ed illegali e contrarie al diritto umanitario. Di contro, il Ministro francese ne ha rivendicato il diritto all'utilizzo "in condizioni estreme di legittima difesa quando la sopravvivenza dello Stato viene minacciata." E mentre i P5 si sono autocongratulati "per il progresso straordinario nelle riduzioni, nel disarmo, nella costruzione della fiducia e nella trasparenza delle potenze nucleari," l'Egitto gli ha ribattuto che le loro dottrine militari non sono state modificate, lamentandosi del fatto che si affidino ancora a dottrine di deterrenza e continuino ad affermare che le armi nucleari garantiscono pace e sicurezza. L'Egitto, infatti, fa il seguente ragionamento: se voi insistete a dire che queste armi diaboliche sono essenziali per mantenere la pace, allora tutti gli Stati del mondo (che vogliono la pace) le devono poter possedere! A dimostrazione dell'ipocrisia di questo ragionamento.

Sarà difficile, concordano gli esperti della società civile, che tali divergenze si risolvano tutte nelle quattro settimana della Conferenza di New York. Serve davvero un cambiamento nel modo di pensare, da parte delle potenze nucleari: in particolare, si deve abbandonare l'idea che la sicurezza nazionale possa essere determinata dalla dimensione e la potenza delle forze militari di uno Stato.

Ed è proprio per questo che la società civile è qui! E siamo tanti. Siamo qui per ricordare alle delegazioni governative che le armi nucleari non garantiscono la sicurezza per nessun essere umano, e che non sono adatte a combattere nemmeno una delle peggiori minacce che l'umanità si trova di fronte. Seguiremo i dibattiti sugli aspetti specifici (riduzioni di armamenti, il Medio Oriente, ecc.), ma non ci stancheremo mai di ribadire che il possesso di armi nucleari è illegale, immorale … nonché un enorme di spreco di soldi che andrebbero spesi per soddisfare i bisogni fondamentali delle donne, degli uomini e dei bambini del pianeta. E che riterremo di aver conseguito un risultato di successo solo con la messa al bando definitiva di queste armi del "terrore di Stato"!

Ma in questi giorni abbiamo capito che non sono solo le Ong a parlare delle necessità di modificare il concetto di sicurezza. L'Ambasciatore del Costa Rica, ad esempio, ha dichiarato che le armi nucleari rappresentano una minaccia più grave di tutte quelle che pretendono di combattere. L'Ambasciatore di Samoa, contestando l'enormità delle spese per gli arsenali nucleari a scapito dei fondi dedicati alla sicurezza umana, ha detto che si sta spendendo di più oggi per le armi nucleari di quanto si spendesse anche nei momenti di maggiori tensioni durante la Guerra Fredda!

Continuano naturalmente anche gli appuntamenti della società civile. Stamani l'incontro "off-the-record" era con l'Ambasciatore Susan Burk degli USA (non ho trovato posto nella nostra stanza, che sembrava un autobus all'ora di punta!). Seguito da un seminario convocato da giapponesi e coreani, sull'ipotesi di una Zona Libera da Armi Nucleari nell'est asiatico, in pratica Giappone e l'intera penisola coreana. Un seminario dei francesi su progetti di educazione alla pace; una sessione a cui ci invita la Federazione Russa per spiegare come la pensa Medvedev; un'assemblea dei Parlamentari dell'Unione Interparlamentare e del PNND. Sono stata invitata a parlare al seminario convocato da IKV-Pax Christi Olanda su "Strategie per far cessare la politica di condivisione nucleare della NATO".

E intanto ci si prepara per domani pomeriggio, quando la società civile prenderà la parola in plenaria! Avremo tre ore per rappresentare quella che Ban Ki-moon sabato scorso ha chiamato "la voce della coscienza". I discorsi sono tutti pronti, sono stati elaborati nelle settimane scorse con un bel percorso di scrittura collaborativa (grazie all'internet e all'email). E sono molto belli!
 

Articolo di: Lisa Clark

06 maggio 2010

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