3 maggio: quale libertà di stampa?
Tiziana Ferrario
Nella giornata sulla libertà di stampa nel mondo proclamata dall’Onu è importante fermarsi a riflettere su come un diritto dato per acquisito, in molte parti del pianeta sia in realtà inesistente o in pericolo.
91 giornalisti uccisi nel mondo lo scorso anno e gia' 10 quelli che hanno perso la vita nei primi mesi del 2010. E Proprio il 2009 sarà ricordato per due fatti senza precedenti: l’anno del più grande massacro di giornalisti in una sola giornata: 30 professionisti dei media sono stati assassinati da una milizia privata nel sud delle Filippine mentre stavano lavorando. E l’anno dell’ondata senza precedenti di arresti e condanne di giornalisti e bloggers in Iran dopo la contestata rielezione del presidente Ahmadinejad. Nella giornata sulla libertà di stampa nel mondo proclamata dall’Onu è importante fermarsi a riflettere su come un diritto dato per acquisito, in molte parti del pianeta sia in realtà inesistente o in pericolo. Reporters sans Frontieres ha voluto puntare il dito contro 40 predatori della libertà di stampa: tra i nemici dei giornalisti in giro per il mondo ci sono politici,funzionari statali,esponenti religiosi, milizie, organizzazioni criminali. Molti di loro erano già nella lista dello scorso anno,come in America Latina dove- scrive RSF- sono 4 le principali fonti di minaccia per chi fa informazione:i trafficanti di droga, la dittatura cubana,le FARC e i gruppi paramilitari. E se in Africa si notano pochi cambiamenti,i rapporti di forza sono peggiorati in medio Oriente e in Asia. Il Mullah Omar leader dei talebani si è guadagnato un posto nell’elenco per i 40 attacchi lanciati a giornalisti e mass media afghani. Altro esordiente è il presidente ceceno Ramzan Kadyrov che RSF indica come non estraneo agli omicidi avvenuti sotto il suo regime,tra i quali quelli di Anna Politovskaya e Natalia Estemirova,due voci critiche della questione cecena.Migliorano le cose in Iraq dove i giornalisti rischiano la vita,ma gli attacchi nei loro confronti stanno diminuendo. Non vanno scordati i 160 giornalisti in giro per i continenti che sono stati costretti a scegliere la via dell’esilio per sfuggire alla prigione o alla morte.E poi la censura crescente su Internet che –scrive RSF- porta ad una sorveglianza dei bloggers e dei siti simile a quella sui media tradizionali.Reporters san Frontieres si sofferma anche sulla situazione italiana dove i giornalisti sono bersaglio di organizzazioni criminali,come camorra, n’drangheta, cosa nostra e sacra corona unita. Cita i nomi di Roberto saviano,Lirio Abbate e Rosanna Capacchione costretti a vivere sotto scorta. Un capitolo è dedicato anche al DDl sulle intercettazioni che il Senato si appresta a varare:una museruola per la stampa libera. In Italia-scrive Reporters sans Frontieres esiste un grave problema di rapporto tra politica verità e informazione.
Fonte: Articolo21
2 maggio 2010