Una Marcia per i diritti


Uno dei 200.000


Anche io ho camminato insieme a tanti piedi. Passo dopo passo, salendo e scendendo i dolci colli umbri. Senza tentare scorciatoie, perché quando si cammina per i diritti tentare le scorciatoie vuol dire abbandonare l’altro, sconosciuto, al proprio destino. Ho camminato sulla strada percorsa da san Francesco, in perfetta letizia. Ho camminato in compagnia degli […]


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Anche io ho camminato insieme a tanti piedi. Passo dopo passo, salendo e scendendo i dolci colli umbri. Senza tentare scorciatoie, perché quando si cammina per i diritti tentare le scorciatoie vuol dire abbandonare l’altro, sconosciuto, al proprio destino. Ho camminato sulla strada percorsa da san Francesco, in perfetta letizia. Ho camminato in compagnia degli altri, perché insieme alla compagnia si difende i diritti. Ho camminato insieme ai ‘diversamente abili’, che hanno chiesto il rispetto del diritto di vivere da cittadini. Ho camminato insieme ai monaci buddisti, che con la loro preghiera hanno rivendicato in maniera non violento il diritto alla libertà. Diritto è una parola che non appartiene a me, singolarmente, ma a noi. Ecco perché si fa una marcia insieme e non da solo. Da solo sei incapace di percorrere tanti chilometri per i diritti; in tanti non ne senti il peso; trovi sempre qualcuno, quando hai perso il coraggio, prenderti la mano ed infonderti il coraggio. Diritto alla vita; diritto alla pace; diritto alla giustizia… Tanti diritti che richiamano al nostro dovere: dovere di difendere il diritto del più debole. Una marcia per non delegare, ma per prenderci in carico le urla di chi è costretto dal proprio regime a non parlare. Marciare insieme per ribadire il nostro diritto di liberare la libertà di chi non è libero. Marciare per essere vicini chi in questo momento è picchiato e massacrato: dal popolo birmano ai popoli dell’Africa, che ogni giorno lottano per la libertà, nonostante il nostro silenzio. Marciare per restare in piedi anche quando sei sfinito, perché sai che da te dipende la vita di un altro. Marciare per capire che non siamo indipendenti, né dipendenti, ma interdipendenti. Ho marciato perché Aldo Capitini ha detto: “E’ molto importante che tra tutti i responsabili e volontari vi sia un vero spirito di fraternità e di amicizia. Tutti si devono sentire individui con una certa personalità e dignità, chiamati ad un importante compito. Ai nuovi volontari è bene assegnare posti di responsabilità, man mano che ne mostrano la capacità”. Ho marciato chiedendo a Dio di concederci pace e giustizia, fondamenta della libertà.

Di Baroncia Simone

E' uno scritto fatto anche per il sito www.korazym.org   

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