Lashkargah, ospedale sotto tutela
Francesca Gnetti
“Se volevano non farci più operare nella zona, l’obiettivo è stato raggiunto”. Frattini scrive a Karzai. Trasferiti a Kabul gli arrestati
Quella che fino a ieri era solo un’eventualità è stata confermata. L'ospedale di Lashkar-Gah non è più nelle mani di Emergency. “Se volevano non farci più operare nella zona, l'obiettivo è stato raggiunto” spiega Alessandro Bertani, vicepresidente di Emergency.
Il personale internazionale della struttura – cinque italiani, di cui quattro donne, e un indiano – è stato trasferito a Kabul per motivi di sicurezza, grazie alla mediazione dell'ambasciatore italiano in Afghanistan, Claudio Glaentzer, che da domenica si trovava a Lashkar Gah per seguire gli sviluppi della vicenda. Ma pare che i loro passaporti siano stati sequestrati. E anche i tre operatori arrestati sabato scorso, Marco Garatti, Matteo Dall'Aira e Matteo Pagani, si troverebbero a Kabul. Cecilia Strada, presidente dell'Ong italia ha spiegato ai microfoni di Sky Tg24 come sia “un gravissimo precedente per tutti gli operatori umanitari italiani in giro per il mondo e in Afghanistan il fatto che un governo possa prendere e trattenere con accuse così gravi”. Sul sito della Ong l’appello “Io sto con Emergency” ha raggiunto le 200mila firme e per sabato crescono le adesioni per la manifestazione a Roma che chiederà la liberazione dei tre volontari.
Il controllo della sicurezza nell'ospedale di Lashkar-Gah è stato intanto assunto dalla polizia afgana, come ha confermato il portavoce del governo di Helmand, Daud Ahmadi, che nei giorni scorsi è stato al centro di una polemica scoppiata in seguito alla pubblicazione da parte del Times di alcune sue presunte dichiarazioni sul legame tra gli italiani arrestati e Al Qaeda. “Tutte le attività si svolgono normalmente, come finora è stato, in presenza del personale locale”, ha precisato Ahmadi, Ma Emergency non ha più accesso alla sua struttura. “Non abbiamo la responsabilità della gestione dell'ospedale e non sappiamo cosa succede lì”, prosegue Bertani. “Ciò vuol dire che nella zona non ci sarà più un presidio ospedaliero che accoglie le vittime” in una situazione in cui le giornate di sangue continuano a susseguirsi. Dopo il raid aereo che due giorni fa ha ucciso 4 civili e ne ha feriti 18 nella vicina provincia di Kandahar, ieri un convoglio della polizia afgana è finito nel mirino degli insorti nella provincia di Ghazni. Un agente è stato ucciso e il capo della polizia del distretto di Gilan è rimasto ferito. Nell’Afghanistan nordorientale tre donne sono morte e quattro sono rimaste ferite in seguito al lancio di alcuni razzi dei talebani sulle loro abitazioni. Lo sceicco Sirajuddin Haqqani, figlio del signore della guerra afgano Jalaludin Haqqani, esponente di spicco del movimento dei talebani in Afghanistan, in un’intervista ai forum jihadisti su Internet sostiene per altro che i talebani controllano il 90 percento del territorio del paese. Il militante definisce “propaganda” le notizie Nato relative alle recenti vittorie ottenute sui talebani nel sud.
Intanto proseguono le attività diplomatiche. Non c’è ancora alcuna comunicazione ufficiale sulla posizione giuridica dei tre arrestati. Rientrato a Kabul, Glaentzer ha avuto un colloquio con il ministro degli Esteri afgano Zalmay Rassoul, preannunciandogli la lettera al presidente Hamid Karzai da parte del ministro Franco Frattini che verrà recapitata oggi dall’inviato speciale Massimo Iannucci, partito per l’Afghanistan con un magistrato consigliere della Farnesina per seguire l’evoluzione della vicenda. La Procura di Roma ha invece aperto una fascicolo di indagine sul caso anche se il procuratore aggiunto Pietro Saviotti, per il momento, non ha ipotizzato alcun reato e ha escluso che questa vicenda possa essere collegata con i rapimenti di Daniele Mastrogiacomo e del fotoreporter Gabriele Torsello. Ai microfoni di CNRmedia, il fotoreporter rapito nell’ottobre 2006 sulla strada che unisce Lashkar Gah a Kabul ha suggerito che possa esserci un coinvolgimento del personale dell’ospedale di Emergency. “Lo ha detto anche Gino Strada” afferma Torsello, “le armi dentro la struttura potrebbe averle portate qualcuno che lavora lì”. Il fotografo ritiene che se avessero voluto eliminare Emergency avrebbero bombardato l’ospedale come è successo in altri casi e ricorda che le indagini su Rahmatullah Hanefi, il responsabile afgano dell’ospedale che si occupò di mediare per la sua liberazione e quella di Mastrogiacomo, sono state bloccate. “È da diverso tempo che qualcosa lì non funziona” conclude Torsello.
Completa solidarietà al personale di Emergency, Ta gli altri, anche da Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnom), convinto che le autorità dovrebbero essere più determinate a chiedere la soluzione immediata del caso.
Fonte: Lettera22, il Manifesto
14 aprile 2010