Questionario Gelmini per dare la «caccia» agli immigrati
Maristella Iervasi
Il Ministero dell’Istruzione sta consegnando nelle scuole un questionario per individuare la provenienza “socio-economico-culturale” dei singoli studenti, diretto per lo più a raccogliere informazioni sugli stranieri.
E’ una valutazione ambigua ma, il questionario distribuito dal ministero alle scuole e finito nel diario dei bambini per essere compilato dai genitori, nasconde una convinzione: gli insegnanti sono una truppa. Parola antica, che serve ad indicare quei militari che devono solo obbedire agli ordini.
Scuola e prova Invalsi, rilevazione degli apprendimenti per l’anno scolastico in corso. L’Istituto è sotto stretto controllo dall’Istruzione della Gelmini e serve ad accertare le conoscenze degli studenti italiani.
Due prove scritte obbligatorie da svolgersi nel mese di maggio di Italiano e matematica per gli studenti della seconda e quinta elementare e anche per i più grandicelli della prima media, tutti seduti rigorosamente uno per banco per evitare suggerimenti. I bambini frequentanti la seconda elementare verranno anche sottoposti ad una prova di lettura, non davanti alle proprie maestre ma ad osservatori esterni, esponendoli così ad un possibile insuccesso.
Ma non è tutto. Proprio in questi giorni e con largo anticipo rispetto alle prove Invalsi, le scuole su “ordine” del ministero stanno consegnando un questionario da compilare a cura dei genitori le cui domande non hanno nulla a che vedere con la didattica né con la valutazione delle conoscenze e dei saperi. La scheda in realtà serve per individuare la provenienza “socio-economico-culturale” dei singoli studenti. Indagine statistica che spetterebbe all’Istat e non all’Ivalsi. Pertanto, è una schedatura delle famiglie e, ancora più inquietante, si insiste con la “persecuzione” dello studente immigrato. Di lui si vuole conoscere tutto: se è nato in Italia e l’arrivo in Italia; se ha frequentato l’asilo nido e la materna. Ma l’obiettivo finale di tutto questo è anche un altro: attraverso il solo risultato degli alunni, il ministero intende valutare in modo indiretto ogni singola scuola pubblica e i loro docenti.
Il questionario e la protesta. Le domande sugli studenti sono per lo più dirette a raccogliere informazioni sugli stranieri. Per quanto riguarda i genitori italiani e non, si “spulcia” indirettamente sul reddito di mamme e papà. Con strafalcioni sui titoli di studio e “dimenticanze” clamorose nell’elenco delle professioni. Il ministero accorpa arbitrariamente categorie di lavoratori secondo un’idea piramidale della società ancora ferma all’era Gentile. La classifica si apre con il “disoccupato” ma non c’è traccia del precario o dell’informatico e co.co.pro. L’insegnante è equiparato alla truppa. Il docente universitario all’ufficiale militare. E così via. Fino alla “chicca” sui titoli di studio superiore al diploma: si cita l’Isef, che non esiste più. La nuova terminologia è superata in Scienze motorie.
Le “ira” dei genitori si scaricano sui presidi. Le prove Invalsi a tutela della privacy sono rigorosamente anonime, sui singoli fascicoli compare solo un codice numerico identificativo del plesso, del livello di classe frequentata e della sezione dello studente. Ma in un circolo didattico di Roma, il dirigente ha consegnato alle famiglie la scheda con lo spazio per il nome e il cognome dell’alunno, oltre la classe e la sezione. Da qui la protesta delle famiglie: “Consegneremo la scheda in bianco o incompleta”.
«Mio figlio Matteo all’uscita di scuola mi ha detto: 'Guarda mamma la scuola vuole sapere se il papà di Gerry è italiano. Che gli importa?'», racconta Paola Angelucci consigliera del municipio XI. E le proteste si annunciano anche altrove. La battagliera Simonetta Salacone, dirigente della scuola Iqbal Mashid e capofila nella protesta anti-Gelmini, fa sapere: “Pretendo la garanzia dell’anonimato sulle prove Invalsi e sulla scheda studenti-famiglie. Ho già attivato i sindacati”.
Fonte: L'Unità
13 aprile 2010