Il boom continuo dell’export militare italiano


Francesco Vignarca - www.vignarca.net


In uscita i nuovi dati della Relazione del Governo sulle vendite di armi tricolore.


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Il boom continuo dell'export militare italiano

Si sfiorano i cinque miliardi di euro: è questo l'ammontare dell'export italiano di armi autorizzato dal Governo per il 2009. E questo senza contare i 1.820 milioni di euro dei programmi intergovernativi: al netto di tali autorizzazioni (cioè i progetti fra più stati che hanno come destinatari i governi principalmente europei) si tratta di un incremento di valore del 61,3%
I numeri sono quindi chiari ed inequivocabili, e ci dipingono lo stesso quadro degli ultimi anni: ancora una volta l'esportazione italiana di sistemi di armamento non si arresta neppure in un periodo di crisi. I dati riassuntivi rilasciati oggi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (che è tenuta a farlo annualmente in virtù della legge 185/90 di cui ricorre il ventennale) lo dimostrano sotto tutti i punti di vista. Si conferma quindi quanto emerso recentemente sia a livello mondiale – un report del SIPRI appena pubblicato dimostra come la crescita nel commercio di armi convenzionali sia cresciuta del 22% dal 2005 al 2009 – sia in ambito nostrano, con Finmeccanica che nei primi due mesi del 2010 ha già raccolto ordini per 2,7 miliardi di euro.

Mettiamo dunque in fila i numeri che escono dal Rapporto della Presidenza del Consiglio sui lineamenti di politica in materia di esportazione e transito di materiali di armamento, uno strumento introduttivo alla corposa Relazione (si parla di 4000 pagine!) che da qualche anno riassume le tendenze salienti che andranno poi confermate e approfondite con la lettura delle tabelle complete.
Le autorizzazioni rilasciate sono state 2.181 (trecento in più dell'anno precedente), di cui quasi 1700 per esportazioni definitive. Il controvalore preciso è di 4.914 milioni di euro, contro i poco più che 3.000 milioni relativi all'anno 2008; un'exploit dell'industria che il Governo nel Rapporto commenta così: "L’industria italiana per la difesa ha, di fatto, consolidato e incrementato la propria presenza sul mercato globale dei prodotti per la sicurezza e difesa confermando le sue capacità tecnologiche di integratore di sistemi tali da consentirle di affermarsi in mercati tecnologicamente all’avanguardia".
La crescita si conferma solida anche per quanto riguarda le esportazioni effettive e definitive di materiale di armamento (quindi non tanto le autorizzazioni preventive concesse) che sono state registrate dai movimenti doganali e che vanno a concretizzare gli affari a cui era stato concesso il nulla osta negli anni precedenti. Il controvalore delle 2.832 esportazioni definitive si è infatti attestato sui 2.205 milioni di euro con una crescita del 25% rispetto ai 1.772 milioni del 2008. Nell'ultimo anno si sono invece mantenuti  costanti i flussi di pagamento tracciati ed autorizzati presso le banche italiane che prestano i propri sportelli a tali operazioni: si tratta di circa 4 miliardi di flussi di pagamento (in leggera flessione dal 2008) di cui circa 3.759 milioni (+94 mln) riferiti ad operazioni di esportazione definitiva. I compensi di intermediazione ufficiali si sono attestati sui 36 milioni di euro.

Tornando però alle autorizzazioni concesse nel 2009, cioè al dato politicamente più rilevante e che indirizza quella che sarà l'attività di export della nostra industria a produzione militare per i prossimi anni, balzano subito all'occhio alcune prime indicazioni concernenti i destinatari delle nostre armi.
L'operazione più rilevante che si è andata a concretizzare nell'anno, e che è responsabile di buona parte dell'enorme balzo di quasi 2 miliardi di euro, è quella relativa alla fornitura all'Arabia Saudita, via Regno Unito, del caccia multiruolo EFA Eurofighter che l'Italia produce congiuntamente con Germania, Spagna ed appunto Gran Bretagna. Ciò permette ad Alenia Aeronautica di issarsi in testa alla classifica degli esportatori per volume finanziario con 1.546 milioni di cui 1.100 sono dovuti proprio alla vendita di aerei all'Arabia Saudita. Seguono a ruota Agusta (985 mln) ed Avio (811 ml), il che conferma la preminenza mondiale della nostra industria dell'aerospazio, per poi giungere staccati a Fincantieri e Selex Galileo che totalizzano poco più di 200 milioni in autorizzazioni. Tra i paesi destinatari troviamo al secondo e terzo posto Germania (553 mln) e Stati Uniti (495 mln) mentre altri paesi come la Francia sono protagonisti delle produzioni intergovernative.
Tra i paesi posti in aree "calde" o con conflitti più o meno latenti si notano nelle prime posizioni delle destinazioni di vendita autorizzate il Qatar, l'India, gli Emirati Arabi Uniti (grandi protagonisti negli scorsi anni) e il Marocco.
Complessivamente il 53% delle autorizzazioni ad esportazioni definitive nel 2009 si è diretto verso paesi non appartenenti alla NATO o all'Unione Europea, con un abbassamento quindi della quota dei paesi geopoliticamente e strategicamente a noi più vicini ed alleati che si tengono solo il 46% delle esportazioni contro il 69% dello scorso anno. In realtà il valore complessivo non si è modificato di molto, ma la mega-commessa araba ha spostato l'equilibrio verso destinatari fuori sia dalla NATO che dalla UE.
Tra i paesi asiatici il principale acquirente è stata l'India che si è portata a casa una nave logistica di classe "Etna" costruita da Fincantieri mentre in America Latina i nostri sistemi navali sono stati acquisiti in prima istanza dalla Colombia. Il Qatar ha comprato elicotteri (consolidando una tendenza che ci vede primi attori per questi mezzi e in quell'area) mentre in Africa ancora una volta, e non senza qualche grattacapo, è la Nigeria che si distingue tra i nostri compratori.

Il Rapporto inoltre tratteggia le linee di indirizzo che guideranno il Governo nella riforma della nostra legislazione sull'export di armamenti, che necessariamente si dovrà adeguare a normative e disposizioni di ambito europeo che dovranno essere recepite nei prossimi mesi. Vista la delicatezza dell'argomento e la grande tradizione di controllo e trasparenza che la legge 185 (pur con le sue modificazioni del 2003) ha sempre garantito, si spera che le indicazioni al confronto con la società civile del mondo del disarmo presenti anche quest'anno nel documento governativo siano seguite da passi concreti di ascolto.
La competenza e le indicazioni di merito dei gruppi che da anni si occupano di controllo degli armamenti sono troppo preziosi se l'obiettivo vero vuole essere una legislazione che anche a livello più europeo sia la migliore in termini di controllo e trasparenza.

Fonte: Altreconomia

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