Rai. Si spegne la tv pubblica. E ci chiedono di pagare il canone…


Carlo Sandri


Questa sera alle 19.30 davanti alla Rai in Via Teulada a Roma manifestazione contro il bavaglio alla chiusura delle trasmissioni. Tutti sono invitati a partecipare!


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Rai. Si spegne la tv pubblica. E ci chiedono di pagare il canone…

Vanno in quarantena, come se si trattasse di ammalati pericolosi, che infettano, i programmi di informazione, fra cui Ballarò, Anno zero, Porta a Porta, Ultima parola, Mi Manda Raitre e Presa Diretta. Insomma, la Rai.

Lo ha deciso la maggioranza del Consiglio di amministrazione proprio nella giornata in cui dal piccolo schermo ci si chiede di affrettarci a pagare il canone. Con quale faccia? Quella che mai viene segnata da un minimo di rossore per le porcate di cui sono protagonisti i cortigiani di Berlusconi, ovunque collocati.

Un colpo duro per il servizio pubblico radiotelevisivo, un attacco, il più grave nella società della comunicazione, alla libertà dell’informazione, al diritto dei giornalisti ad informare e a quello dei cittadini a essere informati. Si dice: ma quanto deciso dalla maggioranza del Consiglio con  l’opposizione dei due consiglieri Rizzo Nervo e Van  Straten, in quota Pd, è dovuto al regolamento approvato dalla Commissione di vigilanza. C’è una parte di verità, perché quel regolamento è una vera e propria infamia, voluta in particolare da un deputato radicale, Marco Beltrandi, che ora sarà soddisfatto.

Ma la Rai poteva e doveva operare diversamente, correndo ai ripari. No, è arrivato l’ordine dall’alto, così come era arrivata ai parlamentari del  Pdl che in un primo momento avevano dichiarato la disponibilità a rivedere il regolamento, così come si era impegnato a fare il presidente Sergio Zavoli. Una mediazione era possibile ma già allora il Pdl fece marcia indietro.

Zavoli denunciò il fatto che il no dei parlamentari del Pdl arrivava dall’esterno. Oggi il presidente della vigilanza, alla luce del bavaglio imposto alla Rai, conferma che “si doveva arrivare a una mediazione”. Niente da fare. Meglio rinunciare anche a Vespa e Paragone  pur di evitare programmi scomodi e non solo quelli di Santoro e Floris. Solo i telegiornali, con l’accucciato Minzolini in testa,  possono dare le notizie, in pillole, senza disturbare il manovratore.

Facciamo un esempio che calza a pennello. Oggi sono stati resi noti numerosi dati economici, a partire da quello che riguarda la disoccupazione. Ci dicono che l’Italia è al disastro. Pensate che bel dibattito si sarebbe potuto fare in uno di quei programma adesso soppressi.

No, per il telespettatore che paga il canone è proibito conoscere. Nel mondo giornalistico, Federazione nazionale della stampa e Usigrai, il sindacato dei giornalisti, Articolo 21 e, fra i partiti dell’opposizione, dal Pd all’Idv, alle formazioni della sinistra, nel mondo sindacale, la Cgil, la Cisl, sale la protesta e si organizzano manifestazioni davanti alle sedi dell’azienda pubblica.

Lo stesso presidente della Rai esprime un “no” convinto. Garimberti nel corso del Consiglio di amministrazione ha detto di non condividere “la conclusione” cui si è arrivati. Ha fatto presente la propria contrarietà per “i seri dubbi sulla costituzionalità di alcune parti del regolamento, come del resto ammesso chiaramente anche da un ex presidente della Corte Costituzionale e come paventato dallo stesso presidente dell’Agcom”.  Ritiene, “che vi sia anche un concreto rischio di danno erariale” che potrebbe evidenziarsi in modo più definito dopo un’eventuale accoglimento da parte del Tar dei ricorsi delle emittenti private.

Interviene anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che rivolge un appello al Presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, da 33 giorni in sciopero della fame contro la censura sui temi ambientali da parte dei programmi televisivi e contro la violazione del pluralismo politico “perché non prosegua in una così estrema forma di protesta”. Nel comunicato dei Quirinale  si conferma “l’attenzione alle motivazioni dello sciopero della fame intrapreso da Bonelli e  si rinnova il richiamo “al pieno rispetto del principio del pluralismo nella comunicazione politica”. Il quadro delle reazioni, di cui diamo un primo elenco, dà il senso della protesta e della vera e propria rivolta contro l’oscuramento.

Protesta, rivolta, iniziative contro il bavaglio

Domani prima iniziativa di protesta convocata dalla FNSI  alle 20.00 alla sede Rai di Roma di via Teulada. Ascolta l’audio integrale della conferenza stampa tenutasi oggi alle 17 nella sede della FNSI a Roma

GIORGIO VAN STRATEN: “Scelta sbagliata, ho espresso la mia totale contrarietà”
Il Direttore Generale della Rai, col sostegno della maggioranza del Consiglio di Amministrazione, ha deciso di sopprimere per un mese l’informazione sulla televisione pubblica. Restano i notiziari ma questo, visti i comportamenti dell’attuale direzione del Tg1, non puo’ rassicurare nessuno’. E’ una scelta sbagliata perche’  fa venir meno il nostro dovere di servizio pubblico, crea polemiche e conflitti esterni, procura un danno alla Rai in termini di ascolti e quindi anche di ricavi pubblicitari. Come Consigliere di Amministrazione ho espresso la mia totale contrarieta’ a questa scelta di applicazione del regolamento della Vigilanza, un regolamento che oltretutto molti autorevoli giuristi hanno valutato come incostituzionale”.

RIZZO NERVO: “Legge è alibi per brutta pagina”

Lo stop dei talk show fino al voto è ” una decisione contraddittoria, sbagliata, che tradisce profondamente i doveri del servizio pubblico che sono quelli di ampliare non di comprimere gli spazi di informazione. Con cinque voti a favore e quattro contrari il Consiglio di amministrazione oggi è andato oltre lo stesso regolamento approvato dalla Commissione parlamentare che, pur limitando pesantemente la libertà di espressione, non prevedeva la cancellazione per un mese di programmi importanti come Porta a Porta, Ballarò, Anno Zero e L’ultima parola. Sconcerta anche la totale mancanza di rispetto dimostrata nei confronti delle capacità professionali dei conduttori e dei direttori di rete ai quali in sostanza si dice: vi sospendiamo sino alla fine della campagna elettorale perché non ci fidiamo di voi. Commissione di Vigilanza e Rai hanno scritto una brutta pagina: la legge sulla par condicio è soltanto un alibi inconsistente tant’è  che nei dieci anni di sua applicazione mai erano state soppresse trasmissioni di approfondimento giornalistico.

GIUSEPPE GIULIETTI: “Portiamo in piazza le puntate soppresse”

“La decisione della Rai di imbavagliare le sue trasmissioni è sbagliata. Va persino oltre il pessimo regolamento della Vigilanza e contrasta con gli stessi principi costituzionali. Una decisione pertanto assolutamente non condivisibile, ma lamentarsi seve poco adesso. Serve invece un’azione immediata capace di beffare il censore e di impedire un nuovo assalto all’articolo21 della Costituzione. Il popolo che ha riempito le piazze in questi giorni e che rispose all’appello del sindacato dei giornalisti il 3 ottobre scorso è pronto a promuovere iniziative ovunque e organizzare sulle pubbliche piazze le puntate che saranno imbavagliate”.

VINCENZO VITA: “Rai più realista del re”

“La Rai di questi tempi non poteva purtroppo che produrre un regolamento sulla campagna elettorale piu’ realista del re. Non era un atto dovuto e neppure il testo votato a maggioranza dalla commissione di Vigilanza lo imponeva.
Tantomeno la legge sulla par condicio, che – anzi – viene bellamente aggirata. E’ una scelta del tutto sbagliata che, con la forza dei numeri, impone al Paese un servizio pubblico dimezzato. Proprio quando il servizio pubblico dovrebbe esercitarsi nel massimo della sua espressione. Inoltre, e’ un oltraggio alla sintassi televisiva, che viene snaturata con un atto di imperio. C’e’ da sperare che la scelta di oggi non rimanga senza risposta.

ANTONIO DI BELLA: “Faremo di tutto per poter andare in onda con Ballarò”

“Raitre si oppone con forza ad una decisione gravissima e senza precedenti ed esperira’ ogni tentativo possibile per poter andare in onda con ‘Ballaro” e con ogni altra trasmissione nel rispetto dei telespettatori, della legge e della Costituzione. L’interesse aziendale della Rai era di interpretare e applicare la legge sulla par condicio e il relativo Regolamento, difendendo al meglio la propria autonomia editoriale e la programmazione. E’ percio’ inspiegabile la decisione presa a maggioranza dal cda che cancella programmi di grande ascolto interpretando il regolamento ancor piu’ radicalmente dello stesso relatore, il radicale Beltrandi, e ignorando il parere dello stesso Ufficio Legale della Rai che dava il via libera alla messa in onda dei talk show, a condizione che non ci fossero ospiti politici e che non fossero trattati temi politico-elettorali”.

USIGRAI: “Momento buio per la libertà di stampa”

“E’ uno dei momenti piu’ bui per la liberta di stampa in Rai da quando esiste il Servizio pubblico radiotelevisivo. Il cda a maggioranza ha voluto il bavaglio piu’ soffocante, applicando nella maniera maggiormente restrittiva il gia’ pessimo regolamento della Vigilanza, con la chiusura di tutti i talk show e i programmi di approfondimento giornalistico. Speriamo che il direttore generale e i consiglieri d’amministrazione della Rai, insieme ai commissari della Bicamerale, si rendano conto della responsabilita’ che si sono assunti. A meno di un mese dalle elezioni, anche in presenza di una serie di gravissime vicende di cui l’opinione pubblica vuole sapere, cala il silenzio. Negare gli approfondimenti costituisce una penalizzazione enorme per i cittadini e dunque per la democrazia, che fa passare in secondo piano persino il pur rilevantissimo danno economico per un’azienda come la Rai, che gia’ sta ipotizzando tagli. L’Usigrai intende reagire nel modo piu’ fermo. La legge sui servizi pubblici essenziali ci impedisce di scioperare in tempi utili, nonostante siano state esperite le procedure di conciliazione. Stiamo quindi preparando un video-comunicato ed una manifestazione pubblica. Sullo scandalo del silenzio  non c’e’ bavaglio che possa impedirci di gridare”.

BRUNO VESPA: “Decisione grave e ingiusta”

“E’ una decisione grave, ingiusta e sorprendente. So bene che certe trasmissioni hanno sempre calpestato la par condicio nella sostanza prima ancora che nella forma. Ma non e’ una ragione sufficiente per azzerare l’intera informazione politica della Rai alla vigilia delle elezioni. Il danno economico e d’immagine che ne viene all’azienda e’ largamente superiore ai rischi che si sarebbero corsi con alcuni programmi settari. In ogni caso quello stabilito oggi e’ un precedente molto preoccupante perche’ disabilita i principali conduttori giornalistici della Rai dal toccare la politica in campagna elettorale e li delegittima rispetto ai colleghi delle televisioni commerciali

PAOLO GENTILONI: “No a silenzio imposto dalla destra”

La decisione presa a maggioranza dal CdA RAI svela quello che fin dall’inizio era l’obiettivo del regolamento-bavaglio, imposto dal centrodestra in Vigilanza: cancellare i programmi in cui si danno notizie e si confrontano opinioni diverse, affidando al filtro dei soli tg l’attualita’ in campagna elettorale. La scelta di imporre il silenzio – prosegue l’esponente Pd – non era e non e’ obbligata come aveva chiaramente affermato lo stesso direttore generale della RAI nella circolare di due settimane fa in cui suggeriva la messa in onda dei programmi di informazione, sia pure senza ospiti politici. Mi auguro  che anche la decisione di oggi sia reversibile e non costituisca l’ultimo capitolo di una brutta storia per la liberta’ di informazione.

LUCIA ANNUNZIATA: “Non voglio andare in onda neanch’io”

La decisione presa a maggioranza dal cda Rai di sospendere i talk show di prima e seconda serata fino al voto e’ ”una doppia beffa. Il cda non ha chiuso la mia trasmissione, e’ vero  ma resta il cappio al collo della par condicio: dunque posso andare in onda ma non posso parlare di politica interna. Lo considero una doppia beffa A queste condizioni non ci penso proprio ad andare in onda, anche come gesto di testimonianza e di denuncia e di solidarieta’ nei confronti dei colleghi i cui programmi vengono sospesi. Ho appena manifestato a Di Bella la mia posizione e gli ho chiesto di tornare dall’Iraq.

SANDRO RUOTOLO: “Non andiamo in onda, è censura”

”La Rai ha deciso, 5 a favore, 4 contrari (compreso il presidente di garanzia): non andiamo in onda fino al voto delle Regionali. Questa e’ censura”.

Fonte: http://www.dazebao.org

1 marzo 2010

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