Bombe cluster: 30 stati ratificano la Convenzione Onu, l’Italia in ritardo
Giorgio Beretta - unimondo.org
Con la ratifica da parte di Burkina Faso e Moldavia la Convenzione Onu che mette al bando le “bombe a grappolo” ha raggiunto il quorum di 30 stati ratificanti necessario per la sua entrata in vigore che avverrà il 10 agosto.
Con la ratifica da parte di Burkina Faso e Moldavia la Convenzione Onu che mette al bando le 'bombe a grappolo' (Convention on Cluster Munitions – CCM) ha raggiunto il quorum di 30 stati ratificanti necessario per la sua entrata in vigore che avverrà il 10 agosto. Lo riporta un comunicato della coalizione internazionale Cluster Munition Coalition (CMC) composta da più di 300 organizzazioni della società civile che dal 2003 ha promosso una specifica campagna per una Convenzione internazionale sugli "ordigni a grappolo" chiedendo di porre fine all'uso, produzione e commercio di queste armi, e un'assunzione di responsabilità da parte degli stati per la bonifica dei territori colpiti e l'assistenza alle vittime.
"Si tratta di un passo fondamentale nell'agenda del disarmo mondiale" – ha commentato il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, aggiungendo nel comunicato che "la ratifica dimostra la repulsione nei confronti di queste armi, inaffidabili e inaccurate". Ban Ki-moon ha quindi invitato gli stati che non hanno ancora aderito alla convenzione a farlo "senza ritardi". Appello sostenuto anche dalla coalizione internazionale Cluster Munition Coalition che ha chiesto innanzitutto agli stati che hanno già firmato la Convenzione di ratificarla senza indugi.
Un invito che la Campagna italiana contro le mine ha prontamente esteso al nostro governo. L’Italia – che pure era stata tra i primi 100 firmatari nel dicembre 2008 a Oslo della Convenzione – non l'ha ancora ratificata. “L’Italia, pur risultando credibile nell’impegno nel campo della cooperazione a favore dei Paesi e delle popolazioni che convivono con il problema degli ordigni inesplosi tra i quali mine e cluster, ha un’imbarazzante problema di lentezza nei processi di ratifica anche quando non ci sono chiare ostative o, addirittura, una volontà positiva" – ha commentato Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine.
“In attesa che l’Italia riesca a dar seguito alla ratifica come promesso in diverse sedi – aggiunge Schiavello – e in assenza di una legge nazionale sulle bombe cluster, la Campagna Italiana chiederà al Governo e ai parlamentari di promuovere un’immediata moratoria unilaterale del nostro Paese sulla produzione, uso e commercio di questo sistema d’arma, in linea con le definizioni della Convezione di Oslo. Questo – conclude Schiavello – potrebbe riempire di significato il vuoto tra le dichiarazioni di intenti ed i lunghissimi tempi necessari a trasformarli in azioni concrete”.
Da un documento di Human Rigths Watch, l'Italia risulta tra i paesi che hanno prodotto munizioni cluster e "possono averne stoccate un'ampia quantità": e l'Italia non ha ancora rivelato la quantità e la tipologia di munizioni cluster in proprio possesso. Tra le ditte italiane che in passato hanno fabbricato cluster munition e che non hanno chiarito la propria posizione vi è la Simmel Difesa di Colleferro. Va ricordato che Simmel Difesa alcuni anni fa ha modificato il proprio sito rendendo riservato il proprio catalogo online che, fino a quel momento, riportava diversi modelli di queste munizioni: da un'inchiesta di Rainews24 la Simmel Difesa avrebbe però continuato a produrre ed esportare componenti di cluster munition.
Tra gli stati che hanno intrapreso l’iniziativa diplomatica che ha dato vita alla Convenzione figurano diversi stati europei tra cui Norvegia, Austria, Santa Sede, Irlanda; vi sono nazioni europee che hanno usato le bombe a grappolo come Albania e Croazia, e stati che hanno tuttora stock di cluster bombs (come Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Moldova, Montenegro, Slovenia) mentre la Spagna è stato il primo paese a concludere la distruzione del proprio stokpile.
La Convenzione non è stata sottoscritta da stati come Israele, Russia, Cina e Stati Uniti, anche se il presidente americano Barack Obama ha firmato un primo divieto all'esportazione di bombe fabbricate negli Usa e pianifica di bandirle entro il 2018. "Alla luce di questa nuova normativa internazionale è particolarmente importante che paesi che hanno impiegato questi ordigni – come gli Stati Uniti, la Russia, Cina e Israele – esaminino nuovamente la propria posizione" – ha commentato Human Rights Watch. "Più della metà dei paesi del mondo è d'accordo per mettere al bando le cluster munition" – sostiene l'associazione sottolineando che si tratta di un ordigno "non accettabile"
Secondo la Cluster Munition Coalition (CMC), solo gli Stati Uniti possiedono tra i 700 e gli 800 milioni di bombe a grappolo: ogni bomba può contenere fino a 650 sub-munizioni che, in base alle ricerche più accreditate, vengono disseminate per un raggio di diverse centinaia di metri e fino al 40% restano inesplose e pronte a detonare sul terreno e le cui vittime sono per almeno il 60% dei casi i bambini.
Secondo un rapporto del 2006 dell'associazione Handicap International sarebbero circa 100 milioni le bombe a grappolo rimaste inesplose nel mondo delle oltre 440 milioni state impiegate dal 1965. Da allora nel mondo circa 100mila persone – nella quasi totalità civili – sono state uccise o mutilate dagli ordigni a grappolo: più di un quarto delle vittime sono bambini che scambiano le bombe per giocattoli o lattine. .
La Convenzione sulle Cluter munition è il risultato del cosiddetto "Oslo process", il processo di consultazioni iniziato nel febbraio 2007 nella capitale norvegese – vieta espressamente la produzione, l'uso e l'immagazzinamento di bombe a grappolo e che i Paesi aderenti non possano in alcuna circostanza "usare, produrre, acquistare, stoccare o trasferire ad altri Paesi le bombe a grappolo". L'accordo impegna inoltre i paesi firmatari a provvedere all'assistenza delle vittime e alla bonifica delle aree interessate e prevede anche la distruzione degli arsenali nel giro di otto anni. Permette però la possibilità di impiego di bombe a grappolo più piccole di nuova generazione, in grado di colpire gli obiettivi con maggiore precisione e provviste di un sistema di autodistruzione, e permette inoltre ai Paesi aderenti al Trattato di continuare a cooperare nel settore della difesa con i Paesi non firmatari.
Fonte: Unimondo.org
18 gebbraio 2010