Bertolaso contro gli Usa "Non funziona niente"


Pierangelo Sapegno


Bisogna fare un vertice internazionale, propone Bertolaso, nominare il Capo di una protezione civile dell’Onu che possa dirigere gli interventi necessari per affrontare le calamità del mondo.


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Bertolaso contro gli Usa "Non funziona niente"

“Ho visto una situazione drammatica. Questo è un terremoto che ha colpito in maniera chirurgica la capitale di Haiti. In qualche modo farei un paragone con l’Aquila, e non è irriguardoso questo paragone. Serve per capire meglio quello che è stato fatto con i soccorsi. Qui ci sono tre milioni e passa di abitanti colpiti, interi quartieri rasi al suolo. Devo dire che è stata una devastazione continua, peggio di quello che mi aspettavo. Ma la gente è abbandonata sulle strade, senza riparo, allo sbando, e quelli che li devono aiutare non sanno che cosa fare”. Il capo della Protezione Civile rientra oggi da Haiti, dal suo dolore e dai suoi disastri, e porta con se oltre all’immagine di una terra e di un popolo distrutti, anche un duro atto di accusa verso l’emergenza americana. Poco ha funzionato e si vede. La tragedia e le insufficienze di New Orleans si sono ripetute, con tutte le conseguenze negative del caso. Bisogna fare un vertice internazionale, propone Bertolaso. Nominare il Capo di una protezione civile dell’Onu che possa dirigere gli interventi necessari per affrontare le calamità del mondo. “Così non si può più andare avanti”.

Ma dove sono mancati soprattutto i soccorsi americani?

“Quello che ho visto è il ritratto di un paradosso. A fronte di una macchina di soccorsi imponente, c’è una resa quasi nulla. Si parla di 15 milioni di soldati Usa, 4 cacciatorpediniere, una portaerei, una nave ospedale più altre navi enormi, più diecimila soldati delle Nazioni Unite. Ma se tu giri la città, vedi pochissimi soccorritori, e non vedi mezzi, ma solo migliaia e migliaia di persone allo sbando”.

Perché?

“C’è una deformazione professionale alla base di questo. Si è cercato di gestire questa esperienza come un’emergenza sanitaria, come il genocidio del Ruanda del 1994. Ma quell’emergenza aveva radici, aveva una  storia. Qui no. La gente ha perso tutto all’improvviso, ha perso case, lavoro, famiglia, distrutti da un terremoto che gli ha stravolto la vita. Bisogna dargli le tende, un tetto, da mangiare ma bisogna anche ricostruirgli quella vita, dividendo la città
 per settori e per gruppi. Chi scava nelle macerie,ma anche chi ricostruisce,chi si occupa degli ospedali,chi si occupa delle scuole”.

Vuol dire che non c’è una organizzazione del  lavoro?

“Esatto. Ci sono molte teste pensanti. Ma senza un’idea chiara e precisa di chi comanda . Se io mi fossi comportato così all’Aquila sarei stato bruciato dalla popolazione. Ci sono troppe stellette. Gli americani tendono a confondere  l’intervento militare con quello dell’emergenza. I militari in Italia fanno parte della protezione civile. Ma non possono essere loro che decidono come si gestisce l’organizzazione dei soccorsi. Da noi il capo è il presidente  del consiglio che delega ad un esperto la organizzazione del servizio. La stessa cosa deve essere costruita a livello internazionale. Lo dico da dopo lo tsunami,e molti paesi mi hanno dato ragione”.

Dunque una protezione civile dell’ONU?

“Sì. Che sappia lavorare con gli Stati Uniti,l’Europa,la Russia e la Cina per fare un grande sistema mondiale…”

E lei potrebbe esserne il capo?

“Io ho una mia agenda personale che spero presto mi possa permettere di scomparire dalla televisione e di fare quello  che voglio fare”.

E cioè?

“Per esempio occuparmi dei bambini,come quelli che ho visto ad Haiti. Lì c’è un problema molto grave,di piccoli abbandonati,perchè hanno perso tutto o perchè iu genitori poverissimi,non possono piu tenerli. Per di più molti di loro sono rimasti spappolati  nell’estrazione dalle macerie”.

Scusi Bertolaso,lei aveva annunciato di andare in pensione. Ma s’era detto che sarebbe comunque rimasto nel governo  . E’ cambiato qualcosa in questo programma?
“No ,io vado in pensione entro l’anno. Per adesso ho mantenuto l’incarico di sottosegretario perchè me l’ha chiesto il  presidente Berlusconi. Ma sinceramente non vedo l’ora di tornare a fare quello che facevo prima. In silenzio”.

Però si dice anche che lei ormai si sia ritagliato un ruolo internazionale, ed è stato anche vicedirettore dell’Unicef…

“E ne vado fiero. Ma per il ruolo all’Onu che io propongo, non sarei comunque la persona adatta.Io sono uno che parla pane al pane e vino al vino. Qualche volta mi cerco delle grane che potrei evitarmi. Per fare quel lavoro bisogna essere più conformi al sistema di relazioni. Ci vuole più diplomazia. Chiariamo subito: io farò di tutto perchè nasca la protezione civile dell’Onu,ma senza di me”.

Fonte: La Stampa

25 gennaio 2010

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