"Necessario che alla protesta di Rosarno si risponda col dialogo e il confronto"
Arci
Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci e Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci.
Quello che è successo e sta accadendo a Rosarno in queste ore desta una grande preoccupazione. Bisogna adoperarsi perché la prevedibile ribellione di centinaia di esseri umani costretti a vivere nel degrado più estremo e a lavorare in condizioni di schiavitù non degeneri in atti di violenza che mettano a rischio l'incolumità fisica degli immigrati e degli abitanti di Rosarno.
Le autorità locali e nazionali, le organizzazioni che lavorano a fianco dei migranti devono intervenire innanzitutto per riportare la calma, ripristinando le condizioni per l'apertura di un confronto con e tra tutti coloro che nella cittadina vivono, italiani e stranieri.
Il ministro Maroni ha dichiarato che quanto è successo è frutto dell'eccessivo lassismo verso i clandestini. Noi pensiamo che clandestino in quella regione sia lo Stato, che ha consegnato lì, come in tante altre parti d'Italia, il territorio alle mafie, lasciando sole le comunità locali. Le mafie impongono così le loro regole, lucrando sulla pelle di lavoratori che le scelte di questo governo hanno privato dei più elementari diritti umani e civili. Migliaia di "non persone", esposte all'arbitrio, alla violenza razzista, alla discriminazione sancita per legge, a brutali intimidazioni come quella di ieri.
La legge Bossi-Fini e poi il Pacchetto sicurezza, impedendo gli ingressi regolari, si stanno dimostrando i migliori alleati degli interessi della criminalità organizzata, che controlla il traffico di esseri umani, dispone di una quantità di manodopera in nero, senza tutele, costretta all'irregolarità e dunque impossibilitata a denunciare gli aguzzini.
Il governo fa finta di non vedere, non stanzia risorse per politiche di integrazione e intanto nell'Italia del G8 c'è chi vive in ghetti degradati, espropriato della sua dignità.
E' necessario che finalmente le istituzioni ai vari livelli intervengano, intanto con misure che permettano di risolvere subito l'emergenza abitativa, garantendo condizioni di vita dignitose.
Il governo deve impegnarsi perché vengano concessi permessi di soggiorno per motivi umanitari. Sarebbe davvero inaccettabile se l'esito di quel che è successo fosse una deportazione di massa di quanti non sono in regola col permesso di soggiorno.
Bisogna poi pianificare un intervento sul territorio in grado di ricostruire le condizioni di una pacifica convivenza, prevedendo percorsi di integrazione anche individualizzati che mettano queste persone nelle condizioni di costruirsi un futuro dignitoso nel nostro paese.
Fonte: Arci
8 gennaio 2010