Fermiamo la repressione in Iran
L'Unità
Mistero sulla posizione dei leader della rivolta. L’Onu "scioccata" dalla repressione. Ahmadinejad: "A morte i nemici di Dio".
I due capi dell'opposizione iraniana Mir Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi potrebbero essere fuggiti da Teheran. Lo afferma l'agenzia di stampa Irna, ma la sua versione è presto contraddetta dai siti riformisti, secondo i quali i due sono stati trasferiti dalle autorità in un luogo protetto, e dal figlio di Karroubi, secondo il quale il padre si trova ancora nella capitale iraniana.
«La notizia dell'Irna è falsa. Mio padre e Moussavi sono a Teheran e continuano a a rispondere alle richiese della gente», ha detto Hossein Karrubi. Il figlio di Karrubi ha precisato – citato dal sito del padre Sahamnews – di averlo visto oggi a Teheran alle 21« locali (le 17.30 italiane). «Stanno tentando di creare un clima di paura e di terrore diffondendo informazioni sull'arresto o l'esilio (di mio padre) per fare pressioni su di lui», ha aggiunto.
Il sito dell'opposizione Rehesabz aveva invece reso noto che i due uomini politici erano stati portati da alcuni Pasdaran (Guardiani della rivoluzione) e agenti dei servizi segreti nella località di Kelar-Abad, nella provincia di Mazandaran, sul Mar Caspio.
L'Onu «scioccata» – L'alto commissario dell'Onu per i diritti umani Navi Pillay si è detta «scioccata» dai «morti, i feriti e gli arresti» nel quadro della repressione contro l'opposizione in Iran. «Il governo ha il dovere di assicurare che la violenza non aumenti», ha aggiunto l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, esprimendo poi preoccupazione per le notizie continue di arresti di giornalisti, attivisti politici, difensori dei diritti umani.
La piazza – Il regime chiama in piazza la popolazione contro l'opposizione programmando raduni nelle maggiori città mentre è sempre molto alta la tensione dopo gli arresti di attivisti dell'area riformista oltre che della sorella del premio Nobel per la pace Shirin Ebadi. A quanto riferisce oggi un sito riformista, ieri gli uffici di due ayatollah iraniani vicini all'opposizione sono stati attaccati e devastati da miliziani in borghese. Miliziani anche davanti agli uffici di altri cinque grandi ayatollah moderati di Qom, sollecitano dichiarazioni contro gli oppositori che hanno dato vita a manifestazioni domenica a Teheran e in diverse altre città del Paese. Sono oltre 500 le persone arrestate nel fine settimana nel corso delle manifestazioni di protesta dell'opposizione: di queste almeno 300 sono ancora in carcere, secondo quanto rende noto il capo della polizia iraniana, generale Esmail Ahmadi Moghadam.
L'opposizione – Secondo l'opposizione centinaia di manifestanti sono stati arrestati anche in diverse città di provincia, in particolare a Ispahan, ma le autorità non hanno fornito informazioni in proposito. Il capo della polizia ha ugualmente indicato che «120 poliziotti sono stati feriti dai perturbatori e 60 sono ancora ricoverati in ospedale». Il generale ha lanciato un altro avvertimento affermando che le autorità non tollereranno più manifestazioni. «La fase della tolleranza è terminata. Agiremo con la massima fermezza nei confronti di chiunque parteciperà a manifestazioni e i processi nei loro confronti saranno accelerati».
La reazione – Mentre continua il giro di vite del regime, il presidente Mahmud Ahmadinejad ha definito le manifestazioni del giorno dell'Ashura «una nauseante mascherata» orchestrata da «americani e sionisti». E ieri sera dalla televisione di stato un rappresentante della Guida Suprema ayatollah Ali Khamenei ha fatto partire la minaccia più dura, evocando la pena di morte per i leader dell'opposizione. «Coloro che stanno dietro all'attuale sedizione – ha detto l'ayatollah Abbas Vaez-Tabasi, che rappresenta Khamenei nella provincia di Khorosan (nord-est) – sono 'mohareb' (nemici di dio) e la nostra legge islamica (Sharia) è molto chiara su come vanno puniti». In sintesi: pena di morte. Il maggiore partito riformista, Mosharekat, aveva però dato una diversa versione, denunciando quelli che aveva definito gli «attacchi di forze militari contro gente indifesa» e aveva affermato che i responsabili governativi devono «chiedere perdono al popolo» e «tornare alla Costituzione» se vogliono «uscire dalla crisi in atto».
Funerali del nipote di Mousavi – Si è tenuto intanto il funerale di Sayyed Ali Habibi Mousavi, nipote del leader dell'opposizione Mir-Hossein Mousavi, morto domenica scorsa durante le proteste in circostanze sospette. Lo ha riferito il sito web d'opposizione "Rah-e Sabz", secondo il quale il rito si è svolto sotto la supervisione delle autorità, che temevano un riesplodere delle proteste dei riformisti. Secondo quanto ha riferito ieri in un comunicato la polizia iraniana, Sayyed Ali Habibi Mousavi, «senza aver partecipato alle proteste, è stato colpito da alcuni terroristi a bordo di un veicolo, nella traversa» di una delle vie principali di Teheran. L'opposizione, tuttavia, non è d'accordo con questa versione dei fatti e accusa dell'omicidio le milizie fedeli al governo.
La polizia – La polizia iraniana non darà prova di «alcuna pietà» di fronte a nuove manifestazioni dell'opposizione. Lo ha annunciato il capo delle forze dell'ordine della repubblica islamica, il generale Ismail Ahmadi Moghaddam. «Nelle manifestazioni precedenti, la polizia è stata clemente, ma dato che queste correnti cercano di destituire (il potere), non avrà alcuna pietà. Adotteremo misure severe», ha dichiarato il generale Moghaddam, ripreso dall'agenzia di stampa ufficiale Irna. «Il tempo della tolleranza è terminato. Tutti i partecipanti a queste manifestazioni saranno dispersi», ha minacciato.
Fonte: l'Unità
30 dicembre 2009