"Nuovi poveri" a Roma, Napoli e Torino: chi ha tra i 55 e i 65 anni è "fuori gioco"
Redattore Sociale
Studio condotto dall’università La Sapienza di Roma, Federico II di Napoli e università di Torino. La crisi genera i “nuovi poveri”: famiglie “normali”, colte di sorpresa dalla difficoltà economica. Tra i più colpiti, i “fuori gioco” tra i 55 e i 65 anni
ROMA – “Dentro la crisi. Povertà e processi di impoverimento in tre aree metropolitane”: sarà presentata in queste ore a Roma la ricerca condotta dal Dipartimento di Studi sociali, economici attuariali e demografici dell’università La Sapienza di Roma, in collaborazione con l’università di Torino e con la Federico II di Napoli. Un’indagine che si è svolta soprattutto attraverso interviste approfondite, testimoni privilegiati e storie di vita, capaci di raccontare la crisi finanziaria dall’interno.
La ricerca prende le mosse dai dati dell’ultima rilevazione Istat sulle forze di lavoro (settembre 2009), che già mette in luce alcune differenze sostanziali tra l ‘una e l’altra realtà territoriale. Tra il secondo trimestre 2008 e il corrispettivo periodo del 2009, il calo dei tassi di occupazione è, rispettivamente, dal 65,7% al 64% in Piemonte, dal 60,3% al 59,9% nel Lazio e dal 43,2% al 40,5% in Campania. Legato a questo primo dato, è quello relativo al numero delle ore autorizzate di cassa integrazione, ordinaria e straordinaria: tra gennaio-luglio del 2008 e l’uguale periodo del 2009, a Torino, in cui prevale la grande impresa industriale, le ore di cassa integrazione della sola componente operaia fanno registrare un incremento del 549%, e quelle degli impiegati del 741%; a Roma gli incrementi sono decisamente più contenuti per la componente operaia (+245%), e più alti per quella impiegatizia (+945%); in provincia di Napoli, infine, aumentano del 240% per gli operai e del 188% per gli impiegati.
Già da questi dati emerge il ritratto dei “nuovi poveri”, in qualche modo “figli” della crisi economica. Si tratta di individui e famiglie che affrontano una condizione nuova e imprevista di disagio e deprivazione materiale, dovuta all’improvvisa decurtazione o al venir meno del reddito da lavoro. Accanto a queste nuove forme di povertà, sopravvivono da un lato le povertà “tradizionali”, che presentano situazioni più estreme (rom, senza dimora, immigrati ecc.), dall’altro un altro tipo di povertà, che non discende dalla crisi ma di cui comunque sopporta il peso: sono uomini e donne tra i 55 e i 65 anni, che hanno alle spalle una carriera di lavoro precario e non accedono o ancora non hanno accesso al sistema previdenziale.
In tutto questo scenario, emerge con forza un elemento fondamentale: l’inadeguatezza del welfare e della rete dei servizi, incapaci di rispondere ai nuovi bisogni che la crisi sta generando. “È il caso di Torino nonché di Roma – si legge nell’introduzione della ricerca – dove agli utenti di sempre si aggiungono con insolita frequenza individui e famiglie che entrano per la prima volta in contatto con il mondo dell’assistenza e dei servizi sociali, che pertanto hanno non poche difficoltà a chiedere aiuto e spesso pongono richieste che, date le risorse limitate e la crisi del sistema produttivo, sono destinate a restare per lo più insoddisfatte”.
Fonte: Redattore Sociale
26 novembre 2009