Napolitano: "In politica conta la moralità"
La redazione
"Ci si schieri liberamente a destra o a sinistra, quello che più conta è il senso della nobiltà della politica, il senso dei limiti ma anche del ruolo alto e insostituibile della politica, quello che conta è la dedizione all’interesse generale, è la moralità della politica".
"Ci si schieri liberamente a destra o a sinistra, quello che più conta è il senso della nobilità della politica, il senso dei limiti ma anche del ruolo alto e insostituibile della politica, quello che conta è la dedizione all'interesse generale, è la moralità della politica". lo ha affermato il Presidente Giorgio Napolitano partecipando alla commemorazione per i cento anni dalla nascita di Maurizio Valenzi, organizzata dalla Fondazione Valenzi, in collaborazione con la Fondazione Premio Napoli. L'iniziativa si è svolta nella Sala dei Baroni di Castel Nuovo. Nel corso dell'evento il Presidente Napolitano ha consegnato il Premio Napoli Speciale 2009 alla memoria di Maurizio Valenzi ai figli Lucia e Marco, ed è stato inoltre presentato il libro "Testimonianze per una vita straordinaria" e inaugurata nella Cappella Palatina, la mostra fotografica "La Napoli di Maurizio".
Intervento del Presidente Napolitano alla cerimonia in ricordo di Maurizio Valenzi nel centenario della nascita
Napoli, 15/11/2009
Questa partecipazione corale – la città, senza distinzioni di parte, le istituzioni, la società civile – ci dice molto semplicemente che Maurizio Valenzi è stato una gran persona.
Naturalmente, si è parlato molto, qui, di Maurizio sindaco: perché in quell'esperienza culminò tutta la sua storia, perché in quella prova diede il meglio di se, si avvicinò come non mai ai cittadini e lasciò la sua impronta nella storia di Napoli. Una prova difficile, dura, quella di Sindaco di Napoli come lo è per sua natura e dunque per chiunque: una prova che conobbe momenti altamente drammatici. Ero anch'io a Napoli nel tardo pomeriggio del 23 novembre 1980: la lunga, impressionante scossa del terremoto mi colse mentre ero a Santa Brigida, a due passi da Piazza Municipio, Maurizio era al San Carlo, ci incontrammo subito dopo al portone di Palazzo San Giacomo, prima che accorressero gli Assessori e altri. Già si intuiva quale colpo terribile avesse subito Napoli, mentre la gente scendeva a fiumi dai Quartieri Spagnoli per trovare rifugio all'aperto, nella grande Piazza Municipio. Maurizio non ebbe un solo attimo di smarrimento, non perse nemmeno per un attimo la padronanza di se e della situazione.
Maurizio Valenzi è stato una gran persona, e non solo da Sindaco. E ciascuno di noi ha le sue ragioni e i suoi sentimenti per essere qui. Me compreso. Ma non mi abbandonerò alla suggestione dei ricordi, che abbracciano un arco di sessant'anni, che toccano me, e poi mia moglie, Clio, e infine il mio primo figlio, Giovanni, in un rapporto, perfino, di porta a porta, sulla comune terrazza di via Gioacchino Toma; ricordi fatti anche della dolce immagine di Litza, e degli anni di Marco e di Lucia ancora ragazzi. Insomma, tra me, la mia famiglia, Maurizio e la sua famiglia, amicizia e affetto incancellabili.
Siamo però in tanti, anche meno legati personalmente a lui, ad aver voluto bene a Maurizio: anche perché era difficile non volergliene. La sua stoffa umana, il suo tratto cordiale e garbato, la sua apertura verso le ragioni altrui, la sua capacità di ascolto, la sua peculiare tendenza a fare politica con passione ma senza odii e senza fanatismi, hanno naturalmente, sempre, suscitato simpatia oltre i confini dei consensi politici e negli ambienti più diversi. Gli hanno voluto bene il mondo del lavoro e la gente del popolo, i ceti produttivi e l'intellettualità. Ieri pomeriggio abbiamo ricordato all'Accademia Pontaniana Renato Caccioppoli, autentico genio e, politicamente, compagno di strada di Maurizio ma tra i più indipendenti e imprevedibili, e anche lui gli fu sincero amico.Certo, l'attenzione di Maurizio per la cultura e per l'arte era speciale: perché artista era lui stesso. Una vocazione, quella di pittore di promettente talento, di cui il corso della sua vita e della storia bloccò la piena affermazione, e che rimase a lungo come chiusa e gelosamente custodita nel suo animo, per riapparire in piena luce molto più tardi. Una vocazione, e un'esperienza giovanile di pittore che non si conosceva e neppure si sospettava da parte di quanti come me si avvicinavano a Maurizio tra gli anni '40 e '50. Vedevamo, certo, che era a suo agio con Paolo Ricci e con tutti gli artisti che passavano di lì, da Napoli, da Villa Lucia. Ma per noi allora Maurizio era un dirigente politico e basta.
Domandiamoci dunque: come definire la figura di Maurizio? Quella di un politico di professione, dovremmo dire. Ma ragioniamone perché la personalità di Maurizio può essere una chiave per capire molte cose di ieri e di oggi, che interessano Napoli e non solo Napoli.
Il politico di professione è una specie forse in via di estinzione. Bisogna tuttavia difenderla storicamente da giudizi sommari e grossolani. Fare della politica una scelta di vita, secondo la famosa espressione di Giorgio Amendola – amico carissimo di Maurizio -, dedicarsi cioè interamente all'esercizio dell'attività politica, è stato il modo in cui molti hanno contribuito alla costruzione della democrazia, allo sviluppo della vita democratica, nelle società dell'Occidente europeo. Certo, la vicenda dei politici di professione fa tutt'uno con la vicenda dei partiti, della loro ascesa, nell'Italia della Costituzione repubblicana e altrove. Le involuzioni e finanche le degenerazioni del sistema dei partiti, il burocratizzarsi del fare politica e l'immeschinirsi della figura dei politici di professione, divenuti spesso semplici soggetti e agenti di calcoli e giuochi di potere, non possono cancellare i tratti positivi originari di quella esperienza.
Dedicarsi interamente alla politica, ha infatti significato, per un periodo non breve, avere un forte senso della missione, spirito di servizio e di sacrificio prima e al di là di ogni legittima ambizione personale. Questo ha certamente significato per un uomo come Maurizio Valenzi, che ha dato, col suo lungo impegno nelle condizioni più diverse e difficili, esempio di nobiltà della politica.
Napoli e l'Italia sono, lo sappiamo, radicalmente cambiate, specie nel rapporto con la politica. E io non sono qui per idoleggiare nostalgicamente il tempo che fu, il sistema dei partiti di una volta e la figura un tempo prevalente dei politici di professione.
Alla politica, e anche alla competizione per assumere ruoli nelle istituzioni, si può giungere in modi diversi: vi si può giungere dalla società civile, dal mondo del lavoro e dell'imprenditoria, dal mondo della cultura e, Maurizio insegni, dell'esperienza artistica. Peraltro, comunque si giunga alla politica, bisogna sapere che essa richiede qualità specifiche, richiede che si abbiano o si acquisiscano qualità specifiche, perché non può vivere di dilettantismi, e perché è – si potrebbe dire con Benedetto Croce – un'arte a se stante.
Quello che tuttavia più conta – ci si schieri liberamente a sinistra o a destra – è il senso della nobiltà della politica, il senso dei limiti ma anche del ruolo alto e insostituibile della politica; quello che conta è la dedizione all'interesse generale, è la moralità della politica.
Per lo stimolo che in questa chiave ci viene ancor oggi dalla figura e dalla storia di Maurizio Valenzi, gli siamo riconoscenti. Lo ricordiamo con affetto e, in spirito di unità, gli rendiamo omaggio guardando alle sfide con cui Napoli e l'Italia sono chiamate a misurarsi.
Fonte: Quirinale.it
15 novembre 2009