Napolitano in Libano: non è automatica la riduzione del contingente


Alberto Spampinato


Le parti interessate alla crisi del Medio Oriente hanno riconosciuto in modo unanime il ruolo importante che l’Italia ha svolto nella missione di pace dell’Onu in Libano. Napolitano: "No a miopie e particolarismi, decida il Consiglio Supremo di Difesa".


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Napolitano in Libano: non è automatica la riduzione del contingente

SHAMA (LIBANO) – Le parti interessate alla crisi del Medio Oriente hanno riconosciuto in modo unanime il ruolo importante che l'Italia ha svolto nella missione di pace dell'Onu in Libano, battendosi nel 2006 per la sua istituzione e poi qualificandosi nel suo svolgimento, nell'ultima fase assumendone il comando con il generale Claudio Graziano. Per questa missione abbiamo assunto impegni importanti, mantenerli ''per l'Italia e' motivo di prestigio e anche impegno d'onore'', ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Dunque, ha aggiunto, ''non credo ci sia nulla di automatico'' nella riduzione numerica del contingente militare italiano della forza multinazionale Unifil in Libano nel caso che il comando della missione stessa fosse trasferito dal generale Graziano a un ufficiale di altra nazionalita'. Per competenza la questione va posta al ministro delle Difesa, ''io mi auguro che se ne discuta obiettivamente e serenamente al Consiglio Supremo di Difesa'', che e' stato convocato per l'11 novembre. E' un punto politico importante quello posto dal capo dello Stato. Nel suo discorso e poi nelle dichiarazioni ai giornalisti, il ministro Ignazio La Russa ha lasciato la questione aperta. E' ''naturale'', ha detto che si riduca il contingente italiano se il comando di Unifil alla scadenza di gennaio passera' ad altri (si dice a un ufficiale spagnolo), poiche' almeno 300 dei 2.300 militari italiani attualmente in forza sono assegnati proprio per lo svolgimento del comando dell'intera missione, e anche perche' quella italiana e' attualmente la componente piu' numerosa di Unifil.

La Russa ha sottolineato che non spetta alla Difesa chiedere una proroga del comando italiano, ma alle Nazioni Unite, si e' impegnato a parlarne con il ministro degli Esteri Franco Frattini. E ha aggiunto: ''Comunque non lasceremo sguarnito il Libano''. Napolitano distingue la questione del comando italiano da quella della dimensione numerica del contingente. Del generale Graziano ha un ottimo giudizio, che corrisponde a quello che gli e' stato manifestato sul suo operato e sulla qualita' dell'impegno dell'intero contingente italiano da israeliani, dal presidente egiziano Mubarak, da re Abdallah di Giordania, da altri che apprezzano, oltre al profilo militare al pari della popolazione locale, anche l'approccio politico e umanitario degli italiani. Giudizio che Napolitano condivide con orgoglio e che ha espresso nel modo piu' significativo venendo proprio qui, in Libano, a Shama, sulle alture di Tiro, a sei chilometri dal confine israeliano, a celebrare la Festa delle Forze Armate che ricorre domani.

Questa, ha detto ai soldati schierati, e' la missione piu' importante dell'Italia e dell'Unione Europea nel Medio Oriente'', ed e' l'impegno piu' serio del dispositivo militare italiano nel mondo in cui viviamo, una ''nuova societa' globale sempre piu' interconnessa ed interdipendente, che presenta insieme opportunita' e rischi senza precedenti''. ''Dobbiamo acquisire – ha aggiunto – piena consapevolezza del ruolo che l'Italia puo' oggi svolgere nel processo di crescita della comunita' internazionale, superando miopie e particolarismi che ancora intralciano il cammino del paese.

Dobbiamo guardare all'Europa e dobbiamo versare nuova linfa nelle organizzazioni internazionali, riformandole, rendendole piu' rappresentative e incisive''. ''Dobbiamo mostrare questa consapevolezza in Libano – ha detto Napolitano – e nell'impiego delle Forze Armate che hanno ormai due compiti primari: preservare la pace tra i popoli intervenendo nelle situazioni di crisi; contrastare i grandi fenomeni eversivi transnazionali, dal terrorismo alla criminalita' organizzata ai quali l'estendersi della globalizzazione e le disuguaglianze che inevitabilmente essa genera offrOno pretesti ed opportunita' ''.

Fonte: Ansa.it

3 novembre 2009

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