Europa, ogni stato membro dovrà determinare delle ”quote asilo”
Redattore Sociale
Il nuovo approccio sarà presentato oggi dalla Commissione europea e passerà in seguito al vaglio dei governi dei ventisette e del Parlamento europeo. Un modo per condividere l’onere dell’accoglienza.
BRUXELLES – Gli Stati membri dell’Ue dovranno stabilire ogni anno una quota determinata di richiedenti asilo e rifugiati che saranno disposti ad ospitare, di modo da condividere in modo più uniforme in seno all’Unione l’onere dell’accoglienza. Questo nuovo approccio – il cui contenuto è stato anticipato ier da Reuters e altre testate giornalistiche – sarà presentato oggi dalla Commissione europea e passerà in seguito al vaglio dei governi dei Ventisette e del Parlamento europeo.
La proposta di Bruxelles rientra nel processo di modernizzazione di politiche e norme riguardanti asilo e rifugiati. Stando alla Commissione, i paesi dell’Ue stanno proiettando nel mondo un’immagine negativa a causa del basso numero di rifugiati accolti e della scarsa trasparenza delle procedure di accoglienza. Secondo cifre Onu, i paesi Ue hanno accolto il 6,7% dei 65.569 rifugiati registrati nel 2008. La previsione per il 2010 è di 203 mila rifugiati. Inoltre, la Commissione ritiene che maggior e quote prestabilite per l’asilo dovrebbero dissuadere i migranti dal rischiare la vita in mano ai trafficanti di esseri umani.
Da un punto di vista di politica interna all’Ue, questa proposta viene incontro alle pressioni eserciate su Bruxelles esercitate dai paesi di frontiera come Italia, Malta, Spagna e Grecia, i quali sentono in prima linea la pressione migratoria della sponda sud del Mediterraneo. Da tempo chiedevano che il ‘burden sharing’ (ovvero la condivisione dell’onere dell’accoglienza) venisse messo alla base delle politiche di asilo comunitarie, ricevendo però reazioni fredde da parte degli altri paesi, non toccati da fenomeno.
Proprio in questi giorni l’Italia ha aperto una polemica con Bruxelles a causa di informazioni rilasciate alla stampa su una lettera di spiegazioni inviata a Roma e al governo maltese riguardo ai respingimenti in Libia dei barconi di migranti. Un atto dovuto da parte di Bruxelles, cui Silvio Berlusconi ha reagito chiedendo che commissari e portavoce (ed esclusione del presidente) non debbano intervenire pubblicamente su alcun tema. Sempre riguardo ai respingimenti in Libia, gli eurodeputati del Pd hanno inoltrato alla Commissione europea una interrogazione, chiedendo chiarimenti sull’accordo Italia-Libia.
Fonte: Redattore Sociale
1 settembre 2009, aggiornato al 2 settembre
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LIBIA ITALIA, L'ACCORDO MILIONARIO PRELUDE A GRANDI AFFARI
da Lettera22, Luciano Bertozzi
1 settembre 2009
Dietro le polemiche sui respingimenti e sui festeggiamenti di 40 anni di regime, gli accordi che favoriscono il Belpaese.
Berlusconi e Gheddafi hanno festeggiato solennemente il primo anniversario del Trattato di cooperazione fra i due Paesi, che sana le ferite del passato coloniale. L’accordo prevede, infatti, una sorta di risarcimento di 5 miliardi di dollari spalmati in 20 anni, al costo annuo di 250 milioni a carico del contribuente italiano. La montagna di soldi consentirà grandi opportunità alle nostre imprese per realizzare notevoli affari, a condizioni particolarmente favorevoli.
Non a caso l’inquilino di Palazzo Chigi ha posato la prima pietra della lunghissima autostrada (1.600 km) che attraverserà tutta la costa dell’ex quarta sponda, unendo la Libia a Tunisia ed Egitto.
A suggello di un matrimonio contratto per esclusivi motivi economici, nelle stesse giornate della visita del Presidente del Consiglio italiano è giunta la notizia dell’ennesimo respingimento in mare, da parte delle nostre navi, di decine di migranti eritrei e somali, tutti potenziali richiedenti lo status di rifugiati politici o di protezione umanitaria. Ma nonostante le “preoccupazioni” e le proteste di altri esponenti di organismi internazionali, Berlusconi, come il Ministro Maroni, ha assicurato che la linea non cambia.
Altre parti dell’Accordo sono in via di attuazione, ad esempio esercitazioni militari congiunte, confermate dal Ministro della Difesa La Russa e dal secondogenito di Gheddafi. Il settore militare è uno dei comparti che beneficerà particolarmente del nuovo idillio. Ricordiamo che l’art.20 è finalizzato a sviluppare la collaborazione fra le rispettive Forze Armate e ad “agevolare la realizzazione di un forte ed ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari”. Del resto Finmeccanica ha impiantato, da tempo, fabbriche di elicotteri in Libia creando un’apposita joint venture, italo-libica, la LIATEC
In tal modo si consentirà di creare un’industria aeronautica locale, con possibilità di esportare in altri Paesi africani e mediorientali, rendendo più difficile la lotta alla proliferazione delle armi.
Altro capitolo in via di realizzazione è il controllo elettronico delle frontiere meridionali, in altre parole Finmeccanica ha avuto l’appalto, finanziato al 50% dai contribuenti italiani e per il restante 50% dall’Unione Europea, per rendere meno poroso il passaggio del Sahara ai disperati che lo attraversano in cerca di una vita migliore da realizzare in Europa. . E’ evidente che ciò si tradurrà in un aumento delle sofferenze per tanti disperati, che fuggono dai regimi della fame e della paura, con il sostegno delle democrazie occidentali.
Berlusconi, unico statista europeo non ha avuto perplessità ad essere presente a Tripoli alla vigilia alle feste del quarantennale della presa del potere del Colonnello, che spedì i missili su Lampedusa e proprio a pochi giorni dall’aver ricevuto come un eroe Abdelbaset al-Meghrahi uno dei terroristi responsabili della strage di Lockerbie, provocando con la caduta di un Boeing 747 quasi trecento vittime e rilasciato secondo la stampa britannica ”per aver tutelato un affare petrolifero”. Ai festeggiamenti per il golpe di Gheddafi saranno presenti, fra i Presidenti africani, anche quello sudanese, El Bashir incriminato dal Tribunale Penale Internazionale per crimini contro l’umanità. (peraltro ricevuto a Roma, prima dell’incriminazione, dall’allora Presidente Prodi). Non solo secondo l’africanista del Corriere della Sera, Alberizzi, presenzierebbe alla festa anche il capo riconosciuto dei pirati somali Mohammed Abdi Hassan Hayr Afweyne, che fra l’altro si è impossessato del cargo ucraino Faina, con 33 carri armati destinati al Sud Sudan.
Non è il caso, del resto, di fare tanto i difficili, gran parte della benzina che mettiamo nelle nostre automobili viene dalla Libia. L’Eni grazie ai rapporti privilegiati di Roma con Gheddafi, ha siglato recentemente un proficuo contratto che ci assicura tutto il petrolio ed il gas necessari..Da ultimo a fine luglio Finmeccanica e d il fondo sovrano libico LIA hanno siglato un accordo per sviluppare una cooperazione strategica in Africa e Medio oriente nei settori dell’aerospazio, dell’elettronica, dei trasporti e dell’energia. Un affare del valore di molti miliardi di dollari ed è auspicabile che non interessi il comparto militare.
In questa situazione si assiste al teatrino della politica, le opposizioni dopo aver disciplinatamente approvato, con rare eccezioni, il trattato italo-libico, gridano allo scandalo. In realtà uno dei problemi sollevati dai parlamentari radicali è sapere se le Frecce Tricolori che si sono esibite a Tripoli per l’occasione sono state pagate da Roma o dai libici. In realtà bisogna decidere se a prevalere debbono essere i diritti fondamentali ed inalienabili o gli affari. Attualmente quasi nessuno mette in discussione, però, il vecchio detto latino “pecunia non olet”. Speriamo che l’opposizione cambi atteggiamento e si apra un dibattito nel Paese per imporre il puntuale rispetto delle libertà fondamentali, in tutti i Paesi, anche in vista del secondo compleanno del Trattato che si festeggerà a Roma fra un anno.