La tavola rotonda di Obama con Abu Mazen e Netanyahu
Umberto De Giovannangeli - L'Unità
Il rilancio del processo di pace in Medio Oriente passa anche per un vertice a tre da tenere a settembre nell’ambito dell’Assemblea generale dell’Onu. Protagonisti Barack Obama, Abu Mazen e Netanyahu.
Barack Obama lo aveva promesso ad Hosni Mubarak: settembre sarà il mese del rilancio del processo di pace israelo-palestinese. Un rilancio che potrebbe partire da New York. In occasione della prossima assemblea generale dell’Onu, in programma a New York a settembre, potrebbe avere luogo un vertice a tre tra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, quello palestinese , Mahmud Abbas (Abu Mazen) e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. «C’è una possibilità», conferma a New York l’ambasciatrice israeliana all’Onu. «Stiamo lavorando a questo, gli americani sembrano fare sul serio», dice a l’Unità una fonte molto vicina ad Abu Mazen.
DIPLOMAZIA IN MOVIMENTO La dirigenza palestinese aveva chiesto al presidente Usa di agire su Israele perché desse segni concreti di apertura su una questione cruciale: lo stop alla colonizzazione dei territori occupati. Ebbene, Obama sarebbe vicino a ottenere il «sì» di Israele a un parziale congelamento dei suoi insediamenti in cambio di una posizione più rigorosa da parte della sua amministrazione contro il programma nucleare iraniano. A rivelarlo è il quotidiano britannico The Guardian, citando fonti americane, europee, israeliane e palestinesi secondo le quali il capo della Casa Bianca potrebbe annunciare la fine dello stallo nei negoziati israelo-palestinesi entro la fine di settembre. In particolare, secondo le fonti, in cambio del parziale e temporaneo congelamento degli insediamenti in territorio palestinese lo Stato ebraico otterrebbe da Washington, Londra e Parigi pressioni in ambito Onu per rafforzare le sanzioni contro l’Iran, soprattutto nei settori del petrolio e del gas. Un altro fronte del negoziato è quello tra Israele e Paesi arabi, finalizzato alla normalizzazione dei rapporti. In particolare, lo Stato ebraico punta a ottenere il diritto per la sua compagnia di bandiera, la El Al, di atterrare nei Paesi arabi, l’apertura di sue ambasciate e uffici di rappresentanza e la fine del divieto di ingresso per chi ha il visto di Israele sul passaporto.
CORSA CONTRO IL TEMPO «Non è stato facile, ma stiamo raggiungendo l’obiettivo – confida al quotidiano britannico una vicina ai negoziati – Siamo molto più vicini a un accordo con Israele di quanto si pensi. Con Paesi arabi è un po’ più complicato». Obama dovrebbe annunciare passi avanti decisivi su questi fronti il 23 settembre, in occasione dell’avvio della 64ma sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, o il 24, in occasione del G20 di Pittsburgh. La sua idea sarebbe di dare l’annuncio insieme a Netanyahu e al presidente dell’Anp, Abu Mazen, e di ottenere un accordo finale di pace entro due anni. Il rilancio del negoziato passa anche per la liberazione del caporale israeliano Ghilad Shalit. E anche su questo fronte qualcosa si muove. Viene indicata ieri da un sito web palestinese l’identità di un mediatore tedesco impegnato nelle ultime settimane nei contatti fra Israele e Hamas per uno scambio di prigionieri che garantisca la liberazione del caporale israeliano Ghilad Shalit, tenuto in ostaggio a Gaza da oltre anni. Secondo un sito della Jihad islamica (citato dalla radio militare israeliana) il misterioso mediatore sarebbe Ernst Uhrlau, il capo del servizio segreto tedesco (Bnd) dal 2005. Negli anni passati, Uhrlau ha già compiuto con successo una mediazione fra Israele e gli Hezbollah libanesi.
Fonte: l'Unità
27 agosto 2009