Attentato in Inguscezia fa strage in sede di polizia
l'Unità.it
Sembra quasi una dichiarazione di guerra l’attentato di un kamikaze alla guida d’un furgone-bomba che stamani ha violato la sede centrale della polizia di Nazran, nella repubblica caucasica russa dell’Inguscezia.
Uccidendo almeno una ventina di persone e ferendone, anche negli edifici civili circostanti, circa 140, tra cui una decina di bambini. Era da anni che in questa piccola e sempre più instabile repubblica russa del Caucaso del Nord non si verificava una mattanza del genere, tanto che il leader del Cremlino, Dmitri Medvedev, ha immediatamente silurato il ministro dell'interno inguscio, Ruslan Meiriev. Il blitz, infatti, suggella un attacco al cuore dello Stato che non risparmia giudici, poliziotti, ministri e neppure il presidente.
L'attentato si è verificato quando i poliziotti erano riuniti in un cortile interno per un'ispezione. Il kamikaze ha sfondato con una camionetta Gazelle imbottita di esplosivo il portone d'ingresso della caserma, si è diretto nel cortile e ha azionato il dispositivo che ha causato una potentissima deflagrazione, pari a 200 kg di tritolo. È seguito anche un colossale incendio, scatenando esplosioni a catena nel deposito di munizioni. Un'immagine apocalittica. Sono rimasti danneggiati molti edifici vicini, con la morte e il ferimento di civili.
Mosca ha inviato immediatamente soccorsi medici con un aereo Ilushin 76, mentre il presidente inguscio, Yunus-Bek Yevkurov, ha annunciato tre giorni di lutto nazionale, contromisure di polizia e risarcimenti ai parenti delle persone coinvolte: 100 mila rubli (2.200 euro) a quelli delle vittime e 50 mila a quelli dei feriti. L'opposizione accusa il ministro dell'interno inguscio di non controllare la situazione, auspicando un rimpasto nelle forze dell'ordine. “Stanno seduti nel loro uffici, non li lasciano mai, dormono e mangiano lì ed escono su mezzi blindati”, denuncia Magomed Khazbiev, attivista dell' opposizione.
La situazione in Caucaso è “fuori controllo e peggiora ogni ogni giorno”, aveva ammonito tre giorni fa Grigori Shvedov, direttore del sito Il nodo del Caucaso. In effetti l'offensiva lanciata dai guerriglieri sta subendo una preoccupante escalation dall'inizio dell'estate. Il 10 giugno è rimasta uccisa in un attentato la vicepresidente della Corte suprema, Aza Gazgereeva. Il 22 dello stesso mese è toccato allo stesso presidente Yevkurov, rimasto gravemente ferito durante un attacco al suo corteo e tornato alle sue funzioni solo quattro giorni fa. Il 12 agosto, invece, il ministro dell'edilizia, Ruslan Amerkhanov, che aveva avviato controlli anti-corruzione, è stato freddato nel suo ufficio.
L'Inguscezia, che confina con la Cecenia, è diventata la nuova trincea dei guerriglieri islamici, che fanno leva sulla povertà della popolazione (la disoccupazione è al 50%), sulla corruzione e gli abusi delle forze dell'ordine e delle autorità. Il loro attacco al cuore dello Stato, però, si è intensificato dopo l'arrivo del nuovo presidente, che ha dichiarato guerra alla corruzione tentando di aprire un dialogo almeno con la parte più moderata dei ribelli. Yevkurov non ha dubbi: “Si tratta d'un tentativo di destabilizzare la situazione”, ha dichiarato, facendo eco alle recenti parole di Medvedev, secondo cui le uccisioni dei difensori dei diritti umani e gli attentati fanno parte di una stessa strategia.
Fonte: unita.it
17 Agosto 2009